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XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 26 ott 2024
  • Tempo di lettura: 4 min

Sono convinto, alla luce della parola di Dio di oggi, che nella nostra vita spirituale continuiamo a compiere gli stessi due errori. Nonostante duemila anni di storia, di insegnamento e di esempi di buona vita cristiana, noi siamo convinti ancora di due cose profondamente sbagliate ed avulse dalla Parola di Dio.

La prima è che essere cristiani sia un adesione di testa oppure un adesione liturgica,  ma che abbia poco che fare con la nostra vita quotidiana.

La seconda cosa è il falso mito della chiesa forte. L'idea della chiesa gerarchica, della dottrina e di tante altre cose che rimandano a un'immagine di chiesa istituzionale monolitica e immutabile. Ad alcuni di noi piace l'idea della chiesa tradizionale e delle cose tradizionali immutabili.

Quante volte si tirano fuori le vecchie foto delle grandi processioni del passato, delle feste con l'albero della cuccagna, delle folle oceaniche in chiesa, ecc… ma non si è in grado di vivere la fede oggi e non si vuole ripensare oggi alla dinamica di fede concreta. Siamo di nuovo in una dimensione di una fede teorica.

La chiesa forte non esiste e se è esistita è stata un fallimento totale!

Dio non è dalla parte dei forti, ma di coloro che hanno più bisogno. Nella Scrittura Dio non è dalla parte di Israele perché è la nazione migliore, ma perché è il più piccolo tra i popoli e ne ha più bisogno.

Nella scrittura Dio è sempre dalla parte degli orfani e delle vedove, degli ultimi e dei diseredati. Perché questo?

Dio è masochista oppure vuole la sofferenza delle persone?

No, Dio è dalla parte chi ne ha più bisogno.

Vuole salvare tutti e partire da quelli più esclusi, sofferenti e diseredati.

In realtà essere ciechi è una situazione di partenza migliore rispetto a quelli che si credono a posto semplicemente perché vengono messa, hanno una vita in cui non fanno nulla di male e in fondo non hanno un vero scopo.

Il cieco ha un sogno e una passione, vuole tornare a vedere per essere utile alla propria famiglia e alla propria società.

Tante volte noi siamo ciechi e pensiamo di vedere.

La tradizione non ci salverà, la chiesa forte non ci salverà e una fede disincarnata non servirà a nulla nella nostra vita.

Non possiamo investire tempo, risorse personali ed energia interiori su ciò che non è vita, luce e, in definitiva, Dio.

Guardate che gli scribi e i farisei sono persone buone, che tendenzialmente non fanno nulla di male, ma che non sanno vivere il bene del presente! Vanno dietro alle tradizioni, alle leggi e al mito falso di un passato aureo che non è mai esistito.

I puristi della fede dannano il mondo e non lo portano verso Gesù perché Gesù non è un purista della fede! Gesù è l’uomo-Dio della concretezza che parte dalla realtà e non dalle idee, dal fatto che quell'uomo che sta davanti a lui è cieco.

Essere ciechi e riconoscerlo è un punto di partenza fondamentale per un cammino cristiano che sia autenticamente reale.

Mi domando se io e voi siamo ciechi in cerca di Gesù oppure siamo come gli scribi e i farisei che vivono di mille certezze, ma dimenticano la concretezza del vivere.

Questo non vuol dire che saremo perfetti, che non faremo mai del male, che non faremo mai un errore e che saremo dei santini dal collo storto bensì che restiamo nella concretezza della vita che è incertezza. Una vita che però con Gesù davanti diventa luce nonostante il nostro buio.

Adesso è passato un mese dal mio ingresso, possono essere un po' più esplicito?

In una chiesa vuota cosa pensate che può fare il prete da solo? 

In una chiesa che assomiglia più al supermercato della fede, dove ciascuno prende il proprio servizio religioso e se ne va, che comunità siamo? Che cammino offriamo al quartiere?

In una comunità dove ci sono persone che preferiscono rifugiarsi in un passato mitico manipolando la figura di Don Silvio Ravera oppure in un passato mitico rifugiandosi in una cappella fatiscente in cima a una collina, che comunità siamo? Una comunità morta che vive nel passato!

Ci siamo accorti che spacciano droga in via Maciocio? E a parte me (che l'ho già fatto), quanti di voi hanno denunciato la cosa?

Ci siamo accorti che davanti alla chiesa c'è gente che bivacca e che a volte aggredisce le persone fisicamente?

Ci siamo accorti della solitudine sociale di questo quartiere dove ci sono tanti anziani soli?

Siamo mica ciechi come gli scribi e i farisei? A me sembra di sì!

Io da solo non salvo il mondo, Gesù lo salva!

Ma dov'è la comunità dei discepoli e delle discepole su questo territorio… una comunità che si mette a disposizione del territorio, una comunità a servizio di Gesù attraverso i fratelli? Non voglio sentire scuse sulle età… ogni età della vita cristiana può dare qualcosa alla comunità.

A me sembra che siamo ciechi e non nel modo giusto perché siamo ciechi che credono di vederci bene. Dobbiamo tornare a una dinamica in cui noi riconosciamo il nostro limite e chiediamo a Gesù di essere la nostra vista, chiediamo a Gesù di stimolare le nostre mani e chiediamo a Gesù di stimolare la nostra volontà a fare qualcosa.

Però poi facciamo qualcosa! 

Non aspettate Don Gabriele e non aspettate che la curia risolve i vostri problemi.

Non sarà il governo e non sarà per magia Dio a risolvere i vostri problemi. Cominciate a essere discepoli e discepole che vivono, vedono, amano e agiscono.

Vi ossessionerò con questa frase, ma i problemi il Signore non ve li risolve. 

Vogliamo un quartiere più Cristiano? Cominciamo a cambiare noi e a chiedere noi il dono della vista.

Vogliamo una società più giusta? Comincia tu ad essere giusto!

Il Signore fa la sua parte in abbondanza, ma lui ci dà la vista per agire e non perché siamo migliori degli altri.

 
 
 

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