IV DOMENICA DEL TEMPO DI PASQUA - ANNO C
- Gabriele Semeraro
- 12 mag
- Tempo di lettura: 4 min

Siamo giunti alla quarta domenica del tempo di Pasqua detta “del Buon Pastore” a causa del Vangelo che abbiamo udito. La Parola di Dio ci riporta al tema dell'annuncio… dopo settimane in cui ci viene ricordato l'annuncio che il Risorto fa di se stesso ai discepoli, ora è tempo che i discepoli annunciano il Risorto a tutti.
La prima lettura ci dice lo scandalo di chi ha ricevuto per primo l'annuncio e l'ha rifiutato, questo annuncio non va sprecato bensì si apre ulteriormente al mondo. Coloro che avevano diritto di ricevere l'annuncio lo rifiutano e gli apostoli si rivolgono a tutti.
Questa predicazione potremmo dire che ha, come diretta e possibile conseguenza, l'immagine del libro dell'Apocalisse.
C'è un annuncio bello di salvezza che si concretizza in una risposta vocazionale. Per tradizione nella chiesa in questa domenica si prega per il dono delle vocazioni in particolare quelle vocazioni chiamate al servizio ministeriale della parola.
È bello che questa prima domenica la celebriamo e la viviamo nella gioia di avere un nuovo pastore sulla terra, Papa Leone XIV. Ci ricorda il vero pastore che è Cristo.
Il Vangelo ci riporta le bellissime parole di Gesù che chiama tutti alla sua sequela, ma la risposta è solo di qualcuno.
Gesù non esclude nessuno, ma chi non vuole rispondere non riconosce in Gesù il suo pastore, di fatto, non si sente chiamato.
È un po' la dinamica del discepolo Amato il quale non è più amato degli altri, ma è lui che si sente amato e quindi riconosce in Gesù un amore esclusivo che però diventa inclusivo.
Se in questo tempo di Pasqua abbiamo fatto esperienza del Risorto allora questo è il momento giusto per diventare testimoni all'esterno non con la morale, ma con l'atteggiamento di vita e del cuore.
In fondo è quello che ci ha ricordato il Papa nel suo discorso di elezione che è iniziato con queste parole “Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra. La pace sia con voi!”.
Ai profeti di sventura che annunciano la fine della chiesa, la fine del bene e la vittoria di Satana noi rispondiamo con la nostra vita e rispondiamo con queste parole del Vangelo.
Il Papa ci ha riportato all'annuncio del Risorto e al primato del pastore buono che ci ricorda nel Vangelo di oggi una cosa importante riguardo noi sue pecorelle ”il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola”.
Il Vangelo ci chiede di essere pecore del gregge del Signore e allo stesso tempo annunciatori del Vangelo, ma abbiamo bisogno di guide e pastori.
Io credo che la crisi vocazionale del nostro tempo non sia semplicemente dovuta ad un cambio della società, ma ad altri due fattori ben più gravi:
La scarsità di testimoni, concreti e reali, tra coloro che dovrebbero essere le nostre guide: pastori, religiosi e religiose, insegnanti ed educatori, catechisti e genitori.
La mancanza di coraggio nel proporre, come possibile strada ai giovani, proprio quella di guida e pastore.
Su questi due punti voglio perdere un po' di tempo perché essere una buona guida e un buon testimone non significa per forza avere il collo storto, la faccia grigia, il corpo emaciato dalla penitenza e sgranare rosari. Non è per forza avere camici, talari o abiti cerimoniali sempre addosso.
Si tratta di una questione più seria di questa e vuol dire soprattutto avere, credo, pastori che condividono con noi le nostre fatiche e che ciò nonostante guardano e guidano gli altri verso il pastore supremo che è Cristo Signore.
È ovvio che se noi non proponiamo ai giovani, che vorrei ricordare sono quelli tra i 18 e i 30 anni, se noi non proponiamo ai giovani come possibilità quella del diventare guide allora siamo destinati a sparire come chiesa e come società. Certamente ne deve valere la pena e devono avere davanti educatori e adulti che spendono la loro vita a questo scopo.
Io prego e spero che qualcuno dei nostri figli e delle nostre figlie siano chiamati a rispondere in quel modo.
La vocazione non è predestinazione, ma è una modalità di risposta e noi la stiamo escludendo.
Dio non ha pensato a Gabriele come prete, ma mi ha posto questa domanda che pone a tutti: “mi vuoi bene?” allora “pasci le mie pecorelle”.
Avrei potuto pascere le pecorelle del Signore sposandomi, rimanendo celibe, nel mondo, in monastero o in qualunque altro modo. Invece ho scoperto che la mia modalità propria è quella del sacerdozio. Questa risposta libera è la vocazione.
Dobbiamo stare attenti a non ridurre la vocazione a una sfiga deterministica nella quale Dio sceglie quel povero cristo che poi si deve ciucciare per forza il ruolo di sacerdote, vescovo, suora o superiore generale.
Dio chiede a tutti noi se gli vogliamo bene e se siamo disposti a rispondere a questo amore in un modo che ci è proprio. Tra queste modalità c'è sicuramente quella di guida di cui noi oggi abbiamo come chiesa estremamente bisogno, ma non solo come chiesa.
Alle persone celibi e nubili che sono in questa chiesa, di qualsivoglia età, oggi domando di riflettere bene se non ci sia la possibilità che il Signore gli stia chiamando ad una risposta più radicale.
Agli uomini sposati invece ricordo la possibilità del diaconato permanente che è un gradino del sacerdozio molto importante e accessibile alle persone sposate.
A tutti ricordo che la domanda del Signore rimane perenne e che siamo continuamente chiamati, in base al nostro stato di vita, a dare una risposta libera a quell'amore di Dio per il bene nostro, della chiesa e del mondo intero.
Concludo con il lightmotive che ormai mi accompagna da settimane: basta scuse è tempo di scegliere e di vivere!
Se non abbiamo figure di riferimento autorevoli che ci danno un buon esempio, forse, dobbiamo essere noi quelle figure autorevoli che liberamente dicono il loro amore a Cristo e al mondo intero.
Tutti siamo chiamati a diventare testimoni, guide e popolo sacerdotale per il mondo intero soprattutto per i più lontani.
Come? Comincia da Cristo e si testimonia di Cristo nella tua quotidianità, con la tua vita.
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