XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B
- Gabriele Semeraro
- 27 lug 2024
- Tempo di lettura: 6 min

Il passo del Vangelo di Giovanni che abbiamo letto è il testo dell'istituzione dell'Eucarestia. Mentre gli altri Evangelisti narrano l'ultima cena come istituzione, Giovanni nell'ultima cena narra l'atto di carità della lavanda dei piedi (che è comunque un atto eucaristico) e fonda l'istituzione dell'Eucaristia proprio con il brano di oggi.
Gesù compie un grande miracolo simile a quello compiuto da uno dei più grandi dei profeti cioè Eliseo che era discepolo del profeta Elia.
In noi abitano tante forme di fame, di bisogni e di mancanze.
Sappiamo bene come il pane rappresenti proprio l'alimento del corpo, ma nell'ottica cristologica anche l'alimento dello spirito e della psiche.
C'è una fame esistenziale che Gesù vuole saziare. Non si tratta solo della fame del corpo, non si tratta solo della fame dello spirito, non si tratta solo della fame della psiche, non si tratta solo della fame di relazione e non si tratta neppure solo della fame della mente. È tutte queste cose e molto di più.
Gesù non fa nulla senza di noi, anche se potrebbe, è una sua esplicita decisione.
Tu ci metti un pezzettino del tuo e lui trasforma quel pezzettino in sovrabbondanza.
Ci sono cinque pani e due pesci cioè in totale 7 alimenti. Il numero 7 sapete che è il numero della completezza… con quello che abbiamo noi possiamo fare poco, ma è tutto quello che possiamo dare. Gesù prende tutto ciò che noi possiamo dare, sette elementi, e dà da mangiare tutti in maniera sovrabbondante.
Dio non è tirchio! Dona e dona in abbondanza.
Noi diamo tutto, sette elementi, la pienezza, lui mette l'ottavo cioè la sovrabbondanza.
Inoltre Dio non spreca i suoi doni. Ciò che avanza va raccolto perché servirà ancora.
La logica di Dio è una logica diversa dalla nostra e soprattutto è diversa dalla nostra mentalità attuale. Siamo figli della società del consumo, dell'usa e getta, della logica da mercato in cui tutto si compra e tutto si vende, tutto si produce… si usa e si butta.
Gesù non è così: lui valorizza le relazioni, usa delle cose senza violentarle, in lui non esiste logica da mercato e tutto ciò che nella sovrabbondanza avanza lo recupera.
In fondo siamo chiamati a un cambiamento radicale di mentalità, di sguardo e di vita.
Dobbiamo passare dalla logica del consumo alla logica della relazione, dalla logica dello spreco alla logica della valorizzazione.
Non parlo solo dal punto di vista della vita pratica, dei consumi, dell'uso delle cose e delle risorse, ma anche dal punto di vista delle relazioni personali tra noi.
Il Signore entra in empatia con la realtà che vede e decide di intervenire.
Il poco di tutti diventa dodici canestri piene di cibo. Un altro numero simbolico… 12.
12 sono le tribù di Israele, 12 sono le colonne della chiesa cioè gli Apostoli e 12 sono i mesi del nostro anno.
Quella pienezza dei 12 canestri è per tutto il popolo che è composto da 12 tribù, per tutta la chiesa fondata sui Dodici Apostoli, per tutto l'anno rappresentato dai 12 mesi.
Mettendo il poco che abbiamo… ne avanza ancora per tutti.
Guardate che anche in parrocchia è così… col poco di alcuni ne avanza per tutti! Pensate se tutti ci mettessimo un pezzetto del nostro tempo, delle nostre risorse e della nostra preghiera.
Magari evitiamo le dinamiche di potere, le maniere religiose e le manie di controllo sugli altri.
Di recente abbiamo fatto una pesca di beneficenza in parrocchia e con il poco di pochi ne sta avanzando parecchio di roba. Con il poco dato dai pochi che hanno voluto aiutarci anche a livello monetario, ora abbiamo un pezzo che è tanto per i ragazzi del campo.
Sul piano eucaristico vorrei sottolineare le parole dell'Eucaristia quando il presbitero dice “prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi” e anche ”prendete, e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue, per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me”.
Gesù non dice che l'Eucaristia è solo per qualcuno, non dice che vi possono accedere solo i perfetti, ma soprattutto dice che è per tutti e che è per i peccatori in remissione dei peccati.
La Parola di Dio e la liturgia ci danno uno scossone profondo perché noi, nella nostra prassi ecclesiale, siamo totalmente lontani dalle parole del Vangelo.
