top of page
Cerca

XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 5 ott 2024
  • Tempo di lettura: 5 min

Dobbiamo stare attenti a come ascoltiamo la Parola di Dio perché altrimenti rischiamo di farle dire, magari per ragioni ideologiche e per condizionamenti esterni, quello che vogliamo noi.

Oggi in molte chiese verrà commentata la Parola di Dio come se stesse parlando di matrimonio e si diranno le tipiche fesserie pseudo-cattoliche su questo tema. 

La Parola di oggi non sta parlando di matrimonio bensì sta parlando di due cose molto più importanti: della semplicità del cuore e di come Dio guarda all'umanità nella sua interezza.

La prima lettura è interessante per molti motivi…

Sperando di non sconvolgere nessuno ricordando che il libro della Genesi non è un racconto storico e ciò che racconta non è quello che è avvenuto storicamente. 

Possiamo perciò metterci il cuore in pace perché, mi auguro, tutti sappiamo che la scienza sulla nascita dell'universo ci ha dato molte informazioni più precise e differenti. 

L'intento del libro della Genesi è quello non di dire come è nato il mondo bensì perché, non di dirci com’è avvenuto il peccato bensì le conseguenze, non di dirci come Dio ci salva ma perché.

In questo brano abbiamo un uomo che è solo.

In ebraico nel testo non c'è il termine Adamo bensì Ish che significa uomo in senso biologico o universale.

Questo quest'uomo è solo.

Dio ritiene la solitudine una condizione negativa e innaturale pertanto crea il mondo popolato di essere viventi.

Leggendo questo testo dovremmo rimanere perplessi perché o Dio è fuori di testa oppure c'è un insegnamento che dobbiamo ascoltare.

Se l'uomo è solo e come dice Dio stesso “non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda”, allora non ha senso che venga mostrato all'uomo il mondo animale e vegetale.

Il senso di questo racconto è un altro… Dio ha creato tutto, ma lascia che sia l'uomo a dare un nome a ogni essere vivente. Nel mondo ebraico il nome rappresenta la persona e imporre il nome significa avere una supremazia sull'altro. Il messaggio è che Dio ha posto l'uomo come signore della creazione al suo posto. Allo stesso tempo ci viene mostrato che l'uomo non trova completezza né nella natura animale né in quella vegetale. C'è bisogno di qualcos'altro o meglio di qualcun altro.

A questo punto il Signore crea un altro essere umano. Sorvoliamo sul fatto della costola, che è  una sciocchezza, perché è un errore di traduzione in quanto in ebraico non si parla di costola bensì di “metà dell'uomo”.

Trovo però interessante quello che afferma Adamo quando vede Eva perché dice molto di come Dio guarda a noi. Il testo italiano dice: “questa volta è osso delle mie ossa, carne della mia carne. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta”.

Questa frase in italiano non ha senso e non ha significato!

In ebraico invece si dice: “questa volta e osso delle mie ossa, carne della mia carne. La si chiamerà isha perché da ish è stata tolta”.

Ricordate ish vuol dire uomo in senso biologico o universale, quindi la traduzione sarebbe “la si chiamerà uoma perché dall'uomo è stata tolta”. Agli occhi di Dio c'è il maschile e il femminile, ma a lui non gliene frega niente perché vede solo "ish" cioè l'umanità nella sua interezza. 

Certamente nel matrimonio, come sottolinea la frase seguente, c'è la un ritornare all'unità dell'essere umano. Ciò nonostante resta il dato per cui agli occhi di Dio esiste principalmente l'umanità delle persone prima del genere biologico.

Il Vangelo invece ci parla della semplicità di cuore.

Abbiamo sentito la parola “ripudio” che è una parola abbastanza inusuale.

Ci tengo a sottolineare che il ripudio e il divorzio sono due istituti diversi e non sono la stessa cosa. Pur toccando lo stesso tema e avendo dei punti in comune sono cose profondamente diverse.

Intanto i farisei che si avvicinano a Gesù lo fanno non tanto perché sono curiosi e vogliono interagire con lui, ma per metterlo alla prova.

