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XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 6 ago 2022
  • Tempo di lettura: 4 min


Quante volte parlando della nostra fede personale diciamo di non essere dei buoni credenti perché preghiamo poco, partecipiamo solo alla messa domenicale magari distratti e perché non siamo fedeli a tutte le leggi ecclesiastiche.

È davvero questo il segno di una fede presente o di una fede mancante? È davvero solo questo la nostra fede?

Mi sembra invece che le letture di oggi siano tutte incentrate sul vivere concreto e sulle azioni del vivere quotidiano. La lettera agli Ebrei fa un elenco di personaggi che non hanno pregato semplicemente, ma che hanno vissuto e le loro azioni hanno mostrato la loro fiducia in Dio.

Certamente la vita senza la preghiera manca di un pezzo importante perché manca la radice, ma ricordiamoci che la vita credente non è primariamente la preghiera e la messa bensì il vivere tutto in un certo modo.

Seppur usando delle immagini, Gesù ci mostra delle azioni da fare per attendere la venuta di Dio… dice il Vangelo "Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.

Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito".

C'è una vita ordinaria che però vive la dimensione dell'attesa, un'attesa importante. 

Dov'è l'origine della paura di Dio? La paura di Dio nasce dal fatto che non lo si conosce perché non si vive in relazione e in attesa. Non pensiate che io stia parlando semplicemente dell'attesa escatologica, quella dell'ultimo giorno della nostra vita, ma un'attesa quotidiana. Dove incontrerò Gesù oggi? Chissà come si manifesterà?

Trovo interessante che Gesù usi l'esempio dell'amministratore cioè di colui che è chiamato a gestire un patrimonio, anche grande, come se fosse proprio, ma dovendone rispondere a qualcuno che è il vero padrone.

Certamente chi ha ruolo di guida nelle nostre realtà civili ed ecclesiali si trova proprio nelle situazioni della parabola, ma ricordiamoci che la nostra vita personale è nella situazione della parabola.

Una persona che non vive bene e che maltratta gli altri è come il servitore della parabola che maltratta gli altri servi.

Guardate che possiamo essere dei servi malvagi e disonesti utilizzando pretesti buoni. Mi vengono in mente alcuni personaggi controversi legati al Family Day, mi vengono in mente alcuni personaggi della nostra politica che utilizzano la scusa della fede per promuovere comportamenti omofobi, misogini e razzisti oppure che tentano di demolire leggi sanitarie e sociali importanti con la scusa del Vangelo. Mi viene in mente tutta una frangia dei movimenti Pro-vita di stampo cattolico che hanno dimenticato di essere cristiani e che usano la dottrina come un'arma contro le persone, contro la scienza e contro il buon senso.

Essere cristiani significa avere un rapporto con Dio, ma soprattutto averlo attraverso le altre persone.

Chi ha ruoli di responsabilità civile e religiosa non può permettersi certi atteggiamenti escludenti. Un qualunque cristiano e una qualunque cristiana, sono tali solo ed esclusivamente se non si limitano a una vita liturgica o di preghiera, ma se si ricordano di vivere in modo accogliente ed inclusivo sempre.

Essere cristiani non è una cosa facile e non ci esime dal vivere quello che vivono gli altri, ma in più c'è un fardello che Gesù stesso ha messo sulle nostre spalle ed è proprio uno dei passaggi che abbiamo ascoltato nel Vangelo di oggi: "A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più".

A noi credenti è stata data la rivelazione più grande di tutta l'umanità e ci verrà chiesto tanto di più. Un pagano, un ateo, un agnostico oppure un credente in un'altra religione che non conosce la rivelazione del Vangelo… una di queste persone se vive in modo sbagliato risponderà in modo proporzionato mentre per noi il peso è grande. Non abbiamo scuse perché c'è stato affidato molto e ci verrà chiesto tutto.

Non otterremo la salvezza nostra e degli altri attraverso le battaglie ideologiche, attraverso le nostre morali moraliggianti oppure con i nostri comportamenti puritani. La strada per l'inferno, che spesso è la nostra vita stessa, è piena di persone dalle manie religiose e dalle manie di purità che magari passano ore in chiesa.

Il luogo dove si dimostra se si vive la fede è la vita in strada, è nella vita familiare ed è nelle relazioni.

Faccio l'ultimo esempio utilizzando il mio ruolo in modo tale che nessuno si offenda, ma che si manifesti chiaramente cosa sto dicendo…

Un prete che sta sempre in chiesa, prega e ha mille devozioni, preparatissimo a livello teologico ed intransigente a livello morale… è un buon prete? È un cristiano? Dipende…

Un sacerdote che non esce mai tra la sua gente, che la sgrida sempre, che è misogeno e omofobo, che è sempre triste, musone, arrabbiato e che vede sempre un nemico ovunque… è un buon credente? È un buon testimone?

Se poi, a porte chiuse o non, maltratta i suoi collaboratori, pretende senza dare e giudica perennemente tutti… Che figura è? Dov'è il suo tesoro e quindi il suo cuore?

Un pastore è chiamato certamente a curare una vita liturgica e di preghiera personale, ma se non vive fuori da queste mura e non vive in modo semplice e accogliente allora è un cattivo cristiano! Non è un cattivo pastore, ma primariamente un cattivo cristiano e quindi un cattivo pastore.

Ho fatto l'esempio del prete, ma per parlare di ciascuno di noi.

Rifuggiamo le manie religiose e le devozioni che ci fanno vedere gli altri come dei nemici. Rifuggiamo tutti quegli insegnamenti che vogliono trasformare la vita di fede facendoci credere che avere fede significhi venire in chiesa a pregare e basta. Rifuggiamo anche chi vuole farci credere che si sia buoni cristiani anche senza la messa e senza la preghiera che è la tentazione opposta.

La preghiera accompagna la vita ed è parte di essa, ma la vita deve esprimere quello che si è chiesto nella preghiera, deve esprimere di chi siamo discepoli e questo può avvenire solo attraverso azioni concrete e gentili.

"A chi fu dato molto, sarà chiesto molto di più".

Anche e soprattutto a noi!

 
 
 

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