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XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO A

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 18 nov 2023
  • Tempo di lettura: 4 min

Vorrei partire dalla seconda lettura perché essa ci riporta in qualche modo al Vangelo di domenica scorsa che aveva come tema la vigilanza e una vita operosa di carità.

Paolo ha il desiderio di togliere l'ansia ai suoi fratelli e alle sue sorelle rispetto alla fine non solo della vita, ma del mondo. L'attesa messicana e l'attesa apocalittica era estremamente alta in alcune comunità e questo portava a scelte scorrette. C'è chi mollava tutto nella vita reale per dedicarsi solo alla preghiera, c'è chi diventava eccessivamente zelante nelle regole e infine c'è chi si buttava in tante opere.

Fateci caso, quando nella società c'è tanta paura e instabilità avvengono sempre le stesse dinamiche: dal punto di vista politico si guarda ad idee apparentemente forti, si guarda al passato mitico e si guarda a forme religiose apocalittiche; d’altra parte vediamo la polarizzazione tra ateismo e fenomeni mistici incontrollati.

Non vi ricordo niente questa situazione? Guardiamo al mondo di oggi… è esattamente in questa situazione che oscilla tra fenomeni mistici e madonne che appaiono, idee politiche sempre più forti e disumane, gruppi religiosi molto concentrati sulle regole e sulla morale (vedete, ad esempio, l'aggressività dei gruppi Pro vita), ecc...

Le parole di Paolo sono per noi. A noi è chiesto di stare nella pace, a noi è chiesto di lavorare con pazienza, a noi è chiesto di radicarci semplicemente nella speranza quella vera che è Cristo Signore.

Poi come dice il Vangelo ognuno darà frutto a suo modo, secondo le sue capacità e secondo il dono che gli è stato affidato.

Il Vangelo di oggi l'abbiamo sentito commentare un sacco di volte e si tratta di uno di quei testi che ha avuto nella cristianità una grande influenza. È una pagina che si può interpretare veramente mille modi: c'è chi lo interpreta come capacità proprio da mettere in atto, c'è chi lo interpreta come doni spirituali ricevuti e in mille altri modi.

Tutte interpretazioni vere e valide, ma credo che bisognerebbe un pochino portare questo Vangelo alla nostra realtà altrimenti resta sempre qualcosa di evanescente. Che si tratti di capacità, di competenza o di doni particolari… dobbiamo notare alcuni aspetti: 

  • il dono può essere maggiore o minore, può essere personale o collettivo, ma non è in competizione con gli altri che hanno ricevuto altri doni o che hanno un proprio dono specifico; il dono richiede una responsabilità personale, ma anche deve rispondere a qualcuno; 

  • il dono deve aumentare nel tempo e non può essere conservato;

  • il fatto di possedere un talento non deve illuderci che esso sia nostro, ma ne dobbiamo rispondere nell'obbedienza: a Cristo in primis, ma anche a chi ci è superiore e guida senza dimenticare che esiste anche l'obbedienza alla comunità… obbedienza superiore perché fondata sulla carità. 

Usciamo dai modelli ecclesiali, dalla struttura clericale e dalla gerarchia, proviamo ad applicare questa idea dei talenti nella nostra vita quotidiana di tutti i giorni.

Sei madre o padre? Fai quello nella vita? Come lo fai? Sta crescendo il tuo amore, ti stai formando, sei concreto? Stai dando ai tuoi figli quello che vogliono oppure quello di cui hanno realmente bisogno?

Guardiamo il mondo del lavoro… Che lavoro fai? Come vivi nel tuo ambiente di lavoro? Riesci a essere collaborativo, riesci a dare un rapporto giusto con i tuoi superiori, con coloro che collaborano con te, con i tuoi sottoposti?

Fai un servizio nella comunità civile o ecclesiale? In base al tuo ruolo qual’è il tenore del tuo servizio? Quali riscontri vedi, come metti a frutto i doni ricevuti e quanto rispettano il mandato superiore della Carità?

Quanto ti lasci contaminare dalla gente e quanto invece sei distante, clericale e oppositivo?

Certamente poi c'è il talento della tua vita, della tua salute, del tuo ruolo nella società civile o ecclesiale… tutti talenti da amministrare.

Anche i talenti della liturgia, della preghiera, della vita spirituale, dello studio, della scuola, ecc…

I talenti possono messi a frutto veramente di mille settori, mille aspetti e in mille caratteristiche della nostra vita quotidiana.

Attenzione perché i talenti non ci trasformano in maniaci della religione, non fanno aumentare le nostre maniere religiose e le nostre fissazioni contro le altre categorie di persone che noi non capiamo.

Mi allontano un attimo, apparentemente, dal Vangelo…

Noi a scuola stiamo affrontando il tema del femminicidio e il tema del rispetto dei diritti di tutti. Trovo sconvolgenti che ai nostri ragazzi su questa roba stiamo dando come famiglia veramente poco. Davanti al tema del diritto delle donne di non essere violentate, stuprate, toccate senza il loro consenso, sul tema del diritto al lavoro delle donne, del diritto dell’autodeterminazione anche al di là di scelte impegnative quali ad esempio la  scelta di non essere madre, di non essere moglie, di essere ciò che vogliono… che lavoro stiamo facendo?

Davanti alla questione delle persone LGBTQIA+ che cosa stiamo facendo per fare in modo di aiutare i nostri giovani a crescere nella tolleranza, parola orribile, nella capacità di accogliere la diversità.

Accoglienza fondamentale di tutti… noi stiamo buttando via come comunità ecclesiale e come comunità familiare questo talento prezioso. Io a scuola posso fare insieme ai colleghi e alle colleghe progetti su questi temi perché è il nostro modo di far crescere determinati talenti e sono talenti umani oltre che cristiani, ma se poi questi ragazzi in famiglia sentono cose diverse… 

Se in famiglia e in comunità il nostro linguaggio, le nostre azioni e i nostri atteggiamenti dice altro allora stiamo sprecando un talento importante.

Alcuni dei nostri ragazzi vengono in chiesa, catechismo e poi a scuola… se ascoltiamo bene il loro linguaggio con gli amici e in giro ci sorprenderemmo del loro linguaggio e contenuti, ma ricordiamoci che la responsabilità è nostra.

Quanto affrontiamo i temi caldi della vita e quanto realizziamo la crescita nel talento più importante che è la Carità?

Quanto affrontiamo per primi la durezza del nostro cuore? Violenza, misoginia, omobilesbotransfobia, razzismo, ostracismo, ecc…?

Come vedete questo Vangelo può parlare a molteplici aspetti della nostra vita.

Cerchiamo di non rinchiuderci nelle solite dinamiche falsamente spirituali che riducono tutto al linguaggio religioso, alla pietà, alle forme paraliturgiche e che ci fanno allontanare dalla vita reale.

 
 
 

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