Mutamenti e...
- Gabriele Semeraro
- 9 mar 2016
- Tempo di lettura: 2 min
Se dovessi definire il nostro tempo con una parola, userei “COMPLESSO”. La scelta di questo termine non è per nulla casuale, ma l'ho scelta perché rivela tutta la ricchezza (anche contraddittoria a volte) del nostro tempo e anche una certa sospensione del giudizio morale immediato per rimandarlo a tempi ove tutto sarà più chiaro. Da quando in Italia sono state approvate le leggi su aborto e divorzio fino ad arrivare agli ultimi giorni con la legge sulle unioni civili; c'è stato (tra alti e bassi) grande fermento e discussione e fervore tra i cittadini cattolici e i laici. C'è uno “zoccolo duro” che da anni ormai è attivo in forme di sensibilizzazione su queste tematiche in un senso o nell'altro in un clima, a volte, di contrapposizione. Tutti siamo stati influenzati dai media e dalle tendenze di oltreoceano... quindi si procede a spot spesso privi di un reale contenuto razionale e teologico! Non intendo entrare in merito, per il momento, alla tematica delle unioni civili (tematica complessa e non priva di tensioni), ma mi vorrei soffermare proprio sul laicato cristiano. In tutte queste trasformazioni... noi? Dove siamo? Ma mi verrebbe da dire, cosa abbiamo scelto? Per poter scendere in campo non basta avere contenuti validi dal punto di vista della morale, della dogmatica, della Tradizione (intesa come depositum fidei), ma bisogna prima di tutto riscoprire la radice profonda del messaggio evangelico e, forse più importante, il rapporto vitale con Gesù e la Chiesa. Il Maestro è Gesù e ha affidato un compito specifico alla sua Chiesa! Non sono a guidarci le varie dottrine (anche quelle più sante), ma solo l'insegnamento del Maestro. Chi segue Gesù veramente allora può realmente apprezzare e vivere gli insegnamenti della Chiesa ed usare seriamente la ragione. Ricordiamo che non bisogna mai ignorare né la ragione né la fede perché sono le due ali di un vero discepolo del Signore! Ben vengano i vari “Family Day”, ma attenzione che non si trasformino in uno scimmiottamento di manifestazioni come il “Gay Pride”. Noi non portiamo avanti un'ideologia sulla sessualità o il genere, ma siamo discepoli e testimoni del Cristo il quale <<mangia con i peccatori>> e che dice <<nessuno ti ha condannato? Neanche iio ti condanno, va e non peccare più>>. Il mondo si cambia mantenendo il rapporto stretto con Gesù, con la Chiesa e con i fratelli... poi, solo a quel punto, ben vengano manifestazioni e raccolte firme. La nostra è una nuova era apostolica! Il mondo non è meno pagano dei tempi di San Paolo. E noi cosa vogliamo fare? Ci convertiamo e inculturiamo la fede nuovamente oppure scegliamo la via perdente di un idealismo staccato dal Cristo? Papa Francesco apre la strada e ci da un orientamento in quanto vicario di Cristo... e noi cosa scegliamo? Buon cammino...
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