Le persone che sono davanti a Gesù sono persone dure, attaccate alle regole e alla legge che però allo stesso tempo usano la legge a proprio vantaggio. Gesù vuole invece tornare alla radice e alla ragione per cui si fanno e si vivono certe cose. Ci si può sposare con l'idea di avere sempre come via di fuga il ripudio o il divorzio?

Che relazione si pensa di costruire con questo fondamento?

Gesù allora riporta alla radicalità delle scelte e delle scelte fatte davanti a Dio. C'è una semplicità di cuore che bisogna avere in tutti gli ambiti della vita altrimenti si rischia di essere come gli scribi e i farisei di ieri e certe persone del mondo cattolico di oggi: dure, intransigenti, inaccoglienti e giudicanti.

Guardate che l'immagine che viene usata nel Vangelo di oggi dei bambini non è riferita ai bambini! I bambini sono i fragili e i fragili non sono solo i bambini.

Quante volte noi come chiesa abbiamo allontanato le persone a causa della nostra intransigenza, della nostra inaccoglienza, del nostro stile giudicante e della nostra dissonanza di vita.

I bambini accettano tutto dagli adulti che gli vogliono bene… accettano addirittura il male! Gesù chiede a noi di essere come bambini.

Nel Vangelo non esiste l'idea di inattività! Non esiste nel Vangelo la dicotomia tra chi prega e chi vive perché è una dinamica eretica.

Prendendo la lettera di Giacomo delle scorse settimane: senza le opere dimostrami la tua fede e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede.

Chi sono i piccoli di oggi che noi discriminiamo?

Potremmo fare un elenco infinito. Questo elenco potrebbe comprendere i barboni del nostro quartiere, le prostitute, le persone con difficoltà economica, le persone con difficoltà mentali e psicologiche, le persone sole, le persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+, e metteteci voi tutte le categorie che volete.

Quando non siamo radicali nella nostra vita personale?

Essere radicali non vuol dire essere intransigenti con gli altri, ma estremamente esigenti con se stessi mantenendo un atteggiamento amorevole verso gli altri anche quando questi vivono situazione di vita molto lontane dalla cristianità.

Guardate che questa roba qui è concretissima perché va dal pagare le tasse al gesto d’accoglienza gentile che faccio verso un migrante, va dal modo in cui tratto il mio congiunto al modo in cui interagisco con i miei figli, va dal modo in cui io sto al lavoro fino al modo in cui sto quando sono solo in casa. La radicalità del vangelo è una radicalità che diventa esigente su se stessi e sempre misericordiosa sugli altri.

L'altro ai miei occhi è sempre un piccolo!

Non vuol dire che non ci saranno scontri, che non ci saranno tensioni e che andrà sempre tutto bene, bensì vuol dire che nel mio cuore, come orizzonte di fondo, c'è sempre il vangelo e il bene dell'altro.

Come vedete il Vangelo di oggi non riguarda il matrimonio riguarda la tua vita personale, sociale ed ecclesiale.

Smettiamo di tormentare quelli che non sono sposati e soprattutto smettiamo di tormentare chi non è sposato in chiesa o chi divorzia.

Magari una volta troveremo il tempo per vedere la distinzione tra divorzio e ripudio, ma in entrambi i casi boi non dobbiamo tormentare le persone che vivono situazioni già difficili. 

Hai voglia di criticare qualcuno? Prendi uno specchio e vieni un attimo in chiesa, dopodiché guardi lo specchio e guardi il Santissimo. A quel punto guardandoti allo specchio fai tutte le critiche del caso su te stesso o su te stessa e impegnati a cambiare concretamente la tua vita.

Sì sempre misericordioso con gli altri e più esigente con te stesso/a.

 
 
 

Comments


  • Facebook personale
  • Gruppo Facebook
  • Instagram profilo personale
  • Pinterest
  • Instagram Icona sociale
  • YouTube Icona sociale
  • Tumblr Social Icon
  • Twitter Clean
bottom of page