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XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO A

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 27 ago 2023
  • Tempo di lettura: 4 min

Le letture di oggi sono molto ricche di spunti, ma in fondo uno predomina su tutti: chi è Dio per noi e chi è lui realmente. Guardate che tutte e tre le letture e il salmo girano intorno a questo tema.

Chi è Dio per noi?

È una domanda fondamentale che ha due risvolti: chi è Dio per il mondo e chi è per noi credenti.

Chi è Dio? Gesù è solo un profeta, un angelo, è solo Dio, è solo uomo? Il mondo da tante risposte… un profeta, il più grande Socialista, una grande persona, un esempio, ecc…

In fondo gli apostoli riferiscono a Gesù come viene considerato da tutti o comunque dai più. Il passo successivo è quello di dire chi è lui per noi personalmente.

Guardate che non c'è una risposta da catechismo e chi pretende di definire Dio attraverso formulette da catechismo, non ha capito nulla del cammino cristiano e della nostra dimensione di discepolato.

Pietro non dà una risposta da buona ebreo bensì una risposta frutto dell'esperienza, ma soprattutto di un dono speciale dello Spirito Santo.

"Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente".

Pietro dice che Gesù è l'unto, il consacrato del Signore, colui che ci libera e che quel Gesù è proprio il Figlio di Dio cioè è Dio stesso.

È la domanda fondamentale di ogni credente! Chi è lui per me e chi è lui realmente. 

Dalla visione che abbiamo di Gesù ne consegue un certo sguardo sul mondo, sulla fede e sugli altri. Guardate che ha risvolti anche molto pratici a livello liturgico, caritativo e di visione di sé stessi.

Sarò implacabile su questo passaggio dell'omelia!

Ognuno può vivere una forma di spiritualità anche molto diversa, ma non si può mercanteggiare su chi è Gesù e non mi riferisco rispetto agli altri, ma rispetto a noi stessi.

Se ci sbilanciamo troppo sul sottolineare la dimensione umana di Gesù rischiamo di non vedere il suo essere Salvatore e Dio. Se ci sbilanciamo troppo sulla divinità rischiamo di escludere la concretezza dell'esempio umano e della sua vita concreta.

Nelle ultime settimane mi sono trovato, anche con non poco disagio personale, a battere su alcuni aspetti formali e insignificanti di una certa visione religiosa che però hanno poco a che fare con la fede vera, autentica e viva.

L'esempio lampante e concreto? La comunione in mano o in bocca. Può sembrare un aspetto marginale, ma dietro questo gesto c'è tutto un modo di intendere Cristo e la Trinità… c'è tutta la profonda distinzione tra una fede viva chi guarda alla concretezza del Dio incarnato e una religione morta che si basa su un certo modo di vedere Cristo e Dio.

Il Figlio di Dio, che è Dio, ha scelto di farsi pane perché tutti lo possiamo toccare e non ha deciso di costituire una classe sacra allo scopo di essere toccato solo da questa casta. La concretezza di Cristo dice "prendete e mangiate".

La funzione della consacrazione sacerdotale è a livello di servizio e di celebrazione di sacramenti.

La concretezza di Dio ci dice che una certa visione inficia anche la liturgia, la carità, la Misericordia (quella vera e non facilona) e ogni altro aspetto della nostra vita.

Se Gesù è il Cristo, cioè il consacrato, cioè l'unto, questo vuol dire che è una persona umana concreta e che questa persona umana concreta ha portato in essere uno stile di vita umano e concreto.

Questa persona umana concreta è il Figlio di Dio, cioè è Dio, questo vuol dire che Dio si è espresso attraverso quell'umanità che troppo spesso disprezziamo.

Scusate se mi permetto, ma è inutile sprecare tanto tempo a parlare dei poveri se poi aspettiamo che a occuparsene sia il prete o Caritas. Tu come vivi il tuo rapporto con i poveri guardando a Gesù.

È inutile che vado in piazza o vado a fare propaganda verso una certa visione di famiglia e una certa visione di tutela della vita, ma poi in casa mia sono una bestia con i miei parenti. Che rapporto ho con la mia famiglia avendo davanti il Cristo che si esprime attraverso la mia famiglia.

Potremmo andare avanti per ore su questo argomento prendendo ogni singolo elemento della nostra vita dalla cura del corpo alla sessualità, dalla dimensione della Carità intesa come sguardo sulle povertà del mondo fino alle nostre povertà personali.

Tutto questo partendo da quella singola domanda che Gesù pone ai suoi discepoli e che di conseguenza pone a ciascuno di noi personalmente.

Sulla seconda parte del Vangelo mi permetto di sottolineare come Gesù stia dando ai discepoli, cioè alla chiesa, un potere enorme e una discrezionalità grandiosa. Ritengo che questo passaggio non sia stato ancora compreso fino in fondo dalla chiesa che è troppo spesso si comporta ancora sulla modalità farisaica.

"Tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli".

Guardate che Gesù lo sta parlando semplicemente del perdono dei peccati, ma sta parlando di tutta la dimensione di fede e di vita. 

Su questa parte del testo dovremmo rifletterci a lungo soprattutto a livello gerarchico perché rischiamo di negare la gioia a tanti a causa della nostra visione Cristiana farisarica, intransigente e moralista.

Trovo invece più interessante non risvolto pratico per Tutti i fedeli, cioè per tutti noi. Quanto siamo persone che aiutano gli altri a sciogliere i pregiudizi, quanto siamo persone che liberano gli altri cominciando dalla preghiera per passare poi ad azioni concrete?

Il potere di sciogliere in terra e in cielo non è esclusivamente del papa e della chiesa gerarchica bensì di tutto il popolo di Dio ognuno secondo il suo specifico ruolo all'interno del corpo mistico della chiesa.

Pensateci… liberare o sciogliere qualcuno dalle sue fatiche puoi farlo anche tu! È così potente questa cosa che ha risvolti in cielo. Diventiamo persona accoglienti e liberarti, belle e creative, persone Capaci di riconoscere nell'umanità di oggi Cristo il Figlio del Dio vivente.

 
 
 

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