8 dicembre 2018Immacolata Concezione di Maria
- Gabriele Semeraro
- 8 dic 2018
- Tempo di lettura: 4 min

Oggi per la chiesa è un giorno di grande festa perché ricordiamo l'Immacolata concezione di Maria cioè il suo essere preservata dal peccato sin dal seno di sua madre. Lei, fin dal primo momento della sua esistenza, non sperimenta e non subisce l'effetto del male e della vulnerabilità al male. Eppure Maria non è estranea al male del mondo, ma lo attraversa nella consapevolezza di essere sotto lo sguardo di Dio. Lei non è un automa, ma si possiede totalmente e questo le permette di essere autenticamente libera nelle sue scelte e nell’orientare la propria vita per il bene. La ricorrenza di oggi ci permette di sbirciare attraverso questo mistero a cui noi non possiamo accedere in pianezza. Nella prima lettura vediamo Adamo che ha ricevuto tutto nel giardino dell'Eden. Lui ed Eva sono signori e padroni del creato con l'unico limite dell'albero della conoscenza del bene e del male. 2 creature così importanti nel progetto di Dio non riescono ad accettare che lui ponga un limite alle loro possibilità o forse non si rendono conto di non essere ancora in grado di gestire tutte le possibilità che hanno davanti. Sembra che la sfiducia verso Dio e il dubbio entrino nel loro cuore e li conducano a credere più al serpente che ha il Creatore che li ama. E dopo il peccato cosa succede? La disobbedienza porta alla paura: alla paura Verso Dio, verso il prossimo e verso il creato, ma soprattutto alla paura di scoprirsi soli e, tra virgolette, di doversi fare da sé senza l'aiuto di Dio. Voi sapete bene che il racconto di Genesi non è una cronistoria di ciò che è avvenuto… questo sarebbe impossibile e anche poco rilevante! Ma del resto non è neanche semplicemente un mito. I racconti della creazione sono racconti metastorici cioè hanno l'intento di dire ciò che è vero per l'uomo e sull'uomo di ogni tempo e di ogni luogo, senza contare che in questi racconti Dio ci rivela qualcosa su se stesso. E allora ecco che tutto quello che abbiamo detto su Adamo ed Eva riguarda proprio noi. Il serpente è immagine delle pulsioni conscie e inconscie della nostra vita, il serpente è immagine di quel fascino del male che ci attira continuamente e ovviamente è immagine di quell'essere spirituale che noi chiamiamo diavolo. Nel Vangelo abbiamo una sorta di contrappeso reale a questa immagine teologica della Genesi. Maria è una giovane fanciulla, vive una certa progettualità nella propria vita che è orientata per il bene grazie anche alle proprie radici culturali e religiose. Tutta la sua vita viene ribaltata un giorno quando un angelo del Signore irrompe nella sua vita per annunciare un evento grande che cambierà per sempre la storia di Maria e la storia dell'umanità. Anche Maria ha paura davanti a questo grande annuncio, ma è una paura diversa dalla nostra… È la paura di una creatura limitata che si trova davanti al suo Dio e a cui è stato annunciato qualcosa che non riesce a comprendere. L'angelo subito nel presentarsi dona pace a quella donna “rallegrati piena di grazia, il Signore è con te” e aggiunge “non temere, Maria”. Allora quale differenza notiamo tra la paura che c'è raccontata nel libro della Genesi e la paura di Maria? La sostanziale differenza è che Maria non rimane paralizzata e non pretende di comprendere tutto, ma semplicemente con fiducia chiede. Ed ecco che una ragazzina anonima che sicuramente ha sperimentato una grazia speciale nell'essere creata, conferma questo suo stato fidandosi di quel messaggero di Dio. I suoi piccoli e costanti “sì” al progetto di Dio l'hanno portata a dire un “sì” talmente concreto da farsi carne nel suo ventre. La festa di oggi ci restituisce un'immagine di Maria molto concreta e poco spiritualeggiante, ma soprattutto ben lontana da quell'immagine un pò mielosa e ottocentesca a cui siamo abituati. Troppo spesso nei nostri culti Mariani tendiamo a trasformare Maria in una semi divinità che nella sua vita è stata talmente preservata dal male da essere qualcosa di totalmente altro rispetto a noi. Questa immagine è terribile ed è una mistificazione di ciò che realmente è Maria. Lei invece è stata la donna dei piccoli “sì” quotidiani e non è stata certamente esentata da dubbi… su tutto vogliamo ricordare quando lei e i parenti vanno a prendere Gesù perché sono convinti che sia impazzito. Ma è soprattutto la donna della fiducia che sà farsi discepola anche del proprio Figlio. Credo che Maria ci chiami alla concretezza dei nostri piccoli “sì” che si realizzano in mille modi. Allora prima di concludere vorrei provare ad immaginare qualcuno dei “sì” della nostra vita: Mettersi a servizio quotidianamente e, spesso in modo nascosto, delle nostre comunità: nel catechismo, nel centro ascolto, nelle pulizie, nell'assistenza ai poveri e ai profughi. Nel partecipare con gioia alle liturgie senza timore di dare la pace con vero affetto a chi ci è accanto. C'è un sì quotidiano nelle famiglie con i parenti più difficili da gestire e, a volte, da sopportare. C'è uno stile di chi, credente, si impegna nella società per renderla migliore e più giusta. In ruoli pubblici, ma ancor di più come semplice cittadino aperto agli altri senza tenere conto di età, colore della pelle o altro. Ciascuno di noi può trovare il proprio quotidiano “sì”, ma è necessario viverlo nella concretezza di ogni giorno. Maria è diventata la donna Fedele non a parole, ma con i fatti e con tanta fatica né più né meno di noi. Ricordarla oggi come l'Immacolata deve essere uno stimolo perché anche noi con la nostra vita possiamo diventare simili a lei. O la fede diventa azione concreta, quotidiana e puntuale oppure è finzione e mistificazione…. Ma in quel caso siamo dei bugiardi! In tal caso non abbiamo il profumo e lo stile di Gesù. Se è vero che a livello istintuale siamo simili a quell'immagine gli uomo che ci ha lasciato il libro della Genesi, è ancor più vero che siamo chiamati ad assomigliare alla prima delle discepole del Signore Gesù. Maria madre di misericordia e Stella del mare accompagnaci nel vivere il nostro “sì” al Signore Gesù con i nostri gesti concreti e aiutaci a vincere la tentazione delle parole fini a se stesse.
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