XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C
- Gabriele Semeraro
- 17 set 2022
- Tempo di lettura: 3 min

La parola di Dio di questa domenica non è di facile interpretazione, ma la complessità del Vangelo ci fa intuire qualcosa di grande e importante.
Gesù ci racconta una parabola col chiaro intento pedagogico. Credo che si voglia sottolineare tre aspetti:
Il primo è la leggerezza e la furbizia del vivere che spesso manca ai credenti.
Gesù attraverso un racconto negativo, cioè di un cattivo amministratore al quale è chiesto di rendere conto del suo lavoro prima del licenziamento, ci vuole mostrare una dinamica importante. La persona della parabola sa che probabilmente morirà di fame una volta terminato il suo lavoro così cerca di farsi degli amici attraverso i clienti del suo padrone che sono in difficoltà nella speranza di essere accolto quando lui sarà nella difficoltà.
Il Signore non sta lodando il comportamento in sé, ma l'intuizione del servo. Le nostre azioni, per quanto disoneste, possono avere ripercussioni positive e negative anche sulle nostre relazioni. Noi credenti spesso, a causa della nostra intransigenza apparente, perdiamo la capacità di essere elastici, dinamici e creativi.
Gesù non ci invita a fare il male, ma a recuperare quella dimensione creativa che spesso chi compie il male, in maniera implicita o esplicita, ha ancora… e ci chiede di farlo però nelle cose buone.
Il secondo aspetto è la fedeltà in qualunque frangente della vita rispetto a se stessi e agli altri
Dice Gesù "Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?"
Questo è un insegnamento che troppo spesso trascuriamo e a cui non diamo troppa importanza perché ci costringerebbe a prendere seriamente il nostro vivere credente.
Cosa sia questa "ricchezza disonesta" è difficile da definire. Alcuni sostengono che si tratti della ricchezza dal punto di vista materiale, ma non credo sia corretto in quanto il termine "ricchezza" nel Vangelo non si identifica mai in senso stretto con le ricchezze materiali o con il denaro.
Uno può essere povero e in canna, ma essere ricco in se stesso. Quante ricchezze disoneste viviamo? Il mio tempo, le mie idee, la convinzione di avere sempre ragione, quella devozione intoccabile, il "si è sempre fatto così", ecc… a cui certamente si aggiunge tutte quelle ricchezze materiali, più o meno oneste, che costellano la nostra vita.
La fedeltà alla ricchezza disonesta a cui fa riferimento al Vangelo e a cui bisognerebbe essere "Fedeli" sta ad indicare la condizione del cristiano il quale è chiamato ad amministrare qualunque cosa guidato dalla luce del Vangelo, ma senza attaccarci il cuore.
È un po' quello che dicevamo già domenica scorsa quando ho trovato a sottolineare il fatto che non esiste che si possa essere credenti solo in chiesa, ma anche si deve vedere e avere ripercussioni in tutti gli aspetti della vita, in tutti… senza eccezioni!
Il terzo aspetto toccato da Gesù riguarda la radicalità della scelta d'amore
Ci viene riproposto la domanda che percorre molti dei Vangeli che ascoltiamo la domenica e che potremmo esprimere in questo modo "chi o cosa guida la mia vita? Di chi mi fido veramente? A chi appartengo?"
Dice Gesù "Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza".
La traduzione vecchia era sbagliata e ha fuorviato per decenni l'ascolto di questo Vangelo da parte nostra.
Come dicevamo già prima quando si parla di ricchezza nel Vangelo difficilmente si sta parlando del denaro, ma del nostro atteggiamento del cuore o meglio a che cosa attacchiamo il cuore.
I soldi, il lavoro, lo sport, gli amici, la famiglia, la sessualità, la politica, il tempo, ecc… in sé stesse non sono né buone né cattive, ma se il nostro cuore si attacca troppo a questa roba e smettono di essere strumenti diventando fini… quella roba lì diventa una ricchezza disonesta che ci può dannare.
Potremmo dire che Dio ci vuole liberi e non vuole che attacchiamo il cuore a niente, neppure alla nostra idea di lui… vuole che siamo liberi di amare primariamente lui e tutti, ma senza attaccare il cuore alle forme. Liberi di essere uomini e donne che si relazionano senza catene, che sanno aiutarsi e amarsi gratuitamente senza tornaconti.
Se la ricchezza disonesta resta uno strumento e non un fine, se sapremo servirci delle ricchezze della nostra vita per crearci amici onesti e disonesti secondo il linguaggio del Vangelo, Allora avremo veramente conquistato un tesoro in cielo!
Per citare il mio maestro più siamo autenticamente umani più siamo autenticamente cristiani, più siamo autenticamente liberi più siamo autenticamente immagine di Gesù nel mondo.
Chiediamo al Signore di iniziare noi questa trasformazione di libertà e di amore per poterci donare, per poter essere sempre più uomini e donne con le mani, gli occhi e il cuore il Cristo.
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