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XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 8 ott 2022
  • Tempo di lettura: 5 min

La Parola di oggi è molto ricca e noi ci soffermeremo su alcuni aspetti, in particolare: la gratuità del dono, la sovrabbondanza di Dio e la gratitudine.

Vedremo però anche qualche tentazione a cui ci espone questa Parola.

La vicenda di Naaman il Siro potrebbe sembrare banale all’interno delle vicende di Israele, ma non è così. Naaman non è un ebreo e non appartiene al popolo dei salvati, ma è un uomo disperato e in ricerca.

La lebbra nel mondo antico era una malattia invalidante e mortale, una malattia dalle molte implicazioni sociali, relazionali e religiose.

Chi contraeva la lebbra non poteva più vivere con gli altri ed era cacciato fuori dalla città, perdeva la possibilità di mantenersi e moriva solo tra i mille dolori della malattia. Inoltre si perdeva diritti sociali e religiosi. 

Naaman vive in modo più pesante questa situazione perchè è un nobile che rischia di perdere proprio tutto. 

Sente parlare di un personaggio famoso, Elia, che si dice possa guarirlo. Lui parte come se stesse cercando un “santone”, vuole comprare i suoi servigi, vuole comprare la guarigione.

Qui si vede la tentazione umana di comprare i benefici spirituali tipica nel nostro mondo contemporaneo… quando si va da maghi, astrologi, santoni, quando cerchiamo fenomeni mistici in qualunque santuario o presunto tale, quando accendiamo le candeline in chiesa pretendendo il miracolo, ecc… si è disposti a spendere qualunque cifra pur di avere la guarigione miracolosa!

Si è fatto in passato anche nella chiesa con la vendita delle indulgenze e si fa oggi in alcune comunità dove si trovano ancora i “tariffari” per i sacramenti. Il mercato sacro però non è cosa gradita a Dio.

Elia prontamente ricorda che il dono di Dio è gratuito e sovrabbondante… non si vende e non si compra, lui si dona gratuitamente a tutti.

Il profeta non era tenuto a intervenire per un pagano, straniero e diverso, ma lo fa proprio perché non possiede il dono di Dio, ma lo amministra.

Questo dono gratuito apre al cambiamento di Naaman, un cambiamento così profondo da portarlo alla conversione al Dio di Israele.

Troviamo una situazione simile nel racconto del Vangelo.

Il Vangelo ci fornisce dati importanti… ci dice che sono dieci lebbrosi di cui uno samaritano. 

Chi sono i samaritani? I Samaritani erano un'eresia ebraica: avevano il loro culto in un tempio che era diverso da quello di Gerusalemme, leggevano il pentateuco cioè i primi cinque libri della Bibbia e allo stesso tempo però ne avevano altri, avevano una loro classe sacerdotale e erano odiati dagli ebrei in quanto considerati alla stregua dei pagani.

Ci viene detto che questi dieci lebbrosi sono alla ricerca della guarigione e vanno da Gesù esattamente con lo stesso spirito di Namann il Siro.

Gesù ordina a questi disperati di presentarsi al tempio dai sacerdoti. Era la prassi comune in Israele quando si era già guariti per essere riammessi nella società.

Loro però sono malati, la guarigione avviene perché si fidano delle parole di Gesù! Avviene mentre vanno.

Però ci viene raccontato oggi un particolarmente interessante…

I dieci sono guariti perché si fidano e, sulle parole di Gesù, da malati, si recano al tempio per certificare una guarigione non ancora avvenuta.

Uno però, vistosi guarito, disobbedisce a Gesù e torna indietro per ringraziare.

Il Signore cosa dice a questo disobbediente? Lo sgrida perché non si è attenuto ad un comando formale?

Sentiamo il Vangelo: "«Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!»".

