XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B
- Gabriele Semeraro
- 24 ago 2024
- Tempo di lettura: 2 min

Nel Vangelo che abbiamo udito siamo ancora nei discorsi sul tema del pane della vita (per la quinta settimana) e siamo a un punto decisivo.
È il tempo della scelta, è il tempo dello schierarsi e di scegliere da che parte stare.
È molto sano spiritualmente e umanamente giungere a questo tempo…
Quando qualcuno mi dice che nella sua vita non si è mai allontanato dalla Chiesa, quando qualcuno mi dice che è sempre stato certo della fede e quando una persona non va mai in crisi nella sua vita spirituale… Beh mi preoccupo!
Mi preoccupo perché questa persona, probabilmente, non ha ancora incontrato Cristo.
Quando sia con Cristo si va perennemente in crisi perché Cristo ci mette continuamente in discussione.
Sia la prima lettura che il Vangelo ci dicono che è necessario il tempo della crisi perché è il tempo in cui si decide da che parte schierarsi.
Non è un tempo che per Israele avviene solo una volta, così come non dovrebbe avvenire una sola volta nella nostra vita.
Giosuè fa una cosa molto moderna per il suo tempo e per la logica di Israele… lascia la libertà a ciascuno di scegliere per se stesso. Giosuè ha fatto esperienza di Dio e sceglie Dio. Dicevamo domenica scorsa che l'Eucaristia non va capita, ma va vissuta e quindi si può iniziare a capire.
Giosuè è nella stessa logica: ha sperimentato Dio, ha sperimentato la relazione con Dio, ora inizia a capire di non poter fare a meno di Dio e quindi lo sceglie.
Sa che la strada di Dio è una strada dura, difficile e densa di lotte con se stessi… ciononostante riconosce che è la strada migliore e quindi la sceglie per sé.
Anche i discepoli si trovano nella medesima condizione e guarda caso proprio nel momento in cui Gesù parla dell'Eucarestia, del nutrirsi di lui e del diventare simili a lui.
«Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù non ci fa discorsi rassicuranti. Essere cristiani non ha a che fare coi buoni sentimenti, non ha a che fare con una spiritualità che ci accarezza e non ha a che fare con la comodità.
Le parole di Gesù sono dure perché ci scomodano, sono dure perché noi non vogliamo cambiare, sono dure perché ci obbligano a stare in una dinamica di relazione con chi ci sta davanti.
Possiamo scegliere.
Gesù ci lascia liberi come lascia liberi i suoi discepoli “Volete andarvene anche voi?”
Questa domanda è rivolta a noi oggi. Dobbiamo essere consapevoli che restare vuol dire faticare, vuol dire lottare contro il nostro desiderio di metterci al posto di Gesù, vuol dire cambiare l'atteggiamento e il modo in cui guardiamo al mondo.
Vuol dire che non c'è più permesso giudicare nessuno per quello che fa nella vita, per quello che è come persona e per le sue scelte. Non ci può più essere spazio nella nostra vita per il razzismo, per l'omofobia, per la misoginia, per il chiacchiericcio, per i giudizi affrettati, per i pregiudizi, per la violenza, per l’intransigenza, ecc…
Prima c'è Cristo e il suo modo di guardare agli altri, il suo modo di interagire e il suo modo di amare.
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