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XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 21 set 2024
  • Tempo di lettura: 5 min

Le letture di questa domenica ci guidano all'interno di due prospettive: quella di Cristo e quella nostra.

La nostra vita è abitata da molte passioni, sentimenti, emozioni, desideri e tanto altro. Questo affollamento di elementi dentro di noi genera tensione e spesso non siamo in grado neanche di definire cosa c'è di buono o di malvagio. Questo senso di disorientamento è il principio del peccato che ci porta spesso ad assecondare elementi negativi.

Uno degli insegnamenti peggiori che ci sono stati dati e che noi diamo ai nostri figli è “segui il tuo cuore e sii sempre te stesso”.

Intesa in modo corretto questa frase non è sbagliata, se si hanno gli strumenti giusti è giusto essere coerenti con se stessi. Noi invece lanciamo questo insegnamento senza dare strumenti adeguati e il risultato è che l'egoismo, la contesa, l'odio e tutte le nostre passioni negative subentrano e ci fanno fare un bel po' di casino.

Nella prima lettura abbiamo sentito un discorso che è stato messo sulla bocca di persone malvagie, ma spesso queste persone cosiddette “malvagie” non si rendono conto di esserlo bensì credono di essere giuste.

Guardate che spesso è così… falsa umiltà che si riempie di mille parole spesso religiose, discorsi d'odio verso coloro che sono considerati non in linea con la propria visione dottrinale, mancanza di umanità ed empatia cercando sempre di cogliere in fallo la persona che si ha davanti.

Sapete quante volte mi è capitato di sentir dire che avrei dovuto parlare con una persona perché molto Santa per poi, al momento del colloquio, rendermi conto della malvagità profonda di questa persona? Veramente tante.

Vi faccio un esempio senza voler giudicare la persona in questione, ma per dirvi un po’ come questa persona di cui ho sentito l'intervista risuoni molto nell'atteggiamento di questi personaggi della prima lettura che si credono giusti.

Qualche tempo fa una persona mi disse di ascoltare un'intervista della mamma di Carlo Acutis definendola “una donna di una Santità smisurata”. Io sono rimasto sconvolto da questa intervista, ma in negativo…

Ho sentito parole dal tono dolce e dal contenuto violento, ho sentito parole d'odio verso coloro che lei riteneva peccatori, ho sentito tanta violenza da parte di una persona che ha ricevuto il grande dono di avere un vero santo in famiglia e invece di farsi discepola di questo figlio è divenuta aguzzina violenta del mondo.

Quante volte nella storia persone di chiesa hanno perseguitato gli altri perché avevano idee diverse? Non abbiamo ancora capito come si diventa discepoli e discepole?

Guardate che San Paolo non se la prende coi pagani in questa lettura bensì con noi che ci definiamo cattolici… e quanto sono vere le parole di Paolo proprio per la nostra comunità parrocchiale “Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni”.

Siamo ancora incastrati nella logica degli Apostoli i quali pur sentendo Gesù in realtà non lo ascoltano. Gesù ci dice che la via credente è una via di normalità… una via di gioia e di dolori, di successi e di croci, una via di azione e di cadute, di successi e insuccessi.

Ci dice che l'esperienza della Croce è essenziale e inevitabile per tutti coloro che vogliono essere discepoli nella Chiesa.

Gli apostoli invece parlano di seggi, di potere e di chi è più grande tra loro.

I discepoli non sanno stare al loro posto cioè dietro Gesù.

I discepoli non sanno stare nel contesto di un discorso che per loro è faticoso perché parla di Croce.

Noi pur di non stare sulla Parola di Gesù fino in fondo abbiamo preso il racconto di oggi e ci siamo spesso soffermati solo sull'ultima parte… non capendola fino in fondo veramente!

La parte importante di oggi non è quella sui bambini bensì “Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti»”.

Nessuno di noi è un servo o uno schiavo, ma l'atteggiamento del cristiano è il servizio verso gli altri perché se manca questo aspetto non si è cristiani per nulla.

Ci sono persone però che credono di essere al servizio rimanendo immobili nella loro arroganza…

La chiesa è pieno di queste persone che, come il malvagi dalla prima lettura, si credono a posto con il Vangelo. I loro metodi sono la violenza verbale, fisica, psicologica o spirituale. Sono coloro che ogni due per tre ripetono “a me questo papa non piace” come scusa per ignorare ciò che il pontefice ci dice. Il Papa non ti deve piacere, devi ascoltarlo e provare a lasciarti stimolare.

Sono quelli che dopo la messa vengono in Sagrestia a tormentare il prete per l'omelia che ha fatto. La mia omelia non ti deve piacere per forza bensì deve provocarti e stimolarti alla riflessione e alla vita.

Sono quelli che se possono dire una parola cattiva su qualcuno la dicono subito, ma non provano neanche per sbaglio a mettersi nei panni dell'altra persona in difficoltà.

Guardate che la parte del Vangelo sui piccoli non è riferita in senso stretto ai bambini.

I bambini sono il segno della fragilità estrema.

“Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”.

Accogliere un piccolo nel nome di Gesù è accogliere i fragili di oggi che non sono semplicemente i bambini, le persone vedove e i malati bensì tante altre categorie di persone fragili.

I piccoli di oggi sono i molti poveri per strada, sono le persone che soffrono a causa della discriminazione per il colore della pelle, coloro che vengono esclusi per la loro situazione affettiva personale, coloro che noi escludiamo per l'orientamento sessuale, i disoccupati, i malati psichiatrici, gli indemoniati, ecc…

Noi facciamo tanta poesia sui piccoli e sui bambini, ma il Vangelo non sta parlando di quello, sta parlando della fragilità umana.

Davanti alla fragilità umana non c'è e non può esserci l'immobilità, chiacchiericcio, l'arroganza, il giudizio, ecc…

Davanti alla Croce la croce va assunta, davanti al dolore il dolore va accolto, davanti alla fragilità la fragilità va compresa e mai giudicata.

Alla sera della vita, diceva San Giovanni della Croce, saremo giudicati sull'amore. Non saremo giudicati sulle nostre idee e convinzioni, ma su un amore concretamente vissuto attraverso azioni e sguardi concreti e quotidiani.

Non c'è altra strada cristiana se non la via della concretezza, della docilità e della gentilezza.

Vuoi essere un buon cristiano, una buona cristiana? “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”.

 
 
 

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