Sebbene confessarsi una volta l'anno per fare il punto della situazione, per guardare in faccia il nostro peccato, sia una cosa ottima… è anche bene non privarsi mai dell'Eucaristia salvo situazione di peccato mortale.
La situazione di peccato mortale è rarissima ed è molto circoscritta: soppressione di una vita, profanazione delle specie eucaristiche e qualunque forma di bestemmia, ciò che è legato ai sette vizi capitali (anche se su alcuni bisognerebbe un po' sviluppare la parte psicologica e allora scopriremo che non sempre sono peccato mortale).
Diciamo che per le cose più gravi c'è la necessità della confessione altrimenti nell'Eucaristia, a inizio messa, c'è l'atto penitenziale.
Fate bene l'atto penitenziale a inizio messa e, tra quello e l'Eucaristia stessa, riceviamo già il perdono dei peccati perché Cristo è perdono dei peccati.
Perché non fare la comunione? Se non hai ucciso, non hai bestemmiato e non hai dato spazio volontario ai peccati capitali… perché non fare la comunione?
Noi abbiamo una fame che vogliamo estinguere, Dio prepara tutto per estinguere la nostra fame, e noi? Noi rimaniamo a digiuno!
Attenzione non sto contestando una certa prassi ecclesiale storica, MA partendo dal Vangelo e anche da alcune indicazioni del vescovo diocesano… dico: fate la comunione.
“Don, ma non mi sono confessato”
Fai la Comunione e poi prenderai appuntamento per confessarti, se ne senti il bisogno, altrimenti ti confesserai una volta l'anno o tutte le volte che vorrai.
Altrimenti noi rischiamo di avere l'atteggiamento di quelle persone che muoiono di fame avendo il cibo davanti oppure esagerano e pretendono di avere dei diritti in virtù della loro fedeltà a certe prassi.
“Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo! Ma Gesù sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo”.
Gesù ha fatto un miracolo, ha saziato la loro fame umana come segno che può saziare ogni forma di fame che ci abita e la gente cosa fa? Avanza pretese. Gesù fugge.
Gesù fugge da quelle persone che pensano di essere a posto perché vengono in chiesa, perché hanno tutti i sacramenti formalmente a posto, perché hanno una situazione familiare tranquilla e pretendono di avere privilegi che non hanno.
Gesù fugge da coloro che lo incasellano nelle loro forme religiose e lo usano come contrapposizione verso gli altri. Se Gesù e la fede diventano occasione per essere misogini, omofobi, razzisti e sempre in lotta contro il mondo o qualcuno… Gesù fugge e si ritira in disparte.
Gesù dice “per voi e per tutti”.
C'è uno stile anche per non ridurre l'insegnamento del Vangelo di oggi e ce lo dice Paolo nella lettera agli Efesini: “comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell'amore, avendo a cuore di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace”.
Di nuovo qui ci sarebbe da fare una catechesi lunghissima… Paolo ci sta dicendo non avanzate pretese!
È inutile dirsi cristiani se poi utilizzo i contenuti di fede contro qualcuno mancando di rispetto alla chiamata che si è ricevuto nel battesimo.
Sull'umiltà non voglio dire molto perché è un tema di cui spesso nella chiesa abbiamo abusato e abbiamo abusato per fare violenza psicologica e spirituale sugli altri.
Essere umili significa mantenere un atteggiamento semplice rispettando anche le decisioni altrui tanto più se si sta parlando di una gerarchia. L'umiltà non è silenzio, ma è restare semplice ed è restare nella buona relazione con l'altro.
E in questo atteggiamento però si deve essere sovrabbondanti, magnanimi cioè avere la capacità di dilatare lo sguardo di benevolenza e le azioni di accoglienza.
La sopportazione vicendevole dell'amore non è una sopportazione passiva dove tutto va bene. Io accolgo te perché sei te, magari non mi piaci, ma per amore verso Gesù cerco di restare in qualche modo in relazione con te. Se poi questo risultasse impossibile allora è meglio una sana separazione per non mancare alla carità reciproca.
Il vincolo è la pace, l'unione e la pace.
La pace non è assenza di violenza, la pace non è assenza di conflitto, ma la pace è un atteggiamento del cuore dove al centro troviamo la relazione con Dio e il provare a spezzarsi per i fratelli.
Giovanni ci ha fatto vedere l'importanza dell'Eucarestia come alimento, Paolo ci fa vedere l'importanza dell'Eucaristia quale segno e modello di vita cristiana.
Come il pane viene spezzato per poter nutrire tutti così dobbiamo spezzarci gli uni gli altri. La magnanimità, l'umiltà, la Carità e qualunque altra virtù hanno il loro modello nel Gesù storico e nell'Eucaristia.
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