XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Messa di apertura del catechismo Anno A
- Gabriele Semeraro
- 28 ott 2023
- Tempo di lettura: 6 min

Dobbiamo stare come sempre molto attenti a come ascoltiamo la parola di Dio, come la interpretiamo e come la mettiamo in pratica.
Un commentatore diverso porrebbe magari l'accento sul fatto che Dio in queste letture ci ha dato delle leggi e che noi dobbiamo rispettarle.
Magari poi non ci si pone neanche la domanda di come dobbiamo rispettare queste leggi, ma in base a un nostro preconcetto, in base a delle nostre convinzioni e in base a quello che ci è comodo ci troveremo a interpretare le stesse leggi in modi diversi.
Le letture invece non ci stanno parlando di leggi, ma di un atteggiamento del cuore e di uno stile di vita. Ci stanno dicendo cosa ci dovrebbe essere alla base della nostra vita e non a come vivere le cose che ci vengono dette.
Nella prima lettura ci viene presentato il rapporto tra il fedele e lo straniero. La regola che viene presentata sta dicendo qualcosa di concreto tant'è che non si limita a dire "devi accogliere lo straniero", ma dice che atteggiamento del cuore avere.
Qui c'è già un passaggio rispetto al nostro rapporto con gli stranieri, ma ricordiamoci che tutto ciò che è al di fuori della nostra persona è per noi straniero. Voi siete stranieri per me e io sono straniero per voi quindi ci viene detto come dobbiamo interagire gli uni con gli altri, con che atteggiamento del cuore, con che sguardo e che azioni potremmo fare.
Nel Vangelo di domenica scorsa abbiamo sentito come Gesù abbia messo a tacere i sadducei e come abbia sottolineato l'importanza del principio di realtà. Vivere secondo realtà significa evitare le tentazioni e le paure derivanti da un futuro inesistente oppure evitare le insoddisfazioni che nascono da un passato mitico altrettanto inesistente.
Oggi i farisei pensano di comprarsi Gesù e fargli dire quello che vogliono loro. Uno dei grandi problemi del mondo ebraico, e permettetemi di dirlo anche del mondo cattolico di oggi, è l'eccessiva quantità di regole e l'eccessiva verbosità. Diversi maestri cercavano di sintetizzare la legge e cercavano di trovare un principio facile da memorizzare per vivere bene.
Gesù non inventa nulla di nuovo, molti saggi hanno identificato in quella che noi chiamiamo "la regola d'oro" il principio della pace, ma Gesù la formula in modo molto differente:
"Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti".
Al centro c'è un rapporto concreto con Dio non dal punto di vista della liturgia, intellettuale e morale, ma è l'intera nostra umanità che viene messa in gioco in questo rapporto. Il secondo comandamento potremmo dire sia la conseguenza del primo. Se io ho un reale rapporto con Dio con tutto il mio essere allora questo rapporto mi umanizza e mi rende più socievole, più amante dell'umanità altrui e più disposto a scomodarmi per gli altri.
Paolo sottolinea l'importanza del buon esempio. La lettera di Paolo è riferita a tutti coloro che hanno un ruolo educativo quindi, in fondo, siamo chiamati tutti in causa. I genitori e i nonni, gli insegnanti e i preti, gli allenatori e gli adulti in generale.
Se noi adulti diciamo a loro, ai più piccoli, che i problemi si risolvono parlandone, ma poi ci vedono aggressivi e violenti, maleducati e magari alziamo le mani… Qual è il messaggio secondo voi che passa?
Se loro vengono a catechismo, ma ai genitori non frega nulla… pensate serva qualcosa mandargli a catechismo?
Spesso ai più piccoli, a causa nostra, passa il messaggio che la realtà è brutta, che il catechismo è una roba da bambini e che la parrocchia serve solo per trasmettere qualche valore.
Noi rischiamo di trasformare in favola il Vangelo, ma Gesù non è una favola e il cristianesimo non è la barzelletta di nessuno.
Quello che chiedo a me stesso, a voi genitori e alle persone che si occupano della catechesi è quella di curare con estrema attenzione la propria umanità perché questi ragazzi non sono scemi e capiscono molto bene qual'è la realtà. Ciò che per noi è importante, se noi lo viviamo veramente, diventa importante per loro.
Allora è importante il rapporto tra persone adulte che possono risolvere i problemi parlando? Oppure la realtà è un'altra e quindi ci si mette con le spalle al muro chi si ha di fronte con finti problemi?
Sbagliare per eccesso di amore va bene perché vuol dire che almeno ci siamo messi in gioco. Io, come credo le catechiste e catechisti, crediamo fermamente che questo non sia solo un luogo di valori umani, ma una scuola di vita dove attraverso l'esperienza si insegna qualcosa. Non le parole, non la dottrina, non la morale e non un cristianesimo becero che si riduce magari a delle formulette… è la vita che insegna, la tua vita insegna come si sta al mondo.
