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XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 1 ott 2022
  • Tempo di lettura: 6 min

Il don ci ha proposto "La mente torna" di Battisti, un canto che accostato alla Parola di Dio di oggi ci dona entusiasmo e ci aiuta a cogliere il senso della nostra vita credente.

Chi arriva oggi? Gabriele che ha la sua storia, le sue fatiche e le sue durezze di cuore, ma anche i suoi entusiasmi, gioie e capacità. Cosa ci faccio qui? Cerco di farmi discepolo, con voi, di Gesù. 

Facendo questo credo che emergono molte fatiche davanti al Vangelo e al Vangelo di oggi.

Si, ho fatto fatica a lasciar parlare Gesù nel Vangelo di oggi… come mai? Credo che la fatica di lasciarla parlare la Parola nasca dal fatto che Gesù ci sta conducendo a una parte difficile di noi stessi che riguarda la fede e il vivere. La fede e le opere.

Noi esattamente come discepoli siamo figli di una grande illusione che nasce dalla convinzione di considerare la fede come qualcosa che non riguarda la nostra vita in senso stretto oppure che si butta in un attivismo esasperato. 

In questa logica perversa noi ci diciamo che abbiamo fede se andiamo a messa, abbiamo fede se non abbiamo dubbi su Dio e sull'aldilà, abbiamo fede se ci riempiamo di devozioni e di cose che riguardano la spiritualità. Oppure crediamo di aver fede perché siamo a posto coi comandamenti, crediamo di aver fede quando urliamo contro gli altri, contro quelli che non sono a posto con le regole della chiesa: divorziati, omosessuali, non credenti, ecc… urliamo, in fondo, contro chi è diverso da noi.

O ancora crediamo di aver fede perché facciamo tanti servizi in chiesa, perché non facciamo nulla di male nella nostra vita (ma chissà se facciamo il bene), perché leggiamo bene in chiesa, facciamo le pulizie o qualunque altra cosa e servizio…

Ma è veramente questa la fede in Gesù? Un monolite fatto di certezze e di pietà spirituale? Un monolite fatto di opere, opere che spesso diventano luoghi di potere e cuore duro privo di misericordia?

In fondo riduciamo la fede dimenticando la domanda fondamentale di tutti i Vangeli che Gesù pose un giorno ai suoi amici "ma voi chi dite che io sia"? Una domanda che non ha risposte predefinite, ma apre alla scoperta di una strada nuova.

Dal Vangelo di oggi e dalla seconda lettura mi sembra invece che la questione della fede sia incastonata proprio all'interno della vita e apre alla molteplicità di risposte. Se volessi parafrasare Gesù mi verrebbe da citare San Giacomo Apostolo il quale dice che "la fede senza le opere è morta", ma mi verrebbe anche da cantare l'inno alla carità di San Paolo.

La vita, che vogliamo oppure no, fa emergere a chi apparteniamo attraverso il nostro modo di parlare, le nostre azioni e le nostre passioni.

Vi confesso che in questi ultimi mesi ho avuto molto da pensare su che tipo di servizio rendere per il bene delle comunità a cui sono stato affidato e allo stesso tempo cercare di non venir meno al mio benessere psicofisico spirituale.

Sono una persona complicata e dalla salute fragile, ma spesso ho perso di vista cosa Gesù mi stesse chiedendo.

Ho fatto un paio incontri con don Giovanni per Feglino; con don Caneto e le catechiste per la parrocchia di Borgo; con Gaia e Roberta per gli scout e voi; altre riunioni per l'IPSIA dove insegno e incontri per la la vicaria per quanto riguarda i progetti di pastorale giovanile… per non parlare del vescovo e di un progetto che seguiamo da un paio di anni riguardante il seminario.

Sapete qual'è la tentazione che è emersa dentro di me? Una tentazione tipica di noi gente di chiesa e soprattutto di chiunque è soggetto attivo in qualunque realtà… è la tentazione di credersi a posto, buono, un buon cristiano, e soprattutto la tentazione di credersi indispensabile.

La fede si chiama così perché alla sua radice troviamo  due concetti: quello della fiducia e quello dell'affidarsi. La fede prima di tutto è questo perché altrimenti si può trasformare in un quietismo religioso da panca fatto di mille devozioni, ma sterile nella vita reale… Oppure può essere un attivismo esasperato ed autoreferenziale. 

