XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO A
- Gabriele Semeraro
- 7 ott 2023
- Tempo di lettura: 4 min

Sia la prima lettura sia il Vangelo ci parlano di una vigna. Entrambi i racconti, seppur diversi, dicono la passione di Dio per il suo popolo.
Il discorso di fondo potremmo parafrasarlo in questo modo: tra i tanti popoli Dio ne sceglie uno che diventa il suo prediletto, che diventa il suo inviato nel mondo, che diventa il suo rappresentante per fare in modo di avvicinare tutti gli altri popoli a lui.
Dobbiamo ficcarci in testa bene questo paradigma perché altrimenti cadiamo nella dimensione errata di un certo ebraismo, ma anche di una certa cristianità.
Dio ama in modo particolare un popolo perché questo popolo deve esercitare l'amore sugli altri e deve portare l'amore di Dio agli altri.
Entrambi i racconti ci dicono di un fallimento, di' un fallimento che ferisce profondamente Dio.
Davanti al fallimento strutturale del Popolo che si rifiuta di concepirsi come popolo sacerdotale per gli altri e arriva al punto di credersi padrone della grazia di Dio, il Signore sceglie di abbandonarlo in balia di se stesso in modo che impari dalla propria fragilità e dal proprio fallimento.
Io credo sia un po' quello che è accaduto e che sta accadendo, in parte tutt'ora, alle chiese di ogni denominazione cristiana a cominciare da noi cattolici.
Finché non riscopriremo che tutti noi siamo qui come strumento dell'amore di Dio non solo all'interno della Chiesa, ma ancor di più all'esterno, finché non capiremo questo, rischiamo di rimanere abbandonati a noi stessi.
C'è una rigidità nella nostra capacità di amare che ci rende arroganti e che ci fa credere di essere padroni dell'amore di Dio tanto da arrogarci il diritto di non accettare qualcuno nel popolo Santo.
Ogni qualvolta agiamo in modo clericale, ogni qualvolta ci chiudiamo nella rigidità delle nostre forme, ogni qualvolta non sappiamo essere accoglienti verso tutti senza distinzioni… noi proclamiamo il regno di Satana cioè di colui che divide.
Guardate che possiamo fare tutte le riforme della chiesa che vogliamo, e a breve ce ne sarà una grossa grossa, ma se non abbiamo chiaro questo passaggio allora possiamo fare quello che vogliamo che tanto le riforme non serviranno nulla.
Voglio condividere con voi alcuni passaggi, alcune cose che negli ultimi tempi mi hanno fatto notare alcuni fedeli, come anche a livello della nostra comunità vicariale ci sia ancora un atteggiamento non inclusivo, non accogliente e divisorio.
Oltre al fatto che sul nostro territorio spesso non c'è né comunione né uno sguardo di stima di un gruppo verso l'altro, che sia parrocchiale o che non sia, ci sono ancora molte durezze che ci rendono ostili ai più.
Confrontandomi con alcuni catechisti e alcuni confratelli ho scoperto con sgomento che alcuni problemi non riguardano semplicemente le mie comunità, ma sono un fenomeno sempre più diffuso. Uno su tutti? Il catechismo…
Ci sono genitori che pretendono di dare una formazione Cristiana ai propri figli e poi piantano dei casini enormi spingendo perché si caccino le catechiste che a loro non piacciono, che si allontanino le persone anziane oppure questi genitori tentano la compravendita dei sacramenti.
Potrei fare molti altri esempi inerenti alla nostra vicaria, ma dovremmo stare qui ore.
Per me questo che vi ho raccontato è sintomo di una comunità disfunzionale, ma soprattutto di una comunità che non ha avuto la capacità di crescere nell'amore reciproco.
Una comunità parrocchiale, vicariale, diocesana, nazionale o mondiale che non ha capito che noi non siamo padroni di Cristo e che non ha capito che siamo a servizio degli altri popoli, è una comunità che merita di morire abbandonata a se stessa. Una comunità che non è più capace di insegnare l'amore al proprio interno deve essere abbandonata a se stessa.
Dicevo che presto partiranno grandi riforme a livello strutturale della chiesa diocesana di Savona e in futuro della chiesa mondiale… possiamo riformare tutto quello che vogliamo, ma o entriamo nella logica del servizio amoroso o è tutto inutile.
Questo lo dico anche nell'ottica dei misteri laicali che sono una delle riforme più importanti degli ultimi decenni e per il momento la prima significativa a livello strutturale.
Se i ministeri saranno vissuti come luoghi di potere, luoghi clericali e luoghi di ideologie allora non serviranno ad altro che generare conflitti, divisioni e dolore.
Dobbiamo uscire da quelle che sono le nostre presunte certezze religiose e smontare questa dinamica che ci fa credere erroneamente che evangelizzare vuol dire piegare gli altri alle nostre regolette, alle nostre maniere religiose, alla nostra morale e alle nostre presunte certezze dottrinali.
Vorrei essere estremamente chiaro: non sto parlando solo di noi preti! La chiesa non sono io, ma siamo noi insieme quindi se va male è tanto colpa mia quanto colpa vostra, e tanto responsabilità mia quanto vostra.
"Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti"
Guardate che nelle varie riforme protestanti e nella riforma Cattolica questa parola di Dio si è già avverata più e più volte.
Ogni volta che si avvera, recuperare il pezzo diventa sempre più difficile e faticoso.
Noi costruttori abbiamo scartato Lutero accusandolo di ogni nefandezza, ma lui è stato un profeta sotto tanti punti di vista, profeta di quella che poi è diventata la riforma conciliare nel Vaticano secondo. Certo che Lutero ha anche deviato su alcune questioni sbagliando in modo pesante, ma il nucleo centrale non era scorretto.
La pietra scartata è diventata la testata d'angolo della chiesa post conciliare e questo è capitato spessissimo nella storia della chiesa.
Altrove Gesù disse che "i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio".
Il passarci avanti non è perché sono prostitute e pubblicani, ma perché loro si sono messi in discussione davanti a un annuncio di bene e sono diventati spesso i primi Apostoli verso gli altri disagiati. Noi spesso abbiamo fatto una scelta differente!
Cerchiamo di non ammazzare quella speranza che Dio ha nel proprio cuore e cioè di poter arrivare a tutti partendo da quello che gli altri sono realmente.
Noi tutti siamo popolo sacerdotale sia che abbiamo ricevuto un Ministero Ordinato, sia che abbiamo ricevuto un ministero letale specifico e sia che non abbiamo alcun incarico ufficiale nella chiesa, non c'è alcuna differenza tra noi!
Potremmo dire che c'è una differenza di servizio specifico di cui qualcuno si fa carico perché non possiamo farlo tutti, ma di fondo tutti abbiamo la stessa missione e la stessa vocazione: essere sacerdoti accoglienti che permettono a tutti di essere toccati e salvati da Dio.
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