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XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 11 set 2021
  • Tempo di lettura: 4 min


Il Vangelo di oggi ci racconta quella che viene definita la grande professione di fede di Pietro e allo stesso tempo il suo primo più grande Peccato.

Gesù vuole sapere che cosa dice la gente di lui, chi pensa che sia, le risposte sono varie e viene riportato quello che si è sentito in giro.

Il punto decisivo è la domanda personale di Gesù: ma voi chi dite che io sia?

Da questa domanda nasce una svolta importante perché ci viene chiesto di esporci. Ma da questa domanda può nascere anche un grande peccato di presunzione perché spesso noi crediamo di sapere chi è Dio, cosa deve fare e come deve essere.

Pietro, illuminato dallo Spirito Santo, riconosce in Gesù il Cristo, l'inviato, l'unto di Dio.

Anche noi spesso abbiamo delle luci interiori che ci manifestano un volto di Cristo particolare, ma altrettanto spesso ci soffermiamo su una visione parziale di Cristo.

Immediatamente, appena Pietro fa la professione di fede, Gesù parla della sua passione e della sua morte pubblicamente. Pietro ha intuito qualcosa di grande, ma lo legge sotto le categorie della grandezza umana, del potere e del trionfo.

Gesù apertamente mostra la via del Cristo che è una via fatta di fatica e sofferenza, mentre Pietro rimprovera Gesù di nascosto. Abbiamo udito la reazione di Gesù, e molto forte, definisce Simone Satana.

La via della fede, quella vera, non è fatta di proclami gloriosi, ma anche di fatica e sacrifici concreti.

Il Vangelo come la seconda lettura di Giacomo ribadiscono con forza che la fede, senza le opere, è morta... non esiste!

Attenzione... non sta dicendo che sono le opere che ci salvano!

San Giacomo dice che c'è un significato più profondo, perché quello che ti dice la Parola di Dio di questa domenica è che tutto è un dono di Dio e proprio per questo, con la fede vera diventiamo persone che sanno donare, donarsi, amare e agire secondo il dono che hanno ricevuto.

Non esiste contrapposizione tra fede e opere, perché se veramente si crede automaticamente si agisce in un certo modo.

Il motivo di questa affermazione dell'apostolo ha la sua origine proprio in una cosa che noi dimentichiamo spesso: Dio si è identificato con l'uomo, si è fatto uomo, carne, azione concreta, e dunque la fede cristiana non è una fede concettuale, ma è amare come Dio ha amato nel suo percorso umano.

In pratica le letture di oggi hanno delineato i tratti tipici di chi si professa amico di Cristo, discepolo di Gesù e quindi veramente cristiano.

Proviamo a sintetizzare lo stile dei cristiani:

  1. Si lasciano interrogare personalmente da Dio "ma voi chi dite che io sia"

  2. Lasciano Dio libero di essere se stesso e segue Cristo stando al proprio posto "Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini"

  3. Si assumono tutto ciò che comporta vivere da credenti "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà"

  4. La vita di fede si manifesta in uno stile preciso di vita e in azioni puntuali "Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede"

  5. Ogni azione alla luce della fede genera fiducia in Dio "Ecco, il Signore Dio mi assiste: chi mi dichiarerà colpevole?"

Vorrei però fare una sottolineatura particolare che, forse, non piacerà. Da nessuna parte c'è scritto che la vita di fede coincida col molto pregare, con le molte messe e con tutto quello spiritualismo, un po' banalotto, a cui ci siamo abituati nel nostro lessico ecclesiale.

Certamente un sano rapporto con Dio nella fede cristiana implica il pezzo importante della preghiera comunitaria della Chiesa e personale. Non esiste "Sono Cristiano ma non credo nella chiesa", non esiste " Io prego bene da solo ho davanti alla TV, ma in chiesa non ci riesco e quindi non vengo".

Ciononostante resta vera l'affermazione di San Giacomo, non semplicemente vera ma fondamentale, «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede».

Possiamo raccontarcela finché vogliamo: non faccio nulla di male, non ho ucciso nessuno, vado tutte le domeniche in chiesa, sono devoto a questa Madonna e a quell'altra, faccio tutte le devozioni del mondo, ascolto il papa, sono impegnato in parrocchia... tutto inutile… non è quella la fede! È un pezzettino, ma non è la fede completa perché se vivo come gli altri la quotidianità della vita, la meschinità, i rapporti, ecc… la mia vita dice che la mia fede non è reale, sono un bugiardo che racconta balle in giro e a se stesso. Quando arriverà il momento sarò giudicato molto più duramente degli altri che sono senza fede, bestemmiatori o di altre idee, ma che in compenso hanno avuto tutto sommato una vita buona.

Cosa esprime la mia fede nella mia vita quotidiana? Il mio modo di stare in famiglia, di vivere le relazioni di paese, coi vicini di casa, al lavoro, nelle tensioni della vita, nella malattia, nella mancanza di lavoro, nella dimensione affettiva e sessuale? Come emerge il mio essere cristiano in tutte queste cose?

La Fede non è il molto pregare, non è il molto devozionismo e non è l'essere politicamente corretti nel modo di vivere! La fede si esprime nella vita quotidiana, nelle azioni concrete, in una certa relazione personale e comunitaria con Dio, nel modo in cui vivo la chiesa con le sue preghiere e le sue liturgia. Tutto insieme.





Signore liberaci da uno spiritualismo disincarnato.

Aiutaci a fare unità nella nostra vita senza dicotomia tra fede spiritualeggiante e attivismo privo di radice.

Che tutto quello che celebriamo nelle liturgie e nelle devozioni si faccia azione concreta fuori da queste mura. Che qualunque nostra azione, anche la più banale, esprima la nostra fedeltà e amicizia con te.

Rendici uomini e donne che non fanno distinzione tra ciò che avviene in chiesa, ciò che avviene nelle segrete stanze della casa e ciò che si vive nel mondo.

Essere amici tuoi non abbia orari, non sia relegato a poche liturgie distratte e a qualche opera di carità superficiale.

La nostra vita è tua, allora che la nostra vita manifesti te.

Amen

 
 
 

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