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XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 18 set 2021
  • Tempo di lettura: 5 min

Possiamo dire che le letture di questa domenica ci portano a contemplare una sfumatura particolare della logica del male. L'aspetto che ci viene presentato è di quel male che si nasconde all'interno della vita, del lessico, dell'agire e del pensare religioso ed ecclesiale.

La prima lettura ci presenta il pensiero di chi, all'interno della struttura religiosa, accusa il Servo di Dio e cerca di farlo morire. È un pensiero che ha una sua logica e una sua teologia profonda: se appartiene a Dio egli lo salverà.

Gli errori di fondo di questo pensare però sono due:

  1. Il primo è quello di presumere che Dio interverrà come vogliamo noi e che Dio rispetterà le logiche e i parametri che noi abbiamo dato;

  2. Il secondo è sentirsi giustificati nel proprio agire malvagio con la scusa dell'ortodossia della fede, cioè della fedeltà, a delle leggi religiose.

Sono tentazioni tipiche del mondo cattolico di oggi che spesso è estremamente formale, superficiale, separato dall'agire quotidiano e che strumentalizza la fede per giustificare le proprie porcherie.

Si tratta del solito discorso che spesso facciamo noi che siamo qui in chiesa... pronti a giudicare tutti, ma a utilizzare le classiche scuse per giustificare noi stessi: non faccio nulla di male, mica ho ucciso nessuno, vado tutte le domeniche in chiesa, mi confesso una volta l'anno, sono devota o devoto a questo santo e a quella Madonna e così via. L'unico peccato che commetto è un po' di chiacchiericcio, di pettegolezzo e di battute acide… al di là della superficialità di queste affermazioni, quanta arroganza e quanta poca conoscenza di se stessi dal punto di vista umano e spirituale.

Ma vivo? Sono accogliente, non discrimino, se posso fare il bene lo faccio e lo faccio senza tornaconto, il mio linguaggio è gentile, i miei gesti esprimono quella gentilezza tipica del vangelo, il mio cuore dice la tenerezza verso il padre Celeste e verso gli altri, ecc…

Il Vangelo entra ancor di più in questa logica del male religioso.

Gesù sta provando a introdurre i suoi discepoli al mistero che sta per vivere di passione e morte, ma loro sono altrove… sono nella logica del potere.

È la logica del male che entra nella chiesa e inizia a contendersi piccoli o grandi spazi di potere.

Non c'è più un servizio, ma l'esercizio di un potere.

Questo avviene ai discepoli, avviene in Vaticano, avviene in curia a Savona, a avviene nella gestione delle nostre comunità e avviene all'interno in questa comunità.

Ci sono sempre gli stessi che leggono, gli stessi che raccolgono, gli stessi che fanno delle cose nei gruppi e guai a inserire delle novità.

Quante lotte di potere, quante offese e quanto rancore perché "qualcuno ha fatto qualcosa al mio posto" oppure perché si è modificato qualcosa.

Quanto rancore perché non si fanno le processioni o perché si modifica una tradizione per varie ragioni: di covid o perché non ha più senso nel 2021.

Questo avviene tanto nel laicato quanto nel clero, ma è una logica demoniaca che ci portiamo dietro dai tempi di Gesù.

Pur di giustificare i nostri piccoli poteri e le nostre logiche meschine siamo pronti ad utilizzare un linguaggio religioso che magari solletichi il senso di colpa altrui, ma che allo stesso tempo faccia sentire a posto la nostra coscienza.

Gesù oggi ci smaschera!

Bisogna andare a fondo della questione e farsi domande personali... in questo San Paolo ci aiuta!

L'analisi della logica del male delle nostre comunità deve partire da un analisi personale di se stessi, per passare poi alla dimensione ecclesiale e civile.

"Fratelli miei, - dice San Paolo - dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia".

Proprio perché dai frutti, da ciò che si manifesta, dalle nostre azioni emerge la nostra fede... come ci ha ricordato anche San Giacomo poco tempo fa... Ecco che Paolo sottolinea i frutti marci e i frutti buoni che nascono da un certo tipo di pensiero e di azione.

Guardiamo alla nostra vita personale, ecclesiale e civile se questa Parola dell'Apostolo non è assolutamente vera!

E prosegue…

"Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni".

Visto? Prosegue sulla linea della chiarezza, sulla linea evangelica della conoscenza che ci viene da Cristo e dalla conoscenza di noi stessi.

Spesso siamo dei bugiardi, dei buffoni della fede! Dei pagani che si sono travestiti da cristiani.

Per stare dietro alle logiche di potere e per tenere a bada la nostra coscienza corrotta dimentichiamo lo stile proprio di Cristo e del cristiano.

Questo ci fa perdere la pace, ci rende riottosi, ci fa soffrire e fa sì che facciamo soffrire gli altri. Ci rende incapaci di attraversare la vita, nelle sue bellezze e nelle sue croci, con lo stile di accettazione e di amore tipico dei discepoli di Gesù.

Come possiamo concludere allora questo commento al vangelo che oggi è un po' pesante?

Forse un racconto dei Padri del deserto ci può aiutare a comprendere che stile di vita dobbiamo assumere per essere fedeli al vangelo di oggi.

"Uno dei Padri del deserto scoprì che un confratello aveva peccato. Gli anziani della comunità si riunirono e mandarono a chiamare il superiore Mosè dicendogli di venire da loro. Ma quello non volle andare. La comunità lo mandò di nuovo a chiamare dicendogli che lo stavano aspettando. Allora il superiore si alzò, prese una vecchia cesta bucata e si incamminò verso i confratelli. Prima di partire riempi di sabbia la cesta e se la trascino dietro. Gli anziani gli andarono incontro dicendogli 'padre, che fai?'. Il superiore rispose dicendo 'i miei peccati scorrono a profusione alle mie spalle e io, oggi, sono venuto a giudicare i peccati altrui…'. Allora essi, dopo averlo sentito, decisero di perdonare il fratello che aveva peccato".

Tutti abbiamo gravi peccati sulle spalle perché davanti a Dio non esiste un peccato da nulla e uno grande, ma solo il peccato. Questa consapevolezza ci deve aiutare a comprendere quale deve essere il nostro atteggiamento davanti agli altri, ma ancor di più ci deve aiutare a liberarci da quella forma di peccato, di giudizio e di logica di potere tipica delle nostre comunità ecclesiali e civili.






Ti lodiamo, Signore Gesù, perché sei sempre pieno di tenerezza.

Hai voluto rovesciare le nostre categorie, hai scelto i piccoli per innalzarli e abbassato gli altri che si credono "grandi".

Fa che la tenerezza, la gentilezza, la cordialità e lo spirito di servizio diventino il nostro modo di vivere, di agire, di pensare e di amare. Donaci uno sguardo limpido tipico dei puri di cuore, donaci uno sguardo capace di meravigliarsi davanti ai doni altrui e aiutaci a essere sempre più tua immagine.

Amen

 
 
 

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