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XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 11 lug 2021
  • Tempo di lettura: 4 min

Commento alla Parola di Dio

XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

ANNO B


Dal libro del profeta Amos (Am 7,12-15)

In quei giorni, Amasìa, [sacerdote di Betel,] disse ad Amos: «Vattene, veggente, ritìrati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno».

Amos rispose ad Amasìa e disse:

«Non ero profeta né figlio di profeta;

ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro.

Il Signore mi prese,

mi chiamò mentre seguivo il gregge.

Il Signore mi disse:

Va’, profetizza al mio popolo Israele».



Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,7-13)

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.

E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».

Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.





Commento alla Parola di Dio

Letture di questa domenica vogliono porre al centro della nostra riflessione il tema della vocazione. Usciamo dal linguaggio pretesco e cerchiamo di intendere questo termine correttamente. La scrittura ci dice qualcosa sulla missione dei discepoli, sulla missione della chiesa oggi, cioè come essere, noi qui presenti, dopo la messa, messaggeri e annunciatori di una nuova e buona notizia per il mondo.

Già partendo dalla prima lettura tratta dal profeta Amos, avviene un processo di laicizzazione della missione e della relazione con Dio.

Amos non è un sacerdote, non fa parte di categorie religiose speciali e non fa parte delle cosidette "scuole profetiche".

Amos è un allevatore di pecore.

Questo pecoraio si trova essere contattato da Dio senza merito, senza preparazione e in modo gratuito indipendente da lui.

Ciascuno di voi nel battesimo ha ricevuto la chiamata e la missione ad essere sacerdote, re e profeta, sacerdotessa, regina e profetessa.

Questa missione non l'ha ricevuta per merito personale, ma per pura grazia!

Come il profeta Amos e come gli apostoli mandati da Gesù, ci dovrebbe venire da dire "ma proprio io? Perché proprio io, Signore?"

Ci sono alcuni tra noi, anche tra il clero, che pensano di essere necessari e fondamentali per l'evangelizzazione. Alcuni tra noi credenti presumono che per l'evangelizzazione sia essenziale la dialettica, un sacco di doti personali, mentre il primo atteggiamento dell' evangelizzatore è quello dell'umiltà: perché proprio io, Signore?

Certamente l'impostazione clericale che ci siamo dati per secoli ha fatto sì che i fedeli laici si sentissero deresponsabilizzati rispetto all'evangelizzazione. Nelle nostre comunità, spesso, troppo spesso, non si muove una foglia che il prete non voglia.

Eppure la Parola di Dio di oggi tiene aperte due vie: quella della chiamata di ciascuno di voi all'evangelizzazione sull'esempio del Profeta Amos e quella del servizio ministeriale dei discepoli con dei loro successori.

C'è un messaggio per tutti i battezzati che sono chiamati a portare al mondo Cristo attraverso la loro vita, lo stile in cui vivono, l'azione politica, l'azione sociale e caritativa.

Più che evangelizzare a parole, siamo chiamati a evangelizzatore con i fatti.

Potremmo dire che noi cristiani siamo un po' come le guide di un museo. Che cosa fanno le guide?

Non creano le opere d'arte, che sono state già preparate dagli artisti, così come Dio ha preparato il mondo e vi ha messo dappertutto i segni del suo progetto. Noi, appunto come le guide del museo, dobbiamo mostrare agli altri, attraverso la nostra vita, quanto sia bello quello che Dio chiede. Siamo chiamati a mostrare attraverso le nostre azioni come è bello il progetto di Dio e come la sua Grazia trasformi il nostro modo di vivere e di pensare attraverso la sua benevolenza.

Il Discepolo e la discepola cercano di far passare, attraverso la propria persona, la grandezza del Signore cercando di non montare in superbia.

Davanti a un mondo polarizzato e ad una Chiesa spesso altrettanto polarizzata, siamo chiamati a evangelizzare senza lasciarci abbattere da chi non vuole accogliere messaggio di Cristo oppure da chi non ci vuole accogliere.

Non è un problema, il Vangelo oggi ci dice "vai oltre".

Non dice il Vangelo di arrabbiarsi, di promettere la punizione Divina oppure di far cadere un fuoco dal cielo... dice: "Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro".

Questo anche, e soprattutto, oggi nella rievangelizzazione della Chiesa e del mondo.

Sarà Dio a rivelare, con il tempo, chi è stato veramente mandato da lui e chi invece si è ingannato.

Che noi vediamo i frutti oppure che non li vediamo, non importa perché è il Signore che manda chi semina e manda chi raccoglie. In questa logica non esiste paura di un possibile fallimento.

Siate laici e laiche coraggiosi!

Che il nostro stile di vita sia sempre meno clericale, sempre meno centrato sulla morale, sia meno dogmatico e spiritualeggiante.

Proviamo invece a vivere in modo semplice, concreto, evangelico, non giudicante, gentile e accogliente.

Le grandi battaglie le facciano gli altri, noi vogliamo rimanere discepoli e discepole della piccolezza e del quotidiano, della semplicità e dell'umiltà.


Signore Gesù, aiutaci a vivere ogni giorno con il tuo stile, aiutaci a vivere la gentilezza con tutti.

Nella vita ci sono poche cose importanti, Anzi pochissime, Aiutaci ad abbandonare il superfluo, tutto ciò che ci appesantisce, tutto ciò che non serve, per concentrarci sulla semplicità degli affetti, sulla carità concreta è la preghiera.

Sì tu il nostro punto di riferimento per il nostro vissuto.

Dacci gli strumenti per rinsaldare i nostri legami familiari, per vivere la quotidianità della vita con gentilezza, accoglienza e amore verso tutti, soprattutto quelli che ne hanno più bisogno.

Amen


 
 
 

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