XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO A
- Gabriele Semeraro
- 11 nov 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 12 nov 2023

Questa domenica le tematiche che ci vengono proposte dalla parola sono, mi sembra, 2: da un lato abbiamo la prontezza nell'agire con il desiderio di incontrare il Signore e dall'altra la fede nella vita eterna.
Già la prima lettura dice una cosa con estrema chiarezza "La sapienza è splendida e non sfiorisce,
facilmente si lascia vedere da coloro che la amano
e si lascia trovare da quelli che la cercano".
Gesù non è nascosto, Dio si vuole lasciar trovare, ma questo richiede che gli occhi del cuore siano attenti per poterlo vedere e che le mani si mettano subito in azione.
Il Vangelo in fondo sta dicendo con la parabola proprio questo atteggiamento della vita: un cuore attento per cogliere i segnali e delle mani pronte ad agire.
Spesso mi è capitato di sentir dire "Don ma io non ho tanta fede".
Di che fede stiamo parlando? Perché o la fede è un atteggiamento del cuore che ha conseguenze pratiche oppure stiamo confondendo la fede con la devozione. La devozione vive di pratiche esteriori e a volte tanto pietismo nel cuore. La fede invece è composta da molteplici aspetti di cui quello fondamentale è quello di avere una attinenza stretta con la vita pratica.
Non è detto che uno abbia fede perché dice tanti rosari o viene in chiesa, non è fede portare le statue in giro dei Santi e sicuramente non è fede avere sempre la parola di Dio sulla bocca… anche il diavolo nel deserto con Gesù cita la parola di Dio.
Dio si lascia trovare, ma si lascia trovare a chi lo cerca veramente e sa vederlo prima di tutto non in chiesa, ma nel mondo.
Le vergini sagge a noi potrebbero sembrare crudeli, ma non è così. L'olio di cui si parla è l'olio della speranza, l'olio delle azioni buone compiute e l'olio della preparazione umana. Se loro danno il proprio olio alle altre rischiano di rimanerne senza.
Guardate che questo Vangelo contiene una profonda visione psicologica su quello che oggi gli psicologi chiamano burnout. Io sono chiamato a donarmi e sono chiamato a dare la mia vita, ma non a suicidarmi umanamente e psicologicamente.
Riguardo alla speranza della vita eterna Paolo è stato chiarissimo. Dovremmo domandarci quanto la nostra dimensione di fede è condizionata dal mistero della Resurrezione e quanto in fondo non sia troppo diversa rispetto a qualunque altra fede umana nel mondo. Guardate che questa dimensione la scopriamo nel momento del lutto.
Nel momento del lutto noi verifichiamo quanto la nostra fede è oggettivamente cristiana.
Nel 2001 morì una persona a me cara e lì caddi in una profonda depressione umana-spirituale durata anni e ci volle tanta psicoterapia per poterne uscire. Lì in quel passaggio fondamentale mi resi conto che la mia fede era inconsistente. Qualche anno fa nel giro di due mesi ho perso quattro famigliari. In quel passaggio fondamentale del dolore della perdita e di una perdita reiterata nel tempo, ho scoperto quanto il mio cammino di fede fosse cresciuto. Umanamente ero provato, emotivamente KO, ma percepivo come la vita non finisse con la morte. Ricordo che guardando la salma di mia nonna scoprì in me la consapevolezza di una vita che va avanti, di un Dio che non ci abbandona in preda alla morte e che soprattutto se volevo omaggiare quella vita avrei dovuto vivere bene la mia vita, avrei dovuto vivere bene la carità fraterna.
Nuovamente torniamo al tema delle azioni.
L'espressione di una fede solida passa attraverso non le opere buone, ma uno stile di vita buono. Uno potrebbe anche fare tante elemosina e tante opere di carità, ma se non vive quotidianamente la carità nelle cose che già fa vuol dire che è un bugiardo che è una bugiarda.
Le vergini sagge sono proprio immagine di coloro che nel quotidiano hanno un determinato stile di vita, che in casa vivono in un certo modo, che lavorano in un certo modo, che interagiscono in un certo modo e che quindi non vedono cambio di comportamento tra la vita e la chiesa.
Noi possiamo rimandare le cose e fare parole sulla fede, ma l'olio della lampada della nostra vita prima o poi finirà e finirà quando meno ce lo aspettiamo.
Se abbiamo vissuto bene ci sarà una conseguenza di un certo tipo altrimenti ci sarà una conseguenza di un altro tipo… siamo responsabili delle nostre scelte, della nostra vita e dobbiamo essere pronti a portarne le conseguenze positive o negative.
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