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XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 12 nov 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

Ci stiamo avvicinando alla fine dell'anno liturgico e veniamo guidati dalle letture a riflessioni che riguardano la fede e la testimonianza.

Veniamo introdotti alla dimensione delle cose ultime, della fine e dei segni dei tempi, ma veniamo messi anche in guardia.

«Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».

Non vi ricorda nulla?

Quante presunte visioni, profezie, madonne postine e veggenti, di ieri e di oggi, sono esattamente in linea con questa pagina evangelica?

Nessuno sa quando sarà la fine, ma la questione centrale è come viviamo, chi seguiamo e chi testimoniamo con la nostra vita.

A noi le presunte profezie sulla fine del mondo non devono preoccupare né interessare.

Quante volte il mondo è già finito? e volte una data cultura è finita? 

Pensiamo all'impero romano, il mondo greco, la storia ebraica, il periodo imperiale in occidente, una certa cristianità, ecc…

Prima dell'anno mille c'era un certo tipo di chiesa, prima dei grandi scismi tra chiesa di occidente e chiesa di oriente esisteva un certo tipo di cristianità, il grande scisma tra cattolici e luterani porta alla fine di un certo tipo di cristianità e di storia politica… la fine del mondo è già avvenuta tante volte eppure non è stata la fine.

L'apocalisse è il ribaltamento delle cose di oggi, la fine di un certo tipo di storia, ma il Vangelo dice che neppure Gesù sa quando sarà la fine.

"Quanto a quel giorno e a quell'ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre" (Mt 24, 36)

Anche il sinodo diocesano, il sinodo italiano e quello mondiale rappresentano di fatto la fine del nostro mondo cattolico per come lo conosciamo oggi esattamente come lo sono stati i concili ecumenici della cristianità antica, il Concilio di Trento e il Concilio Vaticano II.

Siamo alla fine di un'era iniziata con il tramonto delle grandi società imperiali e siamo alla fine della cultura post-industriale,  ma siamo anche alla fine del post-umano. Siamo alla fine del mondo, del nostro mondo conosciuto per come lo conosciamo ora, ma che questa sia la fine definitiva è tutto da vedere ed è tutto da dimostrare.

La tentazione dei tempi di passaggio è quella di mollare, arrendersi e lasciarsi prendere dallo sconforto. L'altra tentazione è quella di buttarsi dietro a ideologie forti, a manie religiose e radicarsi in certe forme rigide, tradizionali e impermeabili alla modernità.

Ci possiamo leggere anche molte tendenze della politica mondiale, europea e italiana contemporanea…

Nascono le divisioni tra chi è di Pietro e chi è di Paolo, per citare San Paolo, oppure come diremmo oggi chi è per Benedetto e chi è per Francesco, chi è di Draghi e chi della Meloni.

Ma il Vangelo è chiaro… ciò che salva la nostra vita, la nostra esistenza, non sono le nostre rigidità bensì Cristo attraverso le nostre fedeltà.

"Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita".

Non si tratta di essere fedeli alla morale religiosa, non si tratta di essere fedeli a certi riti e tradizioni, ma essere fedeli a Gesù Cristo.

Noi preti e chi collabora con noi vive nella frenesia delle riunioni, delle programmazioni, dei progetti pastorali e delle battaglie ideologiche… Non dico che sia tutto inutile, ma dico che è spesso e irrilevante.

Non è la preparazione di grandi discorsi, progetti e morali; non è mettendosi in contrapposizione col mondo che vinceremo davanti a chi ci accusa di tante cose vere e anche non vere.

Dice Gesù "Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere".

Se si è in buona fede non c'è bisogno di approntarsi alle armi, se si vive bene non c'è bisogno di sbandierare le proprie convinzioni contro qualcuno perché la tua vita già manifesta di chi sei.

Mi domando per me e per voi: traspare di chi sono semplicemente dal modo in cui vivo?

Vi dico sinceramente che personalmente non sono vicino a: manie religiose, ansie da preghiera, sono ben lontano da una certa visione di morale cattolica e non, non vivo particolari ansie milenaristiche o da fine del mondo, ecc… Insomma sono abbastanza lontano da una certa chiesa eccessivamente clericale e dalle manie religiose anacronistiche.

Ricordiamoci che Gesù era un laico e non apparteneva alla classe sacerdotale, che vive laicamente e che in senso stretto non istituisce nessuna nuova religione.

Ciò che Gesù definisce sono dei compagni che sono destinati a guidare i fratelli e le sorelle, ma come parte di loro. Allora mi domando come battezzato prima di tutto, come laico in secondo luogo e solo in terzo luogo come presbitero: traspare dal mio modo ordinario di vivere di chi sono discepolo?

Fatevi la stessa domanda e dalla risposta che darete cominciate a lavorare perché il vostro stile di vita sia sempre più trasparente.

Come capiamo se siamo in linea con Gesù? È molto semplice…

Il mio sguardo si sforza di essere caritatevole, accogliente, inclusivo, non giudicante? Le mie mani sono al servizio degli altri in mille modi, dalle piccole gentilezze come portare la spesa alla vicina di casa a cose più impegnative?

La mia preghiera è permeata da ciò che vivo? È una preghiera meccanica o è un dialogo con un amico? Sento il bisogno di parlare con questo amico senza escludere la relazione con le persone che vedo?

Non saranno le messe e non saranno le novene, non saranno i rosari e non saranno le devozioni a dire se siamo di Cristo, ma tutto il resto cioè da come viviamo in famiglia a come viviamo fuori.

Così facendo potremmo attraversare guerre, terremoti e catastrofi, lutti, fatiche e cose brutte certi di essere di Cristo.

Ecco perché non ci dobbiamo preoccupare di profezie, di Madonne girovaghe o apparizioni di qualsivoglia natura.

Non ci deve interessare quando è la fine del mondo perché tanto non potremo evitarla, ma si deve interessare di essere discepoli e discepole di Gesù ogni giorno attraverso un atteggiamento del cuore e atti di sincera e semplice gentilezza.

Forse la cosa di cui dovremmo preoccuparci come abitanti di questo mondo e anche come cristiani è di lavorare a livello di impatto ambientale a causa del cambiamento climatico che dal punto di vista fisico rischia veramente di estinguerci dal pianeta.

 
 
 

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