Novena del Carmine - sesto giorno
- Gabriele Semeraro
- 17 lug 2024
- Tempo di lettura: 5 min
La festa del Carmine a Finalborgo È celebrata il 21 di luglio. Questa è la mia meditazione della Novena del Carmine nel sesto giorno dal suo inizio.
17 luglio 2024

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 19, 25 - 27)
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell'ora il discepolo l'accolse con sé.
La desolata: la fine di una missione è la scoperta di una nuova vocazione.
Come ho già avuto modo di dire più volte in queste serate, noi dobbiamo trovare il modo di uscire dallo sguardo spiritualeggiante che abbiamo quando guardiamo alla vita di Gesù e alla vita dei santi.
Anche per quanto riguarda la passione di Gesù dobbiamo andare alla crudezza di un evento storico terribile, evento molto comune all'epoca di Gesù, evento di una crudezza e di una tragicità incredibile.
A volte quando diciamo che Cristo ha redento il mondo noi non ci soffermiamo abbastanza su ciò che è avvenuto quel giorno.
Gesù ha appena celebrato la Pasqua con i suoi amici, con Maria e le donne… viene arrestato, picchiato brutalmente, la sua pelle si spacca sotto le frustate dei romani, i soldati del tempio l'hanno già malmenato, ridotta a uno straccio gli mettono in testa dei rovi a mo' di corona.
Gli sputano in faccia, lo prendono in giro e lo umiliano davanti a tutti.
Questo però non basta perché lo mettono in croce, gli bucano le mani, i piedi e infine, come estrema umiliazione, è completamente nudo.
Ecco su cosa si basa la nostra redenzione.
Tutto questo avviene pubblicamente e avviene davanti a sua mamma.
Pensate al dolore e all'umiliazione di Maria, nonché l'umiliazione di tutte le donne che accompagnavano Gesù. Solo il più giovane degli amici di Gesù resta sotto la croce…
Giovanni probabilmente è imparentato con la famiglia sacerdotale e quindi gode di un certo rispetto.
Maria si trova all'apice di quella spada, profetizzata nel tempio quando Gesù era bambino, che le sta spaccando l'anima.
Maria conserva nel suo cuore il dolore e la delusione di aver visto il proprio figlio rifiutato e tradito anche dai suoi più cari amici. Tutti scappano e due amici lo tradiscono più degli altri.
Maria sotto la croce ha solo le donne con sé e ha solo quel giovane discepolo che la sta stringendo tra le sue braccia.
Maria vede fallire il suo cammino vocazionale, la sua missione sembra perduta. Sino a quel momento lei è stata la madre di Gesù e ha dovuto faticare per diventare la discepola. Lei che sino a quel momento era stata comunque una figura di riferimento all'interno della cerchia degli amici di Gesù, vede il fallimento di un intero sistema. Inoltre tutta la profezia, l'annuncio dell'angelo e le aspettative che lei aveva crollano.
È il fallimento di una vita: non semplicemente la vita di suo figlio, ma anche la propria.
Quel figlio che tutti credono un profeta, un inviato di Dio, è però prima di tutto il suo bambino.
Maria non è diversa dalla mia mamma o da voi: il figlio è sempre un bambino e fino all'ultimo respiro tale resta.
Gesù coglie tutto il dolore di Maria e, nonostante sia lui stesso immerso in un dolore atroce, decide che è il momento giusto per far scoprire a Maria la vera vocazione a cui era destinata da Dio. Lei che ha accettato di essere la madre del Dio incarnato ora deve divenire la madre di quella carne in cui Dio ha voluto incarnarsi.
Non si tratta più della carne specifica dell'uomo Gesù bensì della carne di tutti i fratelli e le sorelle di Dio.
In quell'atto di affidamento Maria si scopre non più semplicemente la discepola, ma torna ad essere la Madre, non più di Dio bensì dell'intera umanità.
La cosa sorprendente è che tale vocazione, tale missione, non si concluderà più bensì andrà avanti per l'eternità.
Anche all'apostolo è data una missione in più rispetto a quella che è tipica degli amici di Gesù… la missione non è più semplicemente di portare il Vangelo a tutti, non è più semplicemente di far entrare tutti nella famiglia di Dio, ma c'è anche quello di prendersi cura della Madre e aiutarla ad essere la Madre di tutti.
Anche qui non possiamo permetterci di essere troppo spiritualiggianti. Una certa cultura religiosa ha trasformato Maria in un idolo dal collo storto che di umano non ha più nulla.
Altissima, purissima, Santissima, misericordiosa, ecc… a forza di darle superlativi assoluti ci siamo dimenticati che è umana: lei è come tutte le donne del mondo.
Io diffido molto delle madonne postine, volanti e chi più ne ha più ne metta.
Il titolo stesso “madonna” è un titolo terribile ed è un titolo che snatura quello che è Maria perché la paragona alle grandi signore nobili dell'umanità.
Sotto la croce Maria è la “Madre desolata”. È la Madre prima di tutto ed è questo il titolo più grande.
Non è Madonna, non è la Vergine, non è la santissima… lì è solo la Madre e, in una sana concezione cattolica, tale deve rimanere per noi.
Sotto la croce poi ci insegna la profondità della desolazione. Maria desolata e colei che all'apice del dolore e dell'incomprensione, all'apice di un fallimento personale esistenziale, scopre la gioia di avere un nuovo figlio: Giovanni immagine di tutta l'umanità.
La nuova Eva, la nuova madre, ha un nuovo Abele cioè la chiesa.
Maria allora non può essere colei che appare a destra e a manca annunciando disgrazia, non è colei che promette punizioni da parte sua o di Dio, non è quella figura da quello storto che, una certa cultura ottocentesca, ci ha mostrato.
Lei è la Madre.
Tutti gli altri titoli possono approfondire il suo compito specifico nel mondo di oggi, ma se perdiamo di vista il suo ruolo materno allora tanto vale ignorarla.
Maria ci chiede di fare spazio nella nostra vita a suo figlio e ci chiede di guardare con attenzione ai tempi della nostra vita. Un cristianesimo immobile in se stesso, intransigente e moralista è un cristianesimo morto.
Maria rispetta i tempi della sua vita umana e spirituale, ma soprattutto si adatta nell'obbedienza a colui che la vita: il Cristo.
Noi abbiamo la responsabilità e la missione di portare al mondo non il cristianesimo, quale sistema religioso, bensì di portare nel mondo Cristo attraverso i modi propri che sono di Cristo.
Sono gesti che Gesù ha imparato da Maria e da Giuseppe: sguardi di benevolenza, gesti di accoglienza e parole di perdono. Ecco lo stile di Maria ed ecco qual è lo stile di ogni credente che accoglie Maria nella propria vita.
Maria Madre del Carmelo, regina della chiesa e Madre di Misericordia ci aiuti ad essere chiesa, umanità, secondo il cuore di Cristo.
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