E oggi?
- Gabriele Semeraro
- 19 ott 2015
- Tempo di lettura: 3 min

Oggi la Chiesa vive un fermento che è difficilmente definibile.
Il grande fermento comincia ben prima del Concilio Vaticano II ed cresciuto fino ad oggi con Papa Francesco. La domanda che spesso mi pongo se è vero fermento o se si tratta di semplici mode ecclesiali.
Esiste ancora una reale fedeltà al Cristo? Non ho una visione pessimistica del nostro tempo e della Chiesa, ma domandarsi se ancora si vive la sequela, credo sia una domanda doverosa da porsi oggi che si sostiene la volontà di una Chiesa “sempre reformanda”.
È inevitabile notare come il lessico comunemente usato possa ingannare... quando il fedele parla di “Chiesa” ne parla come se lui fosse realtà esterna e con quel termine si intende definire una struttura abbastanza disincarnata e con visione troppo politica. Stiamo vivendo un era ecclesiale di sottile, ma neanche troppo, arianesimo e spiritualismo al medesimo tempo.
Si preferisce leggere la Chiesa e i pontefici attraverso la lettura dei media rinunciando ad andare direttamente alle fonti quali potrebbero essere il sito della Santa Sede e il sito Diocesano. Tutto ciò che dicono i media è accolto in modo acritico, ma se a parlare è un pastore della chiesa... la situazione cambia. Si vive la Chiesa in uno stato di critica permanente.
E la sequela? L'obbedienza quella vera?
Un prete qualche tempo fa in un omelia disse: “noi non crediamo come Chiesa alla democrazia. La valutiamo positivamente e come diritto inalienabile per il governo della società, ma la Santa Chiesa non è una società politica umana. La Chiesa è convocazione voluta da Cristo. Noi cristiani crediamo nella Sacra Gerarchia quale dono di servizio e di amore caritatevole che Cristo ha voluto per il suo popolo”. Per quanto in apparenza questo concetto urti la nostra sensibilità, è un concetto estremamente vero!
Noi non siamo una realtà politica, sociale ed economica anche se viviamo tutti questi aspetti, ma siamo convocazione intorno ad una persona viva che è Gesù. Il cristianesimo non è né filosofia né credenza, ma è relazione con una Persona Divina che è il Cristo Gesù. Noi non seguiamo una gerarchia, ma Gesù il quale ci ha donato la gerarchia a garanzia per noi.
La Chiesa è convocazione dei battezzati. Noi siamo la Chiesa in comunione con la gerarchia. Insieme siamo CHIESA! Al di fuori di quest'ottica... c'è confusione e sincretismo accomodante.
Laici, religiosi e alti prelati si rischia di appiattire la Chiesa a livello di sentire comune. Il Signore chiama tutti nella Santa Chiesa, ma alle sue condizioni.
“Le prostitute vi passeranno avanti nel regno dei cieli” dice il Signore, ma non in quanto prostitute! Ci passano avanti se si convertono. Gesù dice all'adultera “neppure io ti condanno”, ma aggiunge “va e non peccare più”.
La radicalità evangelica è chiara...
In questi giorni si parla della famiglia a causa del sinodo sperando. Spesso i giornali auspicano in un cambiamento di posizione rispetto a certe tematiche, ma leggiamo bene il Vangelo e la Parola di Dio. Gesù è chiaro sul divorzio e nelle lettere di San Paolo è chiaro l'insegnamento sull'omosessualità. Non si deve giudicare, ma non si deve neppure snaturare la Chiesa per presunti diritti e con la scusa di “renderla più moderna”.
Pur contestualizzando le parole di Gesù e di San Paolo (che si basa sull'insegnamento del Signore) è chiaro che Dottrina e prassi non possono cambiare. Si potrà ragionare sul discorso sacramentale, ma tenendo ben conto della Scrittura per intero e non prendendo e manipolando alcune parti per i propri comodi (ogni riferimento a cose e persone è puramente voluto).
In molti pretendono di dire alla Chiesa (e quindi a Cristo) come deve essere e agire, ma qualcuno ancora scolta il Signore?
Vogliamo provare a puntare in alto o vogliamo continuare a vivere ripiegati su noi stessi?
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