Il modo per cambiare certe dinamiche è avere qualcuno che ci orienta e noi questo qualcuno lo abbiamo in Gesù. Noi dovremmo averlo in Gesù perché altrimenti non ha troppo senso essere qui e chiedere per i nostri figli un cammino di catechesi che potrebbe essere per loro un peso.
Noi non abbiamo intenzione di metterci in competizione con i 4 miliardi di impegni di questi ragazzi: la scuola, lo sport, gli hobby, mille corsi diversi, ecc… tutte cose legittime.
Nessuno ci obbliga a fare catechismo e a ricevere i sacramenti. Se il catechismo ha lo scopo di dare i sacramenti allora non serve a nulla, se ha lo scopo di dargli delle tradizioni religiose allora non serve a nulla!
Il catechismo deve essere il luogo delle esperienze, è il luogo dove si sperimenta la vita attraverso lo stile del Vangelo, si sperimenta come si superano i conflitti attraverso il Vangelo.
Se non vi interessa… non iscriveteli!
Spesso a scuola sperimentano la violenza, la dinamica del sopruso e la dinamica dell'ingiustizia: lo sperimentano tra di loro quando litigano, lo sperimentano nella dinamica con gli insegnanti i quali sono estremamente vincolati a delle regole ben precise e lo sperimentano quando vedono voi genitori intervenire in modo sbagliato.
La parrocchia e il catechismo vivono le situazioni del mondo, ma essi dovrebbero essere la scuola dove si impara ad affrontare tutte queste cose con lo stile di Gesù, con lo stile di Maria.
Questa scuola non termina con la fine del catechismo, ma riguarda anche voi genitori e tutti gli adulti perché riguarda la vita.
Noi catechisti promettiamo che ci impegneremo a dargli tutto dal punto di vista della nostra umanità abitata da Gesù, certo gli insegneremo anche delle formule e cercheremo di introdurli un minimo alla vita liturgica della chiesa, ma il centro è l'affetto e Gesù. Noi ci proviamo con il tempo che abbiamo a disposizione, ma il resto del tempo è nelle vostre mani e voi adulti avete l'obbligo e la responsabilità di trasmettere la vostra vita.
Se Cristo e la chiesa non sono tra le vostre priorità allora lasciate perdere. Ciò che non è importante per voi non può esserlo per loro, ciò in cui voi non siete disposti a perdere del tempo non è giusto che ce lo perdono loro.
Siamo tutti corresponsabili dell'educazione e della catechesi non solo verso i più piccoli, ma anche tra di noi e con il mondo.
Tra poco vi presenterò ufficialmente tutte le persone che hanno scelto di mettersi in gioco in parrocchia nella catechesi dai più giovani. Non sono persone più preparate di voi, non sono supereroi, non sono dei Santi e non hanno più tempo libero di quanto ne abbiate voi, ma hanno fatto una scelta. Noi non possiamo chiedere loro di fare per sempre questo incarico, quindi vi chiedo in prospettiva futura di ragionare sul fatto che qualcuno di voi si possa mettere in gioco su questo, sulla preparazione degli adulti, dei battesimi, sul modo di aiutare tanto la comunità civile di Finale quanto la nostra comunità parrocchiale che spesso si appoggia su persone che con tanta fatica permettono a tutti noi di usufruire di questa nostra chiesa… Esiste un coro che fa un grande servizio e a cui ci si può unire, c'è chi apre e chiude la chiesa, c'è chi pulisce, chi si mette a disposizione per mille cose. Sono tutte modalità per amare il nostro prossimo come noi stessi, per dimostrare che amiamo veramente la nostra comunità.
Tante volte sento dire "io amo questa comunità infatti ho celebrato tutti i sacramenti qui".
Perdonatemi questo è attaccamento, ma non è amore.
Se io amo una realtà ci spendo tempo, risorse ed energie cioè metto le mani in pasta per quello che posso e come posso. Se amo la mia comunità non la lascio solo perché non mi piace qualcuno o qualcosa.
Se amiamo realmente questa comunità sullo stile del Vangelo, cioè come noi stessi, allora non possiamo delegare il compito educativo ai catechisti e ai preti, non possiamo delegare la cura della liturgia solo al coro, non possiamo delegare la cura della chiesa sola ad Andrea. Corresponsabili gli uni degli altri e quindi veramente educatori!
Concludo dicendo a tutti voi, a voi bambini/e e ragazzi/e, che avete il diritto di ricevere un esempio di amore autentico e autenticamente vissuto: se noi adulti non siamo all'altezza dovete dircelo! Riprendeteci, sgridateci, scuoteteci e pretendete di ricevere il meglio che Gesù vuole darvi.
Quando noi grandi siamo dei cattivi educatori dovete dircelo e voi diventerete i nostri educatori, voi ci ricondurrete a Gesù.
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