III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
- Gabriele Semeraro
- 25 gen
- Tempo di lettura: 5 min

La Parola di Dio di questa settimana prosegue sul tema della vocazione e dei carismi.
Soprattutto la seconda lettura e il Vangelo portano avanti questa linea riflessiva aggiungendo ad essa anche il tema della fatica di essere portatori del Vangelo nel luogo che chiamiamo casa.
Il testo di Paolo è un testo meraviglioso che è stato ben commentato da Santa Teresa di Gesù Bambino proprio riflettendo sul tema della vocazione.
Tra poco vi riproporrò il testo di Teresa, ma vorrei far notare come Paolo ci tenga a sottolineare che pur essendo tutto necessario non si può però fare tutto tutti.
Ci sono dei ruoli e dei compiti, che non sono superiori agli altri, ma ciascuno è necessario.
In questo senso cercheremo di attualizzare la parola di Dio esattamente come ha fatto Gesù in Sinagoga… ne riparliamo alla fine dell'omelia.
Vediamo cosa dice Santa Teresa di Gesù Bambino rispetto alla parola di oggi parlando della propria vocazione: “Siccome le mie immense aspirazioni erano per me un martirio, mi rivolsi alle lettere di san Paolo, per trovarvi finalmente una risposta. Gli occhi mi caddero per caso sui capitoli 12 e 13 della prima lettera ai Corinzi, e lessi nel primo che tutti non possono essere al tempo stesso apostoli, profeti e dottori e che la Chiesa si compone di varie membra e che l’occhio non può essere contemporaneamente la mano. Una risposta certo chiara, ma non tale da appagare i miei desideri e di darmi la pace.Continuai nella lettura e non mi perdetti d’animo. Trovai così una frase che mi diede sollievo: “Aspirate ai carismi più grandi. E io vi mostrerò una via migliore di tutte” (1Cor 12,31). L’Apostolo infatti dichiara che anche i carismi migliori sono un nulla senza la carità, e che questa medesima carità è la via più perfetta che conduce con sicurezza a Dio. Avevo trovato finalmente la pace.Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ritrovavo in nessuna delle membra che san Paolo aveva descritto, o meglio, volevo vedermi in tutte.
La carità mi offrì il cardine della mia vocazione.Compresi che la Chiesa ha un corpo composto di varie membra, ma che in questo corpo non può mancare il membro necessario e più nobile.Compresi che la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall’amore.Capii che solo l’amore spinge all’azione le membra della Chiesa e che, spento questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunziato il Vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue.Compresi e conobbi che l’amore abbraccia in sé tutte le vocazioni, che l’amore è tutto, che si estende a tutti i tempi e a tutti i luoghi, in una parola, che, l’amore è eterno.Allora con somma gioia ed estasi dell’animo gridai: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione è l’amore. Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto me lo hai dato tu, o mio Dio.Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore ed in tal modo sarò tutto e il mio desiderio si tradurrà in realtà”.
Teresa è stata chiamata ad una vocazione alta, ad essere cuore della chiesa.
I nostri compiti nella chiesa di Dio sono diversi, assumono forme diverse, ma devono essere un movimento sinergico altrimenti nel corpo mistico della chiesa si rischia che si formino tumori e malattie.
Inoltre ogni azione di noi figli della chiesa deve essere guidata dalla carità che non è l'amore umano, ma un amore più alto.
Per il momento mi fermo qui e vado avanti col Vangelo, ma riprenderemo questo tema alla fine dell'omelia.
Il Vangelo di oggi è stato scritto da un'evangelista che però non è stato discepolo di Gesù bensì di Simon Pietro.
Luca ha un sacco di informazioni interessanti nel suo Vangelo e ci riporta l'aneddoto della predicazione che Gesù ha voluto fare proprio a casa sua, a Nazareth.
Il primo annuncio ufficiale che Gesù dà a casa sua è l'annuncio di un anno di grazia e di un tempo di misericordia.
