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XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 17 ago 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

Per la quarta settimana di fila stiamo ragionando sul tema del Pane di vita.

Gesù vuole nutrire la nostra vita e vuole dare risposta ai nostri appetiti esistenziali.

I Giudei restano scandalizzati per la radicalità delle parole di Gesù e non solo per questioni di purità o liturgiche. Mangiare risponde a un bisogno ben preciso e allo stesso tempo trasforma gli elementi di cui ci nutriamo in parte essenziale del nostro corpo.

Il tema dell'alimento, dell'appetito, e il tema della vita sono intimamente connessi. Gesù dice una cosa molto particolare nel Vangelo di oggi che, a mio parere, scandalizza Giudei come potrebbe scandalizzare noi.

Sentiamo bene cosa dice Gesù: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me”.

《Mangiare Lui ha come conseguenza “vivere per Lui”. L’inferno è vivere per se stessi, ma tutte le volte che troviamo qualcuno a cui voler bene, veniamo in un certo senso salvati perché abbiamo l’opportunità di non vivere più ripiegati su noi, ma di vivere per qualcuno appunto, che ci salva da questa solitudine mortifera. Gesù ha reso radicale questa salvezza perché ha introdotto nella parte più profonda della nostra vita questa possibilità di non vivere più per noi stessi ma per Lui》 (Don Luigi Maria Epicoco).

Vivere per lui, vivere di lui, ha conseguenze molto concrete e molto poco spiritualiggianti.

Al cuore dello stile di vita di Cristo, e di conseguenza dei Cristiani, è quella frase “colui che mangia me vivrà per me”.

Vivere per Gesù non è una frasetta spirituale, vivere per Gesù non è qualcosa che conforta il cuore, vivere per Gesù non ha a che fare coi buoni sentimenti.

Vivere per Gesù è quella cosa che i Padri della Chiesa e i maestri spirituali chiamano combattimento.

Quando ci nutriamo di Cristo e viviamo per lui si sviluppa in noi una battaglia tra la sua carne e la nostra carne. Noi vogliamo diventare sua carne, sua vita, ma la nostra carne si ribella.

La prima conseguenza di questo pane di vita, conseguenza per noi faticosa, è proprio la liberazione dall'autoreferenzialità.

Non esiste più il ”mi prendo la mia comunione” dimenticandomi di fare comunione con gli altri, non esiste il “sono buono perché prego tanto” però non si parli poi dei migranti oppure di quelli che ci stanno sull'anima.

C'è una liberazione profonda, c'è una lotta costante interiore, perché quello di cui ci si nutre diventa esperienza di vita concreta.

L'Eucaristia non è da capire, ma da vivere.

Guardate che il grande errore che abbiamo fatto come cristiani è stato quello di trasformare la fede in qualcosa da capire favorendo quella trasformazione terribile da fede vissuta a religione morta.

L'Eucaristia non si deve capire, ma si deve vivere e quindi solo dopo la capiamo.

L'Eucaristia ha la stessa dinamica dell'amore. Posso spiegare l'amore in mille modi, ma se prima non l'ho vissuto non posso capirlo.

Noi siamo abilissimi a tirare su mille scuse pur di non fare comunione con gli altri, pur di non metterci in discussione nel nostro male e pur di non dover sentire il dolore dell'imperfezione che ci abita.

La vita cristiana non è comoda perché l'Eucaristia è un atto violento.

L'Eucaristia prevede lo spezzarsi, il pane viene rotto. Troppo ci siamo abituati all'immagine della particola che non è un'immagine eucaristica bensì immagine egoistica.

Non c'è nulla di più eretico, di più sbagliato e di più fuorviante della particola… un cerchio che si auto conclude, un pane che è mio e non è condiviso con gli altri.

L'immagine invece della pagnotta, dell'ostia magna, che viene spezzata e divisa è l'immagine migliore dell'atteggiamento di Cristo e di quello che viene chiesto a noi come discepoli e discepole.

Se preferiamo essere particole, se preferiamo essere cristiani da panca, se preferiamo essere cristiani ipocriti che si riempiono la bocca della Parola di Dio però si rifiutano di lottare contro se stessi, se preferiamo essere nella logica della comodità umana e spirituale… restiamoci, ma ricordiamo le parole di Gesù “Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”

Noi rischiamo di rimanere nella logica dei padri che credevano di nutrirsi della Parola di Dio e invece erano ancora nella logica di morte.

Chi si nutre di Cristo invece prima di tutto vive come Cristo e Cristo si è spezzato.

Quindi cerchiamo di non capire l'Eucarestia, ma cogliamo l'occasione per viverla altrimenti rischiamo veramente di perdere l'occasione della vita.

L'Eucaristia è come l'amore, prima si vive e poi vivendolo si comprende… senza però esaurire mai il suo mistero.

In gioco non c'è semplicemente il vivere bene e la serenità, ma in gioco c'è la nostra vita eterna.

 
 
 

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