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XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO A

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 9 set 2023
  • Tempo di lettura: 4 min

Dobbiamo metterci in ascolto attento della parola oggi perché altrimenti rischiamo di cadere nella banalità di un'interpretazione rigida e moralistica.

Dobbiamo stare molto attenti perché se è vero che la parola di oggi ci richiama sul tema della correzione fraterna è anche vero che essa richiede molta vigilanza su se stessi.

Inoltre vorrei far notare che la correzione fraterna, per essere autenticamente evangelica, non si fa a caso ma sempre tra pari o per ruolo.

Ci sono persone che sono convinte di possedere la verità in mano, sono convinte di essere nell'ortodossia della fede, si riempiono la bocca della parola "verità" e tormentano chiunque non la pensi come loro.

La correzione non si fa con questo cuore!

Il punto supremo della correzione fraterna non è la verità, ma la Carità!

Davanti a un'evidenza d'amore, davanti alla mancanza d'amore dell'altro, avviene la correzione fraterna. La correzione può avvenire in mille modi tra cui anche la modalità che Gesù ci ha appena mostrato…

Però mi vien da dire che c'è un dato implicito nelle letture di oggi ed è che la correzione si fa tra persone che fanno il medesimo cammino, con chi appartiene alla medesima comunità e che condivide i medesimi valori… non si fa con chiunque!

Faccio un esempio…

Mi è capitato spesso con delle persone aderenti ad alcuni movimenti laicali, di una certa generazione, di scontrarmi proprio su questa questione.

Ecco ci sono persone di una certa generazione e appartenenti ai movimenti laicali che vivono nell'ossessione del dover correggere gli altri per portarli a una presunta "verità" o comunque a una certa visione di fede che spesso non è né evangelica né reale.

Queste persone spesso hanno perso di vista proprio questo punto centrale della correzione fraterna e cioè che essa si fa tra persone che condividono il medesimo cammino, i medesimi valori e che non si impone a chiunque.

Poi c'è anche la correzione gerarchica cioè che avviene attraverso i canali della sacra gerarchia oppure i canali della propria realtà associativa.

Personalmente ho trovato grande giovamento dalla correzione fraterna sia ricevuta della gerarchia, sia ricevuta tra pari e sia ricevuta a volte da fedeli, ma ritengo che essa per essere autenticamente evangelica debba sempre avere come obiettivo la Carità e vive nella libertà reciproca.

Probabilmente il testo del Vangelo che abbiamo ascoltato parte da un discorso di Gesù, ma viene in qualche modo modificato secondo le necessità di una comunità che comincia a praticare la scomunica.

Dando per buona la datazione di questo Vangelo possiamo dire che questa prassi della scomunica comincia a prendere forma circa 100 anni dopo gli eventi narrati.

Tra l'altro se vogliamo essere precisi il testo non parla della correzione fraterna in generale, ma di quella dovuta a una mancanza di carità tra due persone della medesima comunità.

Il Vangelo infatti si è aperto dicendo "Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello".

Dobbiamo stare molto attenti a non farci prendere dall'ansia di correggere gli altri perché le prime persone che dobbiamo correggere siamo noi stessi! Questo a prescindere dall'età!

Non sapete quante volte in ambiente ecclesiale lo strumento della correzione fraterna è stato utilizzato come un'arma contro gli altri… Non sapete quanto sia facile utilizzare la scusa della correzione fraterna per provare a piegare l'altro alle nostre personali schifezze e peccati.

Questo può avvenire facilmente nel clero, ma viene altrettanto facilmente tra di noi e soprattutto nella realtà gerarchicamente strutturate.

Ricordo molto chiaramente alcuni momenti sotto Pasqua in cui alcune persone con la scusa della correzione fraterna mi hanno massacrato per i commenti al Vangelo che ho fatto.

La presunta correzione che mi è stata fatta in quei giorni, per fare un esempio, non è nata dall'esigenza né della verità né della Carità bensì dal fatto che queste persone si sentivano da parole che hanno messo a nudo la loro dissonanza con il Vangelo di Cristo… quando noi smettiamo di guardare al Cristo Vivo, al suo Vangelo e alle persone Allora cominciamo a diventare moralisti, zelanti di una presunta verità che come un macigno schiaccia tutto e tutti.

La correzione fraterna è una pratica delicata, preziosa e che noi non siamo abituati a praticare nelle nostre comunità.

Forse ci vorrebbero degli spazi, dei tempi e dei momenti dove esercitarci su questo.

Un buon spazio di correzione fraterna costruisce la comunità, la rende reale e non più virtuale.

Quante volte abbiamo la possibilità di riunirci per dirci ciò che ci ha reso felice e ciò che ci ha ferito senza che l'altro venga giudicato, interrotto e manipolato?

Ecco forse dovremmo iniziare un cammino e possiamo iniziare a farlo in due o tre.

Forse possiamo iniziare a impostare uno stile di correzione fraterno in famiglia.

Le regole sono semplici… ci si prende un tempo in cui non essere disturbati e in cui staccare i telefoni, ci si mette intorno a un tavolo, si ascolta la parola di Dio, sì Ascolta il proprio cuore, si dice all'altro gioie e dolori, si dice fatiche e apprezzamenti… il tutto senza acredine e pensando al bene e all'amore dell'altro.

Chi ascolta sta in silenzio e quando fa la propria condivisione non può assolutamente rispondere in alcun modo alle cose dette dall'alto, ma pone il proprio mondo interiore sul tavolo. La parte faticosa per tutti è la sospensione del giudizio E l'accoglienza di ciò che vive l'altro per quello che è cioè ciò che vive l'altro.

Poi ci si dà del silenzio e si prova a mettersi nei panni dell'altro.

La conclusione è il ringraziamento e la prosecuzione è il dialogo.

Questo è un metodo ed è un metodo sperimentato e concreto, ce ne sono altri…

Il cuore di qualunque metodo resta però l'ascolto dell'altro, l'accoglienza dell'altro per quello che è e il desiderio di amore reciproco! Non la presunta verità, non la dottrina e non le passioni. Solo l'amore.

Le scomuniche lasciamole ai papi e ai vescovi.

Noi vogliamo essere costruttori di relazione d'amore concreto come ci ha detto Gesù alla fine del vangelo di oggi "tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro".

 
 
 

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