Una cosa che mi sono sentito spesso ripetere nella mia vita personale dai miei genitori è questa frase "hai fatto la minima parte del tuo dovere".

Se noi siamo amici di Gesù non ci gonfiamo, se noi ci fidiamo degli altri e ci lasciamo accompagnare, in primis da Gesù e poi dalla nostra comunità, allora per quanta soddisfazione possiamo provare nella nostra vita non vivremo però la tentazione di crederci indispensabili.

"Hai fatto la minima parte del tuo dovere"... vuol dire che c'è altri da vivere.

Gesù non è contro il fatto che uno possa essere soddisfatto dei servizi che rende in parrocchia oppure in altre realtà, ma vuole liberarci da un fardello grosso che è quello dell'autoreferenzialità e del crederci indispensabili.

Dice Gesù 《anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare》.

In modo un po' duro ci sta dicendo in fondo "tu fidati di me e sii testimone, a tutto il resto ci penso io".

Gaia qualche giorno fa a degli educatori ha detto "dobbiamo partire a mille all'inizio del nuovo anno pastorale, con entusiasmo e gioia, dobbiamo dare del nostro meglio". Ha ragione, ma dobbiamo anche ricordarci che il Signore agisce attraverso tutti quindi ciascuno di noi non è indispensabile eppure, allo stesso tempo, è essenziale esserci, metterci la nostra faccia e le mani.

Un altro aspetto più sottile che emerge, mi sembra nei Vangeli delle ultime settimane, è quello del fare unità di vita.

Io non sono una buona persona e men che meno un buon cristiano se vengo a messa, ma uscito di qua vivo logiche mondane e violente.

Come del resto non sono una brava persona e un buon cristiano se faccio tante cose anche con lo stile più bello, ma non so prendermi del tempo per la mia vita interiore, per la mia comunità parrocchiale e cittadina, se non so andare incontro alle sorelle e ai fratelli che vedo.

O Gesù ha a che fare con noi, con la nostra quotidianità, oppure ci stiamo raccontando delle fesserie! Delle bugie!

È una questione seria il fare unità, è una questione seria perché rischiamo di essere delle persone e dei battezzati/e schizofrenici/che, oltre a diventare agli occhi dei lontani e dei giovani dei testimoni bugiardi. Gesù non ci chiede di essere "cristiani perfetti" che sono super coerenti, ma discepoli/e che provano a camminare insieme e con lui. 

La dimensione corretta per intendere la nostra vita è Gesù a darcela: "servo inutile". Il servo inutile è però in primis lui che serve così bene l'umanità da morire pur di salvarci.

Concludo proprio su questo concetto dicendovi che è bello iniziare con questo Vangelo un servizio per voi e con voi, servizio che durerà poco o tanto tempo non importa, per il tempo che nel discernimento si riterrà necessario, ma un servizio che sia appunto per la comunità nella fiducia di Gesù.

Io, come Don Giovanni, non siamo dei messia… in fondo siamo ospiti della comunità che appartiene a voi! Ospiti che hanno il compito di presiedere, di guidare e dediti al curare.

Però sempre ospiti perché noi preti andiamo e veniamo, entriamo nella comunità per il servizio, facciamo famiglia con voi, ma poi dobbiamo lasciarvi. Voi invece restate e dovete essere a servizio gli uni degli altri perché Gesù vi ha sognati così: liberi, gioiosi a servizio di chi in questa chiesa non entra, a servizio del mondo, testimoni di vita.

Essere comunità accogliente, disponibile, significa che nella nostra vita personale abbiamo fatto unità e quindi siamo capaci ad aprirci. Vuol dire che in noi non abbiamo ancora chiuso la porta a Gesù con risposte certe, ma che stiamo provando a rispondere alla domanda "ma voi chi dite che io sia?"

Guardiamo insieme ai modelli di vita credente attuale che sono più sani e soprattutto a quei modelli di vita credente che hanno al centro la Carità di Cristo. È un po' quello che ci dice Paolo nella seconda lettura quando afferma "Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù. Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato."

Non lasciamoci rubare il dono prezioso e l'entusiasmo degli inizi.

Siamo servi inutili si, ma liberi e gioiosi perché amici e discepoli/e di Gesù. 

 
 
 

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