XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B CRISTO RE
- Gabriele Semeraro
- 20 nov 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Questa è l'ultima domenica dell'anno liturgico, solennità di Cristo re dell'universo, festa che ci ricorda chi è Colui che è Signore del tempo e della storia, il testimone fedele, il primogenito dei morti, il sovrano di tutti i governanti della terra, la festa di Gesù re non di questo mondo, ma della storia.
Non lasciamoci ingannare dal titolo ottocentesco e altisonante di questa festa... Ricordiamoci che questo re dell'universo ha come trono la croce, come corona le spine e come gioiello il costato squarciato.
Oggi abbiamo udito il processo romano di Gesù dove sicuramente uno dei temi è la verità, ma l'altro è la regalità.
L'accusa della condanna a morte di Gesù è solamente di natura politica: è discendente di una tribù problematica dal punto di vista politico una tribù che ciclicamente vuole prendere il potere, è discendente in particolare di una famiglia regale e si trova a vivere un contesto politico e culturale che lo porta ad essere facilmente accusato dal potere romano.
Davanti a Gesù, Pilato è disorientato, non capisce più niente!
Il governatore ha dentro di sé il concetto di regalità tipici del suo tempo e quindi fa fatica a capire la regalità di cui parla Gesù cioè quella dell'amore per gli altri.
La regalità per Gesù, cioè per Dio, è proprio questa: se vuoi essere significativo per gli altri, se vuoi incidere, devi essere una persona che ama fino alla fine, fino alle estreme conseguenze, fino a dare la vita.
Chissà, forse Pilato ha intuito qualcosa quel giorno, che davanti a lui, c'era proprio un re che non lo giudicava ma semplicemente lo amava. Possiamo davvero dire che Gesù è re perché non ha giudicato Pilato, ma lo ha semplicemente amato, perché ha amato tutti.
Ogni volta che si uccide un cristiano si sta uccidendo un dominatore del mondo, perché i cristiani continuano ad amare, amano come Gesù i loro uccisori.
La porta stretta proposta da Gesù a noi suoi discepoli e discepole è proprio questa: amare i propri nemici e dare la vita anche per loro.
Amare i propri nemici, pregare per loro, pregare per chi ci fa soffrire e addirittura dare la vita, peraltro in molti modi, pur di salvare queste persone... è difficilissimo.
Eppure proprio questa è la nostra stella polare, il nostro modello più alto di vita cristiana.
Il parroco che mi ha battezzato mi ricorda che tra le opere di misericordia una dice: "sopportare con pazienza le persone moleste".
A Gesù però non basta "sopportare", ma lui ama proprio queste persone!
La verità è la regalità in Gesù coincidono.
C'è un canto di chiesa che ho voluto per la mia ordinazione che dice:
"Guardiamo a te che sei
Maestro e Signore
Chinato a terra stai,
ci mostri che l′amore
È cingersi il grembiule,
sapersi inginocchiare
Ci insegni che amare
è servire
Fa che impariamo, Signore da te
Chi è più grande e chi più sa servire
Chi si abbassa e chi si sa piegare
Perché grande è soltanto l'amore
E ti vediamo poi,
Maestro e Signore
Che lavi i piedi a noi,
che siamo tue creature
E cinto del grembiule
che manto tuo regale
Ci insegni che servire
è regnare
Fa che impariamo,
Signore da te
Chi è più grande e chi più sa servire
Chi si abbassa e chi si sa piegare
Perché grande è soltanto l′amore"
La regalità di Gesù, e quindi la nostra, è servire e dare la vita gli uni per gli altri.
Chi serve regnana… un cristiano, una cristiana, che non serve… non serve a nulla! Non sono cristiani!
Servire è concretezza, è quotidianità.
Mettersi a servizio e dare la vita vuol dire anche mandare a monte i propri programmi, le proprie idee per l'altro.
Mettersi a servizio vuol dire anche, se necessario, uscire dagli schemi e dalle regole per il bene altrui.
Oggi dobbiamo decidere se scegliere di essere persone di stirpe regale secondo Gesù oppure se esserlo secondo il mondo…
E tu? Cosa vuoi fare? Come vuoi vivere?
Il trono di Gesù è la croce… scomoda e grande.
E tu? Vuoi essere Pilato che crede nella violenza o come Gesù che si da fino alla morte per la vita altrui?

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