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XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 29 set 2024
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 29 set 2024

Sono contento di poter iniziare questo cammino insieme proprio con queste letture.

Perché nascono le strutture religiose? I motivi sono tanti, ma potremmo dire che nascono per rispondere ad alcune esigenze oggettive, ad altre soggettive, per ragioni sociali e per volontà di Dio.

Il fine di qualunque struttura religiosa dovrebbe essere quello di agevolare la propagazione della fede stessa, di facilitare la comprensione di ciò che è risulta non accessibile nell'immediatezza, dovrebbe essere quello di fare da intermediari tra Dio e la quotidianità.

Vero è che le strutture religiose spesso diventano luoghi di potere, di coercizione e di controllo.

Questo è vero per il mondo ebraico, per il mondo cristiano e in fondo per qualunque fenomeno religioso.

Mosè è fuori dall'accampamento con le persone da lui scelte perché ricevano lo Spirito di Dio e possano esercitare un Ministero per la comunità che è il ministero legislativo, giudiziale e di governo. Ciò che avviene è apparentemente inspiegabile… Mosè agisce per conto di Dio e sceglie per conto di Dio, ma lo Spirito scende su due persone che Mosè non aveva selezionato.

“Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento». Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: «Mosè, mio signore, impediscili!»”.

Guardate che è una sorta di gelosia e di clericalismo che nella chiesa non è stata solo una tentazione, ma anzi abbiamo ammazzato per impedire ad altri di predicare.

Piano piano che mi conoscerete scoprirete che questo è uno dei temi su cui io batto di più…

Ci sono certi bigottoni nella chiesa cattolica e nelle nostre comunità che sembrano saperne di più del Padre Eterno e che ritengono di essere detentori della retta dottrina e della retta fede.

Pensate a quelli che scendono nelle piazze a tormentare la gente con i loro slogan folli, pensate ai presunti “veri cattolici” sempre a contestare il papa o chi la pensa diversamente da loro.

Lo Spirito invece scende Su chi vuole anche aldilà della Chiesa. 

Anche a loro Dio, per bocca di Mosè, dice: “Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!”

È giusto che all'interno della struttura religiosa ci siano dei ruoli ben definiti, ma non siamo noi a decidere dove lo Spirito di Dio si poserà e dove nasceranno frutti dello Spirito.

Spesso quando noi abbiamo deciso di controllare lo Spirito di Dio allora lo abbiamo soffocato completamente.

Dobbiamo stare attenti a non squalificare, tanto nella vita religiosa quanto nella vita civile, ciò che noi non capiamo e ciò che a noi sembra alieno. Ci sono dei semi di bellezza che non hanno il marchio “cristianesimo o cattolicesimo” eppure sono semi dello Spirito di Dio che stanno fecondando il mondo.

Altro che visione negativa dell'Antico Testamento oppure di questi nuovi cattolici stile Medjugorje che vedono il male sempre ovunque.

Il Vangelo è sulla stessa linea e non solo evidenzia quello che già Mosè ci aveva detto, ma ci dice anche che c'è una concretezza della fede che passa attraverso le opere.

Un gesto come un bicchiere d'acqua salva la vita degli altri e salva la tua anima.

Salvo che non siate malati e impediti nel fare azioni, essere cristiani da panca che pregano e basta, non serve a niente! 

In questa nuova comunità voglio dirlo con forza: è importante pregare ed è un'opera di carità, ma se tu non fai niente nella tua vita per nessuno… stai pur tranquillo che le tue preghiere non ti condurranno in cielo, anzi te ne verrà chiesto conto in negativo.

C'è gente nelle comunità parrocchiali che si lamenta continuamente per tutto, che vive rinchiusa nel passato e che sa solo protestare… ma mai che si mette in gioco per primi per fare cose! In parrocchia, nelle associazioni, in campo civile cittadino, in politica, ecc…

Se tutto questo ci sembra già tanto sappiate che Gesù rincara la dose perché ci dice che c'è anche uno stile, un modo di stare nella fede, un modo che è complesso: c'è la parte della preghiera personale, c'è la parte della liturgia comunitaria, c'è la parte delle azioni concrete di carità e c'è anche la parte della quotidianità ordinaria che non deve generare scandalo.

Alcuni degli antichi avevano letto questo vangelo e si erano cavati letteralmente gli occhi, castrati, tagliati degli arti, ecc… noi non siamo così sciocchi da pensare che Gesù ci sta chiedendo fisicamente di farci queste cose, ma è un'immagine di qualcosa che però va fatto che è gestirsi a livello delle passioni e delle inclinazioni malvagie, a livello dei desideri e degli sguardi.

Inoltre l’Apostolo Giacomo alza il tiro aggiungendo un altro pezzo faticoso. Se Paolo è l'apostolo delle genti allora Giacomo l'apostolo della concretezza. 

Il passaggio di oggi della lettera di Giacomo va compreso però non in maniera letterale, ma in maniera reale e concreta all'interno della nostra dinamica di vita. Giacomo ci sta dicendo una cosa importante cioè che se noi attacchiamo il nostro cuore alle cose materiali allora ne restiamo incatenati.

Queste catene ci dannano, ci legano e ci vincolano.

La libertà nella relazione, la libertà nell'azione, la libertà nel prestare e la libertà nel donare sono tutte caratteristiche dei discepoli di Gesù.

Troppo noi attacchiamo ancora il nostro cuore qualunque cosa: il mio tempo, le mie vacanze, la mia casa, i miei soldi, i miei amici, la mia routine, ecc… facendo questo però noi smettiamo di essere liberi e ci angosciamo su cose che contano poco all'interno di una prospettiva che punta all'eternità.

 
 
 

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