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XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO A

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 24 set 2023
  • Tempo di lettura: 5 min

Queste domeniche ci stanno accompagnando a comprendere sempre meglio come la logica di Dio sia profondamente diversa dalla nostra e come a noi cristiani sia chiesto un cambiamento di paradigma, di mentalità e di stile.

Due domeniche fa il tema è stata la correzione fraterna, domenica scorsa il tema è stato il perdono e questa domenica il tema è proprio la logica di Dio.

Se guardiamo ai parametri umani Dio non è giusto, non è equo e il suo modo di amare ci risulta incomprensibile.

Ma in fondo è Dio stesso a dirci questo "i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.

Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri".

A introdurci nel dettaglio nel modo di pensare di Dio ci accompagna, come sempre, Gesù.

Secondo la logica umana il modo di agire del padrone della parabola non è certamente equo. I sindacalisti avrebbero molto da dire su questo modo di agire di questo padrone.

Se io lavoro a scuola 8 ore voglio essere pagato per 8 ore e se uno lavora 14 ore vuole essere pagato come uno che ha lavorato 14 ore. Se veniamo pagati entrambi allo stesso modo a parità di ruolo, ma non di ore allora c'è un problema.

Invece la logica di Dio è un'altra perché non è una logica sindacale, non è una logica di giustizia umana e non è una logica monetaria.

Uno potrebbe essere entrato nella chiesa sin da bambino e si potrebbe trovare a ricevere la medesima paga di uno che è entrato due giorni prima di morire.

La logica di Dio è la salvezza delle anime.

Se la logica è questa capiamo bene che la giustizia umana va a farsi benedire.

Il ladrone sulla croce che muore con Gesù, il primo santo del paradiso, non ha fatto nulla di buono nella sua vita e grazie a una semplice richiesta di perdono entra in paradiso.

Non c'è equità, ma c'è la giustizia di Dio che vuole tutti salvi.

Guardate che il mugugno di alcuni degli operai della prima ora che abbiamo udito nella parabola, spesso sono gli stessi mugugni che facciamo noi.

Non sapete quante volte nelle confessioni, nei gruppi ecclesiali un po' impegnati e nelle realtà parrocchiali emerge questo mugugno, questa lamentela.

In queste domeniche nelle mie prediche ho cercato di dipingere e far emergere, piano piano, un'immagine di Dio e del suo modo di pensare.

Se congiungiamo tutti i puntini sparsi in queste settimane ci rendiamo conto che la via cristiana è una roba estremamente difficile ed estremamente complessa.

Essere cristiani non ci risolve i problemi perché viviamo le stesse cose che vivono gli altri, non ci evita il male, non ci evita il lutto, non può essere ridotto al venire in chiesa e non può essere ridotto al volontariato, a noi cristiani viene chiesta una vita molto più alta degli altri a livello morale, siccome c'è stato dato tanto ci sarà chiesto molto di più anche in termini di giudizio finale e oggi ci viene detto che se uno all'ultimo minuto viene a lavorare con noi riceve esattamente la stessa paga.

Dal punto di vista meramente umano essere cristiani è una follia se siamo cristiani veramente!

Ai discepoli, a noi, è chiesto molto di più che a un pagano o uno che crede in altre divinità.

Noi abbiamo un po' perso un concetto fondamentale e questo concetto si è perso a causa di un fenomeno interno alla chiesa di clericalizzazione eccessiva.

Il concetto è questo: noi siamo un popolo sacerdotale per gli altri cioè siamo a servizio della Misericordia di Dio per gli altri che sono fuori.

Don Gabriele, don Caneto, in vescovo Calogero o il papa ricoprono un ruolo di sacerdozio per tutti, ma voi siete i veri Sacerdoti del mondo.

Ecco perché con noi Dio è un pochino più severo con noi cristiani perché abbiamo scelto di essere sacerdoti per gli altri e il nostro modo di agire potrebbe danneggiare gli altri.

Il concetto del Vangelo di oggi è esattamente lo stesso di quando Gesù disputando con gli scribi e i farisei dice: "i pubblicati e le prostitute vi passano avanti nel regno dei cieli".

Io su questo passaggio sono un po' spietato e un po' duro sia quando sono coi genitori del catechismo e sia quando faccio catechesi agli adulti… nessuno ci obbliga a venire in chiesa e io non vivo l'ansia da sacramenti cioè non ho l'ansia di darvi sacramenti a tutti i costi, ma la mia ansia è quella che Gesù arrivi a tutti e ciascuno faccia la propria scelta.

Vogliamo diventare dei cristiani da panca che pensano di avere la salvezza perché scaldano questa panca la domenica… allora andiamo a fare altro. Se diventiamo come quei cristiani che sono sempre in chiesa e fanno volontariato, ma poi sono sempre incavolati col mondo e trattano male gli altri… andiamo a fare altro.

Se dobbiamo essere come quei cristiani, e qui nei paesi capita spesso, che quando arriva qualcuno di nuovo in comunità siamo lì a recriminare che noi ci siamo dalla nascita… andiamo a fare altro.

Se siamo all'interno di una di queste logiche stiamo pur certi che i nuovi pubblicati e le nuove prostitute di oggi ci passeranno avanti e saranno più graditi di noi a Dio.

Dobbiamo imparare a essere esigenti con noi stessi e accoglienti con gli altri senza caricarli dei nostri pesi, delle nostre forme pseudo-religiose e delle nostre manie.

Attenzione poi che essere esigenti non vuol dire farsi venire manie religiose nostalgiche da comunione in bocca, da abiti talari, da devozioni a statue o da madonne che appaiono a destra e a manca.

Essere cristiani lo si è nella realtà, nella propria quotidianità in semplicità facendo bene ciò che dobbiamo fare, amando il più possibile, accogliendo l'altro anche quando è profondamente diverso da noi.

L'equità di Dio abbiamo capito che è diversa dalla nostra quindi attenzione perché non possiamo permetterci di dare per scontato nulla.

Dicevo Domenica scorsa che dobbiamo imparare a toglierci dalla bocca e dalla testa, soprattutto, le frasette banalotte del tipo "ma tanto Dio è buono… ma tanto perdona tutti… ma tanto è misericordioso…"

Dio è tutte queste cose, ma non è scemo e non si fa fregare da noi. Quindi? Non proviamoci neanche!

"Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?"

Non ci viene fatto torto perché Dio nella Scrittura ci ha detto qual'è la sua logica e la sua logica semplicemente è questa: "gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi".

Se non ci piace possiamo anche andare via, ma se restiamo è tempo di cambiare.

 
 
 

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