XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B
- Gabriele Semeraro
- 30 ott 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Tante volte abbiamo detto che uno degli elementi costitutivi della fede cristiana è la dimensione comunitaria ciononostante essa è impossibile se non si riscopre la dimissione personale della fede e del discepolato.
La vita morale, spirituale e personale trovano la loro sorgente e la loro forma non nelle norme e nelle regole, ma bensì dalla concretezza e dalla qualità dell'amore per il prossimo. Questo è il motivo per cui la fede, se reale, influisce su tutte le dimensioni della vita: intellettuale, affettiva, sensibile e relazionale. Qualunque forma di riduzione della fede a delle norme tradisce il dono di salvezza gratuito che Gesù ci ha fatto nella Pasqua, tradisce la gratuita del dono per l'umanità intera. Non sono le regole a farci cristiani, ma il nostro modo di vivere, il nostro stile di amare.
Con buona pace di coloro che sono attaccati alle regole ecclesiastiche, non ci è lecito domandarci se nella nostra vita abbiamo rispettato le norme e i precetti ecclesiastici, ma la domanda fondativa è se l'amore di Dio e del prossimo è diventato il mio stile di vita personale, credente e vivente.
È la distinzione tra chi dice di aderire alla religione cristiana e chi invece è Cristiano! La fede in Cristo è la fede in una persona e non un insieme di inutili regole, dottrine, precetti e devozioni.
Il cristianesimo non è una religione, ma l'incontro con Cristo Gesù, sommo sacerdote e rivelazione definitiva del mistero di Dio che chiama gli uomini a seguirlo da fratelli e sorelle.
Se la preghiera, le pratiche religiose e la Messa domenicale non sono intense come un atto d'amore verso i fratelli e le sorelle e verso Dio, allora è tempo perso.
Qualunque evento in qualunque momento della nostra vita può essere offerto a Dio se lo si vive realmente come parte della propria spiritualità. Non si può offrire ciò che non si vive e ciò che non appartiene.
L'offerta massima della nostra vita avviene sull'altare domenicale. L'altare è quel luogo che congiunge sommamente la terra al cielo... è l'ara sacra dei sacrifici cruenti, è il luogo del perdono, è il luogo dell'offerta ed è mensa cioè il luogo della comunione.
Alla fine della vita saremo giudicati sull'amore che concretamente avremo vissuto.
L'amore non è mai esperienza teorica, ma è sempre azione, sguardo e orientamento di vita.
La strada della felicità proposta da Cristo è quella di vivere l'amore nella concretezza della propria quotidianità, è contribuire a costruire luoghi di carità e di ascolto, di accoglienza e di offerta per ogni uomo e ogni donna che sono alla ricerca, più o meno consapevole, di Dio.
Nella chiesa nessuno deve sentirsi ospite menchemeno ospite indesiderato: l'amore ci rende fratelli e sorelle. Nessuno è ospite: che tu sia perfetto o che tu sia peccatore, che tu sia sposato oppure divorziato, che tu sia eterosessuale oppure omosessuale, che tu sia disoccupato oppure abbia tante ricchezze, ecc… nessuno, nessuno è ospite in chiesa e nessuno, nessuno è escluso dalla grazia di Dio e dal suo amore.
La strada dell'amore è l'unica via per la reale evangelizzazione e promozione della persona umana. È l'unica via che può cambiare la società e la chiesa, ma soprattutto che può incidere nel cuore e nelle coscienze dei fratelli e delle sorelle. È l'unica via che permette la cosiddetta inabitazione di Dio nell'umanità: quel processo per cui il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo abitano in ciascuno di noi.
L'amore Verso Dio non possiamo dimostrarlo se non attraverso uno stile di vita concreto e visibile a tutti, attraverso un cuore e una coscienza toccata dalla grazia e delle mani che agiscono di conseguenza.
Diceva il Mahatma Gandhi che "l'amore è la potenza più delicata del mondo".
Che le nostre azioni manifestino questa delicatezza, che le nostre azioni dimostrino al mondo a chi appartieniamo.
Signore, tante volte consideriamo l'essere cristiani come un insieme di norme, di precetti e di obblighi formali.
Troppo spesso dimentichiamo che essere cristiani non è una religione, ma l'incontro con la tua Divina-Umanità, con Gesù Cristo.
Perdonaci quando preferiamo le leggi e i comandamenti alla regola d'oro dell'amore, all'amore come stile di vita, all'amore come gesto che accoglie e sguardo che protegge.
Diceva San Giovanni della Croce che "alla fine della vita saremo giudicati sull'amore".
Padre buono, valorizza ogni singolo gesto d'amore della nostra vita, che sia il tuo Amore a giudicare il mio povero amore, la tua Misericordia a giudicare la mia durezza di cuore.
Aiutaci a liberarci da tutte quelle forme religiose e quelle tradizioni ormai vuote!
Aiutaci a mettere, non al primo, ma all'unico posto della nostra vita l'amore per le persone e per te. Se una devozione oppure una cosa ci porta lontano dall'amore concretamente vissuto allora dacci la forza di allontanarla da noi.
Amen
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