XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO A
- Gabriele Semeraro
- 16 set 2023
- Tempo di lettura: 4 min

Se domenica scorsa il tema portante era la correzione fraterna, questa domenica ruota tutto intorno al perdono.
Sono tutte tematiche in cui la Parola di Dio usa un linguaggio estremamente radicale che rischia di scoraggiarci a causa del nostro fallimento oppure rischia di essere minimizzato e banalizzato.
Il perdono reale umano non è un perdono facilone, non implica il dimenticare e non può essere ingenuo.
Nel Vangelo risulta chiaro che il modo di perdonare di Dio è diverso e chiede una certa similitudine a noi, ma non un uguaglianza. Se il re della parabola rappresenta il modo di agire di Dio… il suo agire non è esattamente equo e ad un certo punto è addirittura scorretto. Il re davanti alla richiesta del perdono, alla richiesta di condonare il debito, condona tutto ed è come se non ci fosse stata una storia di debito prima. È letteralmente una storia nuova che comincia!
Dal nostro punto di vista già questa cosa è sconvolgente. Questo però non basta infatti a noi sembra che ci sia una scorrettezza del re. La scorrettezza sta nel fatto che nel momento in cui quel servo tratta male un altro servo, è come se improvvisamente il rè si ricordasse di tutta la storia precedente… sembra quasi non esserci mai stato il perdono.
Come mai? Perché la logica di Dio non è la Misericordia facilona che continuamente noi propiniamo: "Dio tanto è buono", "ma sì… tanto Dio è misericordioso", ecc… Certamente Dio è buono e misericordioso, ma non è scemo bensì ha una sua logica che è diversa dalla nostra.
Lui sceglie due strade: da un lato abbiamo la Misericordia sovrabbondante e immeritata. Dall'altra vediamo che per suoi discepoli, ordinariamente, vincola la propria Misericordia alla loro capacità umana di provare a perdonarsi a vicenda. Capiamo bene che se questo è il modo di ragionare di Dio allora non c'è spazio alle frasette da cioccolatino Perugina e alla misericordia banalotta.
Dicevo all'inizio che l'amore e la Misericordia umana non possono essere facilone: noi non siamo Dio e quindi non abbiamo né la radicalità sua e neppure la capacità di andare avanti con troppa leggerezza.
Per poter perdonare dobbiamo ricordare molto bene. Il perdono e lo sguardo di misericordia potremmo definirli così: io guardo all'altro che mi ha fregato, guardo all'altro che mi ha ferito, ben consapevole di quello che ha fatto e ciò nonostante credo che possa essere diverso. Si tratta di uno sguardo di fiducia infinita che non dimentica, ma impara dalla storia e dal fallimento, pur non arrendendosi all'evidenza del male.
Dio può permettersi di dimenticare, ma noi no. Giustamente Pietro domanda quante volte dovremmo perdonare i nostri fratelli e sorelle.
Gesù dice sempre! Settanta volte sette vuol dire sempre.
Attenzione di nuovo a non essere faciloni. Per perdonare mio marito che mi picchia continuamente vuol dire che io sono anche disposta a chiedere il divorzio, a mandarlo in galera per il mio e suo bene.
In quel caso bisognerà lavorare su se stessi per non provare sentimenti di rancore.
Se mio figlio è un tossico che mi ruba in casa, avere Misericordia e perdonare non significa tenerelo in casa! Magari dovrò sbatterlo in mezzo alla strada, magari dovrò metterlo in comunità. Solo dopo aver verificato un reale cambiamento potrò permettermi di mettere in atto strategie di fiducia e sguardi di fiducia.
Scusate, non voglio banalizzare neanche questo, ma poi questa dottrina insegnata da Gesù nel Vangelo spesso è stata applicata male magari dicendo alle donne che venivano picchiate che dovevano sopportare, ai genitori coi figli drogati che dovevano riprenderseli, ai mariti o alle mogli che venivano traditi si diceva che dovevano sopportare senza fare nulla. Assolutamente no!
Lo sguardo di fiducia sul fatto che l'altro possa cambiare è una cosa, ma dall'altro lato noi non siamo Dio e non possiamo permetterci di essere superficiali. Ciò nonostante ci è chiesta estrema radicalità!
Non esiste "ma io non riesco a perdonare"… Se non riesci a perdonare comincia con il pregare per l'altro, comincia elencando i punti positivi dell'altra persona, comincia a ricordare i tuoi di peccati.
Altrove Gesù ci ha detto "con la misura con cui misurate sarà misurato a voi" (vedi Mt 7, 1-5).
Dobbiamo imparare a essere esigenti con noi stessi! Noi invece siamo dei giudici spietati con gli altri e fin troppo leggeri con noi stessi. Oppure siamo rigidi con noi stessi e troppo molli con gli altri, ma mai sulle cose giuste.
Lo ripeto e concludo… perdonare e chiedere perdono sono due cose estremamente difficili a causa del nostro orgoglio.
Ci sono persone che io non riesco a perdonare a distanza di anni, ma non mi arrendo alla durezza del mio cuore. Il mio cuore è duro, ma Dio può togliere il cuore di pietra e darmi un cuore di carne.
Per non rischiare di incappare in un giudizio negativo a causa della nostra durezza di cuore, impariamo a pregare per chi non riusciamo a perdonare. Impariamo a cercare nelle persone che non riusciamo a perdonare qualcosa di positivo, proviamo ad avere uno sguardo e un pensiero benevolente senza diventare ingenui.
Poi a volte sarà necessario divorziare, sarà necessario prendere le distanze, sarà necessario denunciare e sarà necessario cambiare aria, ma questo non inficia la Misericordia quella vera.
Ne è un esempio San Paolo stesso che in una disputa molto aspra con San Barnaba decidono di dividersi e prendere strade differenti pur di non mancare di carità l'uno verso l'altro (vedi Atti 15, 36-41).
A volte perdonare e vivere la carità significa anche lasciarsi e prendere strade differenti. Certo è un percorso particolare e doloroso, ma possibile e a volte necessario.
Stasera facciamo un piccolo esame di coscienza e scoviamo dentro di noi le persone che non riusciamo a perdonare per qualcosa. Dobbiamo ripartire da loro… senza scuse e senza diventare banali.
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