XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B
- Gabriele Semeraro
- 10 nov 2024
- Tempo di lettura: 4 min

La nostra società contemporanea e la nostra chiesa di oggi soffrono di alcune malattie comuni. Noi siamo ossessionati dai numeri, dai soldi, dalle manie di programmazione e da una forma generalizzata di buonismo che appiattisce tutto.
La logica di Dio invece è una logica che richiede coraggio e che richiede di andare al di là dell'evidenza. Potremmo definirla la capacità di sognare.
Il racconto di Elia è situato in un momento storico difficile per Israele perché il profeta è stato mandato al re per annunciare la carestia, carestia che sta coinvolgendo tutto il territorio di Israele, ma anche tutti i territori intorno.
Il profeta sta patendo le stesse cose che patisce il popolo e sta rischiando di morire di fame e di sete.
Elia si ritrova a Sidone che è territorio pagano e incontra questa donna disperata.
Questa donna ha la fortuna di avere un pozzo con dell'acqua, ma non ha più niente da mangiare. Il profeta chiede a questa donna di fidarsi e di aprirsi alle necessità di chi ha davanti.
Guardate che noi ragioniamo spesso come la donna quando dice di no. Prima pensiamo a noi stessi e solo successivamente, se c'è dell'avanzo, pensiamo agli altri.
Il risultato di questa logica è la siccità.
Israele viene punito con la siccità a causa di questa mentalità egoista. Tu non vali più di qualcun altro, ma vali come gli altri. I tuoi bisogni non sono superiori a quelle di un altro e non vengono prima.
Elia chiede un atto di fede.
«Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d’Israele: “La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra”»
Il profeta non chiede qualcosa di spropositato, ma chiede una piccola porzione per sé per poter sopravvivere. Ciò che avviene è che questa donna e questo figlio, fidandosi di Dio, hanno cibo fino alla fine della siccità.
Il Vangelo è esattamente sulla stessa linea.
Gesù non sta dicendo che bisogna essere imprudenti, ma che bisogna essere dei sognatori.
Noi rischiamo di essere oggi la chiesa delle profezie nefaste che si auto realizzano. Diciamo che la gente non vive più la Carità, ma noi non muoviamo un dito per gli altri. Diciamo che oggi si prega poco, ma poi siamo i primi a pregare poco. Diciamo che gli altri sono cattivi, ma poi noi non siamo capaci di vivere il bene e di vivere bene.
Questa vedova del Vangelo mette nel tesoro del tempio tutto quello che ha per vivere non perché è matta, ma perché si fida che Dio non le farà mancare quello di cui ha bisogno.
Abbiamo un sacco di esempi come quelli di Elia e del Vangelo.
San Giovanni Maria Vianney, il curato d'Ars, era poverissimo ed era una persona umile. Lui usava tutte le risorse che aveva per due cose: per la carità delle persone e per abbellire la propria parrocchia.
Vi garantisco che pur vivendo in modo molto povero, alla sua parrocchia non è mai mancato nulla e neppure i suoi parrocchiani.
Chiedete a qualche persona legata a movimenti come i focolarini, nuovi orizzonti oppure le comunità di recupero di madre Elvira.
Queste comunità pongono quel poco che hanno a servizio di tutti e si affidano a San Giuseppe perché non manchi loro mai nulla… regolarmente non manca mai nulla.
Noi siamo in una fase della nostra comunità e della nostra Chiesa in cui il pericolo di cadere nella tentazione dei “bilanci perfetti” è altissima.
Certamente io sono contento che non abbiamo grossi debiti come parrocchia, ma attenzione perché, ringraziando Dio, non navighiamo nell'oro e questo ci permette di essere consapevoli che tutto è un dono di Dio.
Dio del tuo superfluo non sa che farsene, Dio vuole tutto quello che puoi dare.
Cosa puoi dare tu?
Dio non ti sta chiedendo oro o argento, non ti sta chiedendo soldi che non hai, sta chiedendo il dono della tua vita cioè di quello che tu puoi dare.
Ricordo che quando ero bambino andavo nella mia parrocchia che era il San Pietro di Savona. Lì c'era la San Vincenzo che raccoglieva vestiti per i poveri. Ricordo una signora che arrivò con delle grandi valigie piene di vestiti. Era orgogliosa della sua donazione e ostentava quanto a lei fosse buona. Il parroco si avvicinò a lei e le fece aprire le valigie, dopodichè le restituì tutto dicendo “se lei non è disposta a mettere questi vestiti perché bisognerebbe darli ai poveri? Sono brutti e alcuni anche sporchi… non si vergogna?”
Lei non stava dando del suo ai bisognosi per aiutarli, ma si stava svuotando l'armadio. Questa non è carità e non è amore.
Ci sono tanti modi di mettersi a servizio della propria comunità civile, religiosa e di quartiere.
Cosa puoi dare tu che non ti rinchiuda in casa in preda alla stanchezza, all'autocommiserazione, alla rabbia e alla tristezza?
Le occasioni nascono mettendosi in rete, mettendo le mani in pasta e uscendo di casa.
Spenditi per gli altri, per il Signore… nella tomba non ti porti nulla!
Non sto dicendo che devi annullare la tua vita per gli altri, ma che la tua vita va spesa per gli altri a prescindere da quale sia la tua vocazione e la tua condizione economica o sociale.
Il Vangelo di oggi ci aiuta a uscire dalla logica dello scarto che è una logica demoniaca.
Non essere pigro, non essere pigra e soprattutto non ti rinchiudere nelle profezie autoavveranti che guardano al mondo in modo negativo.
Smetti di guardare al passato con nostalgia, ma guarda al passato per imparare cosa di nuovo tu puoi fare.
Se non rischi nella tua vita non vivi veramente.
Lo ridico con forza: del tuo scarto, del tuo avanzo e della tua spazzatura Dio non se ne fa niente. Vuoi fare del bene? Devi dare le primizie del tuo tempo, delle tue risorse, dei tuoi sogni e dai tutto ciò che di bello abita la tua vita.
Questo è ben accetto a Dio a prescindere da tutto.
Dobbiamo divenire persone e chiesa che sanno sognare, al di là a volte, anche dell'evidenza.
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