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Immettersi sulle “strade di coraggio” Alla scoperta del mondo Scout

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 13 mar 2015
  • Tempo di lettura: 5 min


Comincio questo articolo citando il titolo che l’AGESCI ha scelto per la preparazione alla route nazionale che si è svolta quest’estate a San Rossore in cui giovani scout si sono riuniti per parlare alla società, alla chiesa e al mondo di ciò che a loro sta a cuore.

Non parlerò della route, ma prendo spunto da questo titolo per raccontarvi il mio servizio pastorale presso le parrocchie del San Francesco – San Lorenzo proprio con il gruppo Scout del Savona 8°.

Spesso vediamo nella nostra città dei bambini, giovani e adulti vestiti in modo strano, ma che riconosciamo subito… Scout! In ambiente ecclesiastico ed extra, capita di parlare proprio di loro in modo contrastante. C’è chi crede che siano degli esaltati, chi fa battute su di loro, chi li difende come tra i pochi gruppi che realmente fanno formazione, chi li osserva con diffidenza, ecc… certo è, che non passano inosservati.

Io non sono mai stato un amante dello scautismo e ho sempre osservato questa realtà come una delle tante da cui tenersi lontano.

Quando un anno fa Don Angelo mi chiese di seguire proprio un gruppo scout, non ne fui particolarmente entusiasta. Accettai non convinto di essere adatto a questo servizio, ma pronto a vedere cosa il Signore volesse mostrarmi in questa nuova esperienza.

Mi presentai per l’inizio delle attività. Dire che mi sentii fuori posto è dir poco! Io ero lì, mi guardavo intorno e speravo che qualcuno mi dicesse cosa dovevo fare.

Ricordo i molti sguardi interrogativi rivolti verso di me che mi ero presentato in parrocchia con un improbabile maglione di lana color arcobaleno.

Mi ci volle molto “coraggio” per non fuggire o cercare altre “strade” più facili.

Diciamo che la diffidenza che provavo per quei giovani così “strani” era ricambiata in un clima di totale cordialità.


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Il mio servizio con gli scout del Savona 8° consisteva nel prendere il ruolo dell’assistente ecclesiastico per i Branchi dei Lupetti (8-11 anni): Branco Parlata Nuova e Branco Seeonee. Il primo grosso ostacolo fu entrare nel loro linguaggio e nella loro ambientazione, oltre che cercare di entrare in un metodo educativo di cui ero totalmente ignaro. I bambini, o meglio fratellini e sorelline, adottano il linguaggio e l’ambientazione di gioco legata al testo del “Libro della giungla”. Tale ambientazione permette un certo tipo di relazione, sistema educativo e trasmissione della fede.

In pochi minuti non ero più Gabriele, ma Baloo l’orso maestro della legge e mi ritrovavo catapultato all’interno di due staff formata da altri capi di cui non ricordavo neppure i nomi veri figuriamoci i nomi giungla.

Ecco così la prima cosa da imparare: nomi e ruoli.


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Così Baloo l’orso si trova a collaborare con Akela il lupo capo branco, Bagheera la pantera, Kaa il serpente e altri personaggi del racconto. Poi bisogna iniziare a conoscere tutti i bambini… cosa non facile per chi come me ha poca memoria!

La fatica degli inizi, la non conoscenza reciproca e la fatica di uscire dai propri schemi mentali ha caratterizzato i primi mesi di attività. Furono solo i bambini, all’inizio, a farmi sentire a mio agio.

In tutti i servizi a me affidati cerco di appassionarmi. Ma come fare? L’unico modo per appassionarsi è mettersi in gioco, è fare un passo indietro da se stessi, chiedere aiuto al Signore e alle persone che ti sono poste accanto. Iniziai ad osservare provando piano piano ad inserirmi, mi procurai alcuni testi sullo scoutismo e cercai di entrare in relazione con gli altri capi. Tutto questo senza dimenticare la preparazione della catechesi!

Da subito mi resi conto che quel servizio di assistenza ecclesiastica non era solo per i fratellini e sorelline, ma si trattava di fare un cammino con altri capi e soprattutto doveva essere un cammino per me!

Se la fatica fu molta, la soluzione per superare la diffidenza fu la relazione personale… il mettersi in gioco in prima persona. Ma non basta mettersi in gioco in modo quasi volontaristico, ma bisogna lasciarsi toccare e trasformare nel cuore.

Così, piano piano, quel mondo a me del tutto alieno ha cominciato a rivelarmi i suoi segreti. Piano piano, come vero pedagogo, Gesù mi ha iniziato a mostrare la sua presenza in quella comunità che è il Savona 8°.


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Quando si entra a far parte di una comunità come quella scout bisogna lavorare tanto su se stessi… un po’ come in tutte le comunità! Per l’assistente ecclesiastico i “pericoli” maggiori da evitare sono: le formule preconfezionate (in materia di fede e non), l’imporre se stessi e la possibile impazienza nel vedere dei risultati. Nella comunità scout si cammina insieme! Spiritualmente e fisicamente…

Ci vuole la forza del pastore per annunciare il Vangelo così com’è, la capacità della profezia per saper leggere una realtà per nulla omogenea (che in fondo rispecchia molto la nostra società), ma in cui Gesù agisce in modo del tutto sorprendente, e la disponibilità ad amare.

Ciò sì è manifestato con chiarezza nella preparazione e nello svolgimento di quelle che, gli Scout, chiamano VdB (Vacanze di Branco). La preparazione del campo ha implicato molto tempo che però è stato utile per conoscersi meglio tra capi e a più livelli. Nella settimane di vacanza le ambientazioni mutano e anche l’ambiente fisico. Dal San Lorenzo siamo passati alla base Scout di Vara e dall’ambientazione giungla siamo passati a Star Wars (Parlata Nuova) e Jumangi (Seeonee).

Così anche i Lupetti fanno un’esperienza di una settimana di vita fraterna quotidiana, gioco, qualche lavoretto, catechesi, preghiera… il tutto in un clima di gioia.

Non è facile fare un campo con i bambini, ma non potete immaginare quante intuizioni hanno… lo Spirito parla chiaramente per la bocca dei piccoli. Alla fine si è stanchi, ma si è cresciuti insieme: capi e lupetti.

Inutile dire che la mia opinione sullo scoutismo sia profondamente mutata in positivo!

Inizia ora un nuovo anno con i Lupetti del Savona 8°, una nuova “Strada di coraggio” è al via. In definitiva come sintetizzare il cammino scout AGESCI che ho iniziato a scoprire?

Lo lascerò dire agli scout stessi:

“La fede in Gesù Cristo che attraverso l'esperienza scout riusciamo a scoprire ci offre un punto di vista più ampio e più profondo sulle cose, perché lo scautismo ci aiuta a porci delle domande di senso e a metterci in discussione. La vita scout ci permette di sentirci Chiesa in modo originale, anche attraverso il servizio. Ci insegna a non fermarci ai luoghi comuni, ad abbattere i pregiudizi e a scoprire un modo nuovo di leggere e vivere il Vangelo. II cammino scout ci insegna che i momenti di semplicità e condivisione ci avvicinano alle persone e in questo incontro cresce la nostra fede”. (Strade di coraggio – S. Rossore 09/08/2014)

L’augurio che faccio per questo nuovo anno di cammino nel mondo scout è riassumibile con le parole dell’Apostolo: “Per il resto, fratelli, state lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi. Salutatevi a vicenda con il bacio santo”. (2 Cor 13; 11-12)

Buona Caccia e Buon Cammino a tutti.


 
 
 

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