XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B
- Gabriele Semeraro
- 9 ott 2021
- Tempo di lettura: 5 min
Le letture che ci sono state proposte oggi sembrano affrontare argomenti differenti, in realtà non è così. Il libro della Sapienza ci presenta il desiderio di una persona che invoca da Dio il dono della Sapienza. Il profeta non ci fa tanti discorsi teorici, ma dice chiaramente che ha preferito la Sapienza a molte cose umane anche legittime.
Addirittura arriva ad affermare che ogni bene possibile arriva proprio dalla Sapienza: "Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile".
Ma esattamente come si acquisisce la Sapienza per il mondo antico?
I modi erano tanti... abbiamo alcuni esempi esemplari nel mondo classico greco in cui gli allievi si mettevano in ascolto dei maestri, andavano a vivere con questi saggi mettendosi a loro servizio e ne condividevano la vita. Nel mondo ebraico abbiamo le scuole nelle sinagoghe, nel tempio, le cosiddette scuole dei Profeti e il mettersi a servizio dei maestri.
La Sapienza si acquisiva attraverso l'esperienza concreta sotto la supervisione di un sapiente, di un maestro.
In questa logica va letto il Vangelo di quello che, la tradizione della chiesa, ci ha consegnato come il racconto del cosiddetto "giovane ricco".
Se abbiamo ascoltato con attenzione il Vangelo ci saremo certamente accorti di quanto sia virtuoso questo ragazzo. Tanto per cominciare conosce la Sacra Scrittura, conosce i dettami religiosi quindi probabilmente è già stato allievo di qualcuno e soprattutto il suo cuore arde di desiderio... desidera migliorarsi, cerca la via della perfezione, è idealista come lo sono i giovani.
Gesù non propone a questo giovane chissà quale preghiera o chissà quale catechesi, ma gli propone la via dell'esperienza.
Gesù non accetta di essere adulato con il titolo di "buono", ma prende sul serio quella richiesta e propone la via buona dei comandamenti.
Il ragazzo è un buon osservante dei comandamenti di Dio, come probabilmente alcuni di noi, ma vuole di più.
"Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!»".
Gesù lo guarda nel profondo, vede il desiderio ardente, vede la profonda bontà, vede il desiderio di Dio in questo giovane e lo ama profondamente. Quando nasce questo incontro tra un'anima e Gesù allora il Signore chiede un pezzo in più alla nostra vita e chiede maggiore radicalità, ma promette anche una bella ricompensa.
Ciò che manca per saziare il cuore di questa persona è la sequela libera di Gesù e la sua promessa di amore.
Dobbiamo dedicare qualche minuto al dialogo tra Gesù e i suoi discepoli sul tema ricchezza. Già domenica scorsa era evidente come ogni traduzione in italiano della Sacra Scrittura è spesso un piccolo tradimento del contenuto. Nella forma italiana sembra quasi che Gesù voglia condannare la ricchezza economica, ma non è così!
Essere ricchi, stare bene economicamente, non è una colpa nella misura in cui questa ricchezza non è frutto di guadagni illeciti e nella misura in cui viene anche utilizzata per i fratelli e le sorelle indigenti.
È vero che Gesù dice che è difficile per un ricco entrare nel regno dei cieli, ma se stesse parlando solo della ricchezza materiale non si capisce lo sconcerto dei 12 i quali non sono certamente ricchi. Si capisce lo sconcerto ascoltando invece la risposta che da Gesù stesso "I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio»".
La ricchezza di cui sta parlando Gesù è qualcosa che possiamo avere tutti, anche i più indigenti tra noi. Si tratta della ricchezza della presunzione, dell'orgoglio, dei saccenti che credono di sapere tutto, di chi è pieno di sé, di chi non sa chiedere scusa, di chi non è umile. È una malattia molto diffusa oggi nella nostra popolazione ed è un morbo estremamente diffuso tra le persone di chiesa. Da parte di noi sacerdoti c'è da fare un grosso mea culpa perché non solo spesso favoriamo questa "ricchezza malevola" tra il popolo di Dio, ma ne siamo largamente affetti a causa della posizione che ricopriamo nella chiesa. Pieni di teologia, di morale, di diritto canonico, sempre pronti a dare una risposta a tutto anche a cose che non conosciamo e anche quando non è richiesto, spesso non ci diamo il tempo di documentarci e di formarci in modo umano adeguato. Dovremmo essere maestri di umanità e invece siamo esperti nell'essere disumani caricando fardelli pesanti sulle vostre spalle.
