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XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 20 ago 2022
  • Tempo di lettura: 4 min


«Signore, sono pochi quelli che si salvano?»

A noi può sembrare una domanda strana e, a causa della nostra formazione religiosa, ci verrebbe da rispondere "si, sono pochi".

Ma è realmente quello che dice Gesù?

Nel Vangelo chi fa questa domanda vive la tentazione, come spesso capita a noi "gente di chiesa", di credersi tra i giusti e i salvati.

Il presupposto in sé è sbagliato perché si basa sulla presunzione della salvezza!

Dice Gesù «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.

Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.

Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.

Gesù cambia la nostra prospettiva… è come se ci dicesse "siate esigenti con voi stessi, se avete deciso di camminare sulla mia via".

Quando il Signore dice "molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno" non sta parlando a tutti, ma a noi "gente di Chiesa"! Dice infatti "voi, rimasti fuori". Non gli altri, ma noi che siamo nella chiesa.

Gesù è esigente con noi!

Noi discepoli e discepole dobbiamo essere esigenti con noi stessi e con chi liberamente fa il nostro medesimo cammino, ma mai intransigenti o manchevoli nella misericordia.

La salvezza è data a tutti, ma ha poco a che fare con il nostro concetto di "perfezione, giustizia e amore". Dobbiamo lasciarci evangelizzare da Gesù ed essere pronti a mettere in discussione le nostre presunte certezze di salvezza e giustizia religiosa.

Vi racconto una cosa…

L'altro giorno sono stato tacciato di ipocrisia perché, secondo qualcuno, quello che predico è in parte dissonante con ciò che vivo.

Ma va'? Chi è totalmente coerente? Solo il Signore e Maria.

L'omelia non è lo spazio in cui il prete fa sfoggio delle sue qualità umane e spirituali,  ma è il luogo di riflessione di una comunità che, assieme al sacerdote, vuole puntare in alto.

Quando si predica si va al cuore del Vangelo per comprenderlo e provare a viverlo fuori. Provare! Non è una gara di perfezione, ma sforzo nel provare, con la grazia di Dio, a viverlo.

Dobbiamo essere esigenti con noi stessi, ma non saremo mai né perfetti né coerenti al 100%

Gesù dice a noi che viviamo questa dinamica religiosa perversa che la porta è stretta e che dobbiamo essere esigenti con noi stessi!

La via di Gesù non è per chi persegue manie di perfezione religiosa, di purità dottrinale, non è per chi ha manie spiritualeggianti e per chi ha manie rubricistiche da comandamenti.

La via di Gesù è per chi prende seriamente il suo insegnamento e, con gioia, prova a viverlo. Ci prova con serietà e magari spesso cade ugualmente. 

Tanti ci passeranno avanti nel regno e nel cammino di fede se non cambiamo atteggiamento credente.

Tanti si salveranno e noi rischiamo di restare fuori da Dio. Lo dice lo stesso Gesù: "Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi".

Tanti di coloro che noi metaforicamente mettiamo all'inferno in realtà ci passano avanti grazie alla loro vita semplice e amorevole.

Noi come credenti non siamo chiamati a essere perfetti, ma ad amare.

L'amore cristiano non è essere amici di tutti, non è un voler bene a tutti e non è accettare tutto senza mai ribellarsi o senza scontrarsi anche in modo violento.

L'amore cristiano è uno sguardo del cuore, è un atteggiamento di vita e uno stile vivente.

È lo sguardo di Dio!

Si guarda l'altro, e se stessi, con uno sguardo di benevolenza, ma in modo esigente senza cadere nell'intransigenza.

Lo sguardo di benevolenza non è farsi andare bene tutto senza dissentire, senza scontrarsi mai in un quietismo religioso e umano falso.

Ricordate il Vangelo di domenica scorsa? 

"D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divise tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera".

La via credente non è fatta di bianco e nero, di santi e peccatori. La via di Gesù è per persone serie che, nonostante e attraverso i propri limiti e peccati, con gioia, prova a vivere esigentemente la via dell'amore ma quello cristiano.

A chi di noi vive la vita cristiana con intransigenza, durezza, ricca di manie religiose e poca carità concreta, a chi è sempre lì che vede il male ovunque, a chi di noi urla sempre contro coloro che sono in situazioni particolari (divorziati, omo-bi-trans/sessuali), a chi usa il Vangelo con violenza contro qualcun'altro… mi sento di dire con Gesù "stiamo attenti!" perché saranno proprio loro a passarci avanti nel regno e noi ne resteremo fuori per la nostra durezza di cuore.

«Signore, sono pochi quelli che si salvano?»

La risposta è "no", ma noi ci salderemo?

 
 
 

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