Sappiamo che il commento di Gesù in sinagoga gli causerà un tentativo di uccisione da parte dei suoi concittadini…
Trovo interessante l'annuncio di Gesù, annuncio che in realtà è del profeta Isaia, il quale dà scandalo.
“Lo spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l'anno di grazia del Signore”.
Guardate che lo scandalo che Gesù genera nei suoi uditori è lo stesso che ha generato, pochi giorni fa, la vescova Mariann Edgar Budde scandalizzando Donald Trump e tanti americani.
Questa vescova protestante ha chiesto Misericordia per I migranti, per coloro che Trump vuole deportare, per i bambini che Trump vuole togliere alle famiglie omosessuali (famiglie tra l'altro solide e di lunga data), ecc…
Qualche anno fa un nostro politico italiano, politico che ha sempre simboli religiosi tra le mani, politico oggi al governo, attaccò Papa Francesco per parole simili.
Scendendo sul piano della nostra quotidianità, queste parole vengono gridate ai nostri cuori induriti dal razzismo, dalla povertà, dall'omobitransfobia e da tutte quelle forme di chiusura che hanno trasformato il nostro cuore in pietra.
Queste parole cioè “Misericordia” e “grazia” ci scandalizzano ancora oggi perché non abbiamo ancora iniziato a lavorarci autenticamente nel profondo del nostro cuore.
Dicevo nella prima parte dell'omelia che ognuno poi ha un proprio posto nella chiesa e nel mondo.
Ciascuno di noi ne sceglie uno e tale scelta corrisponde a un modo differente di amare: Dio e le persone.
C'è però anche un modo da amare che parte dall'educazione e dal rispetto dei luoghi comuni.
Devo tirarvi le orecchie su questo punto.
Il fatto che la chiesa sia la casa di tutti non vuol dire che non è casa di nessuno e non vuol dire che si possa utilizzare gli spazi con superficialità.
È un discorso che vale tanto per i bambini quanto per gli anziani, tanto per gli uomini quanto per le donne… è per tutti!
Trovo che da parte di alcuni di noi ci sia una certa noncuranza né del luogo di culto né dei locali.
All'ordine del giorno troviamo cartacee, foglietti stropicciati e libretti distrutti.
Novità di domenica scorsa è stata a trovare una cicca dentro un pezzo di carta posata sulla panca.
Non voglio parlare della quantità di terra e di detriti che si possono trovare in chiesa perché entrando da fuori può succedere, ma magari si può fare attenzione.
Abbiamo un grosso problema sulle pulizie perché i locali sono spesso sporchi e non ci sono risorse per pagare qualcuno.
A casa vostra penso che la maggioranza di voi si faccia i lavori e che anche quando ha un aiuto pagato non è certo uno schiavo.
Questa noncuranza dei luoghi comuni della comunità dice una noncuranza delle altre persone a cui evidentemente non vogliamo lasciare un luogo pulito, dignitoso e funzionante.
Si tratta anche di uno scarso amore verso Dio…
Dubito che a casa vostra viviate nella sporcizia, mangiate in mezzo allo sporco e che vi piaccia stare in mezzo alle cose rotte.
Sembra che rispetto alla chiesa il discorso, per qualcuno, sia diverso… tanto ci sarà qualcuno a pulire!
L'anno di misericordia, che è proprio l'anno Santo che stiamo vivendo, non deve renderci ancora più superficiali bensì più profondi.
Non sarei un buon padre se non vi facessi notare la correlazione tra queste tematiche e la vita reale, anche la vita reale all'interno di questa struttura.
Il Vangelo non è una poesia, non è un insegnamento morale e non è neppure una dottrina spirituale disincarnata… la legge dell'amore passa attraverso le cose concrete che toccano tanto le relazioni con le persone quanto il rispetto dei luoghi.
Non possiamo cercare il nostro posto nel mondo come cristiani e non possiamo pretendere che le cose migliorino se noi per primi non cominciamo ad amare nella concretezza della nostra vita.
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