Ovviamente anche voi avete la vostra parte di responsabilità, ma ritengo che un pezzo importante della responsabilità sia proprio di chi guida la Chiesa oggi... di noi pastori.
Il giovane ricco non va via perché ha tanti soldi, ma perché deve rinunciare a un pezzo di sé per mettersi alla sequela di Gesù.
Lui vuole fare da solo, vuole salvarsi da solo, vuole essere perfetto da solo, vuole essere degno d'amore da solo.
Gesù invece propone la via stretta della sequela nella comunità. Nella comunità e non al di sopra come alcuni tra i pastori credono!
Nonostante la via stretta della comunità, Gesù ci ricorda che è difficilissimo, impossibile, entrare nel Regno di Dio… dice infatti «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Questo dovrebbe pacificare il cuore di coloro che nella chiesa credono di salvarsi a forza di preghiere, a forza di prassi, di messe, di riti, di devozioni… anche quella della Madonna del Rosario che abbiamo posto al centro della Chiesa a Monticello oppure l'Immacolata a Finale Ligure.
Dovrebbe anche pacificare chi invece crede di salvarsi a forza di volontariato, di opere buone, del "non fare nulla di male"... il tutto senza la chiesa e la preghiera.
Possiamo fare quello che vogliamo, ma le porte del Regno di Dio restano chiuse a noi se non ci mettiamo sotto le ali di Gesù e se non lo imitiamo nella vita quotidiana.
È la sequela, l'umiltà e l'obbedienza a Cristo che ci permettono, per grazia, di entrare nel Regno del Padre. In questo processo di sequela rientra allora tanto l'aspetto liturgico-religioso quanto l'aspetto caritativo quanto un certo stile di vita perché tutte queste cose servono a noi per restare dei discepoli in sequela, ma poi è Dio in persona che apre le porte e fa tutto.
Dobbiamo però essere persone libere e per essere liberi bisogna rompere ciò che ci incatena. Cosa incatena la tua vita? Cosa non ti rende libero di agire secondo il Vangelo? Una persona, una situazione, la mania del possesso, la mania di controllo su cose e persone, il desiderio del potere? Cosa ti rende disumano verso gli altri e cosa fa sì che tu ti creda il centro dell'universo?
Allora abbiamo visto bene come questo Vangelo non parli di temi differenti perché la sapienza secondo Dio si sviluppa dall'esperienza di sequela a Cristo e di fiducia… il tutto nella concretezza di una vita veramente buona e benevola in relazione con gli altri.
Diceva il Santo Vescovo Monsignor Oscar Romero, martire morto il 24 marzo 1980, commentando questo vangelo:
"Se uno vive un cristianesimo molto buono, ma che non tocca il nostro tempo, che non denuncia le ingiustizie, che non proclama il Regno di Dio con coraggio, che non rifiuta il peccato degli uomini, che acconsente, per stare bene con certe classi, i peccati di queste classi, non sta compiendo il suo dovere, sta peccando, sta tradendo la sua missione …”
Padre buono,
perdonaci quando siamo così ricchi di noi stessi da giustificare il nostro male, guariscici dal morbo dell'arroganza, della presunzione e della saccenza. Liberaci da questo cristianesimo disincarnato che si riempie di 1000 devozioni, ma dimentica di vivere la sequela nel quotidiano della vita. Rendici poveri delle nostre idee, del nostro orgoglio, del nostro peccato e del nostro quieto vivere.
Rendici capaci di denunciare le ingiustizie nel mondo e nella chiesa, rendici segno di contraddizione nel bene per questo mondo e la nostra chiesa.
Fa che non ce ne andiamo delusi come il giovane ricco a causa del nostro male interiore. Che lo Spirito Santo ci rende testimoni gioiosi della via di Gesù. Così sia.
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