L'osservanza scrupolosa della legge, del comandamento, non è garanzia di salvezza e non è quello che cerca Gesù. Certamente chi obbedisce ha degli strumenti in più, ma quando l'obbedienza diventa cieca, quando l'obbedienza diventa più importante della carità e della gratitudine allora essa non è capace di salvare.

Il Samaritano, l'eretico, davanti al comando ha l'intenzione di obbedire, ma disobbedisce per dire "grazie" e questo è per lui occasione di salvezza.

È guidato dalla gratitudine e dalla gratuità e non dall'osservanza cieca della legge anche se è uscita dalla bocca del Signore in persona.

Al disobbediente che esprime la propria gratitudine Gesù dice "«Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!»"

Tutti sono guariti perché hanno provato a fidarsi e hanno provato a rispondere positivamente al comando di Gesù che ordinava loro di presentarsi ai sacerdoti del tempio, ma a essere salvato è solo il disobbediente che torna indietro a rendere grazie a Dio.

Questo rompe molto la nostra dinamica religiosa di buoni cristiani che vanno a messa e ci ricorda che la gratitudine per il Signore si esprime anche nel mondo. Il Samaritano sarebbe dovuto andare al tempio, certificare la propria guarigione e offrire il sacrificio a Dio come ringraziamento… invece no, torna indietro e ringrazia Gesù. Quante occasioni perdiamo di incontrare Gesù nel mondo e negli altri a causa della nostra rigidità religiosa o umana.

Il Santo Padre il 27 dicembre del 2020 disse 《"In ogni famiglia ci sono problemi" ma ci sono sempre tre parole che vengono in soccorso: "Permesso, per non essere invadenti, grazie, per aiutarci reciprocamente, e scusa. Dire scusa, poi, prima che finisca la giornata" per evitare "le guerre fredde del giorno dopo》.

Mi sembra che queste tre parole proposte dal Papa risuonino proprio nelle letture di oggi e forniscono un importante atteggiamento di vita rispetto al nostro modo di intendere la fede.

Davanti alle domande fondamentali che mettono in crisi credenti e non credenti, domande del tipo: perché le guerre? Perché Dio permette la morte dei bambini? Perché la malattia? In definitiva perché il mistero del male in qualunque forma esso compaia?

Davanti alle nostre giuste pretese ci viene detto che c'è un mistero del male insondabile e c'è un mistero di Dio che pur restando insondabile si svela gradualmente a noi rimanendo incomprensibile.

Quando ci relazioniamo con gli altri e con Dio dobbiamo calare le nostre pretese… 

  • "Permesso" è la parola e l'atteggiamento del cuore che ci fa avvicinare all'interlocutore, che sia Divino o che sia umano non importa, e ci permette di metterci in relazione.

  • "Scusa" è la parola dell'umiltà, la parola che ricorda la propria fragilità e che cerca ammenda per le proprie mancanze verso l'altro, che sia Divino o che sia umano non importa, ma è parola di nuova relazione.

  • "Grazie" è la parola della gratuità e della gratitudine riconoscendo che l'azione dell'altro non è un mio diritto, ma un suo dono libero. Questo dono va riconosciuto, questo dono apre al cambiamento di vita. I due pagani, Naaman il Siro e il Samaritano lebbroso, hanno capito bene questo insegnamento che ha portato in loro un reale cambiamento di vita.

Non è la legge, non sono i comandamenti e non sono le leggi della chiesa che ci salveranno. Tutte queste cose sono date per aiutarci a vivere bene, ma non sono loro la fonte della salvezza bensì la fede in Gesù, il fidarsi di lui, l'affidarsi a lui, il vivere le relazioni come lui… permesso, scusa e grazie sono le parole di Dio che manifesteranno quanto assomigliamo realmente a Gesù Cristo.

Esercitiamoci nel dire e nel vivere questi atteggiamenti del cuore e allora saremo veramente come l'unico dei dieci lebbrosi che oltre a essere stato guarito, prima di tutto nel cuore, di fatto è l'unico che si salva e che può entrare nel regno di Dio.

 
 
 

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